La settimana
Wall Street chiude l’anno ai massimi e la City segue nel primato dei rialzi
I bancari frenano Piazza Affari
di Marzia Redaelli
Il 2016 si chiude come è iniziato, con Wall Street ai massimi storici. La Borsa americana ha dato il colpo di coda nell’ultima parte dell’anno e, a dispetto del rialzo dei tassi di interesse della banca centrale statunitense che alza il costo del denaro da investire, chiude con un rialzo a doppia cifra sul dicembre 2015 (+14% l’indice Dow Jones Industrial). L’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca ha contribuito all’exploit, grazie alle attese di stimoli fiscali a vantaggio delle aziende e della reflazione che ne può conseguire, che riporterebbe anche più logica nel mercato del credito, spazzata dai tassi di interesse a zero. Il rafforzamento del dollaro frutto di una politica monetaria più restrittiva non spaventa chi punta sulle società quotate a stelle e strisce, per le quali le stime Thomson Reuters prevedono una crescita degli utili del 13,8% nel primo trimestre del 2017. Tuttavia, negli anni recenti non c’è stima che non sia stata falcidiata a ridosso della diffusione dei bilanci e, in ogni caso, l’ipotesi di un rally economico che spinga ulteriormente il listino azionario Usa è tutta da testare. C’è chi teme, infatti, uno sgonfiamento delle quotazioni a partire dal 20 gennaio prossimo, quando il nuovo Presidente prenderà le redini del comando.
La City londinese condivide con Wall Street il primato del rialzo (+14% a dodici mesi) e ha sbriciolato ogni timore sorto a giugno dopo l’assenso popolare alla Brexit (anch’essa non ancora certa).
È Milano, viceversa, la Piazza peggiore da gennaio, perché segna -10%, zavorrata dal comparto bancario che è a -38% dopo qualche recupero. Le difficoltà delle banche hanno infranto le rosee speranze sui riscatti dell’Italia in Borsa, che – troppo grande per fallire e pure da salvare - catalizza le scommesse degli operatori sulla tenuta dell’Unione Europea. Tokyo, invece, che era tra i fanalini di coda dei parterre, ha recuperato sopra la parità (+1% sull’anno fino a giovedì, giorno di chiusura di Plus24), grazie alla debolezza dello yen e alle promesse espansive del Primo Ministro. Il Giappone è in cima alle preferenze degli analisti delle principali case di investimento per il portafoglio azionario del 2017, però la vera “chiamata” di valore è l’Eurozona, dove gli esiti elettorali e il destino delle banche faranno la differenza.