Rivoluzione d’efficienza per Tar e Consiglio di Stato
Da ieri, 1° gennaio, per Tar e Consiglio di Stato è pienamente operativo il processo amministrativo tele- matico (al debutto dopo quattro proroghe). Una svolta «eccezionale in termini di efficienza e di trasparenza», commenta Alessandro Pajno, presidente del Consiglio di Stato.
Il Pat da oggi sostituisce nei Tar e al Consiglio di Stato i tradizionali fascicoli di carta. Tutti i documenti del processo viaggiano, infatti, online. Una svolta attesa da tempo e che cambierà modi di fare ad avvocati, cancellerie e magistrati. Alessandro Pajno, presidente da un anno del Consiglio di Stato, la giudica «un’autentica rivoluzione». Quali aspettative ha? Si tratta di uno degli elementi qualificanti per il rilancio della giustizia amministrativa. Eravamo già pronti il 1° luglio scorso, quando c’è stata la proroga. In questo frangente ci siamo preoccupati di rafforzare l’organizzazione del processo amministrativo telematico. Ora ci dobbiamo attendere un inevitabile primo periodo – che confido sarà inferiore all’anno - di assestamento. La sperimentazione ha comunque fugato molte preoccupazioni e così il decreto legge 168 di fine agosto, che contiene una serie di norme che rendono più facile il decollo del Pat. Da oggi tutto il processo amministrativo sarà telematico, con il grande vantaggio che le parti non dovranno più recarsi presso i Tar o venire a Palazzo Spada per depositare gli atti. Andranno in tribunale o verranno al Consiglio di Stato solo per la discussione orale della causa. È una svolta eccezionale: ciascun avvocato dal proprio studio potrà accedere agli atti depositati. Questo avrà evidenti vantaggi anche in termini di trasparenza del processo, perché sarà tutto online.
Con il Pat i processi saranno più veloci?
Già le performance della giustizia amministrativa nelle materie economicamente sensibili (per esempio, i contratti pubblici o il contenzioso sulle Autorità indipendenti) sono all’avanguardia in Europa: la lunghezza dei processi, in media, è di 16-18 mesi. Se allarghiamo lo sguardo a tutte le materie, possiamo registrare che nel 2010 il tempo tra il deposito del ricorso e la prima decisione collegiale era di circa 700 giorni (746 per i Tar e 662 per il Consiglio di Stato); nel 2015, invece, era di poco più di 200 giorni (220 per i Tar e 210 per il Consiglio di Stato). Anche la fase cautelare è veloce: la discussione della sospensiva richiede in media 40 giorni presso i Tar e 30 al Consiglio di Stato. Il Pat contribuirà a ridurre ulteriormente questi tempi.
Il Pat promette processi più veloci, ma resta il problema dell’arretrato.
Anche su questo versante si registrano notevoli miglioramenti: dal 2011 al 2016 la diminuzione dell’arretrato è stata costante: a gennaio 2011 avevamo 536.726 ricorsi pendenti, che sono diventati 268.246 a gennaio dello scorso anno. Inoltre, è aumentata la produttività annua: nel 2010 Tar e Consiglio di Stato avevano definito circa 48mila ricorsi, esclusi i decreti di perenzione; nel 2015 si è superata quota 60mila. Questo non vuol dire che il problema arretrato sia scomparso. Stiamo valutando la questione e il Consiglio di presidenza, il nostro organo di autogoverno, sta ragionando su un eventuale nuovo piano di riduzione delle pendenze, una sorta di sezioni stralcio “domestiche”, cioè formate da magistrati e personale amministrativo interno. Si tratta di una soluzione che negli anni passati ha funzionato.
Dopo le nuove regole che hanno anticipato l’età del pensionamento dei magistrati, com’è la situazione degli organici togati?
Abbiamo una scopertura del 37% al Consiglio di Stato e leggermente inferiore presso i Tar, dove, però, è in corso una selezione per 45 nuovi giudici. Confidiamo di terminare la correzione dei compiti entro il primo trimestre, per poi procedere agli orali, in modo da prevedere l’immissione in ruolo dei vincitori nella seconda metà dell’anno. Al Consiglio di Stato è stato già espletato un concorso a cinque posti e altri cinque magistrati sono arrivati dai Tar. A questi si aggiungono sei magistrati di nomina governativa; tutti, tranne due, già in servizio.
I due che ancora devono prendere servizio sono Antonella Manzione e Paolo Aquilanti, che provengono da Palazzo Chigi?
Sì. Non sappiamo quando arriveranno.
Sulla Manzione il capitolo è chiuso, nonostante i Tar abbiano minacciato un ricorso per mancanza del requisito dell’età?
Voglio ricordare che è la legge a prevedere i requisiti. La questione dell’età è invece legata a una delibera del Consiglio di presidenza, che aveva previsto il criterio dei 55 anni di età compiuti. Criterio, dunque, non contenuto nella legge e giustificato dal fatto che fino al recente passato si andava in pensione a 75 anni, mentre adesso si va a 70 anni.
Un anno fa venne nominato presidente del Consiglio di Stato. Che bilancio traccia di questi primi dodici mesi?
Abbiamo lavorato per raggiungere gli obiettivi indicati nel discorso di insediamento: il rilancio delle funzioni consultive e giurisdizionali del Consiglio di Stato e di tutto il plesso. Riguardo alle funzioni giurisdizionali sono stati sviluppati gli aspetti che possono rendere il servizio giustizia più agevole. Il Pat è una di quelle misure. C’è, poi, il debutto dell’ufficio del processo, che mette giovani ricercatori e stagisti a disposizione dei magistrati e attraverso il quale si intende migliorare la qualità del servizio. Le sezioni consultive, invece, hanno affrontato la sfida della gestione di alcune grandi riforme di sistema, come quella della pubblica amministrazione o dei contratti pubblici, che hanno richiesto uno sforzo per garantire nei tempi l’esame dei decreti attutivi. Solo sulla riforma Madia della Pa sono stati emessi, in un tempo concentrato, 18 pareri. Operazione realizzata grazie all’istituzione di commissioni speciali, in cui sono stati coinvolti anche magistrati delle sezioni giurisdizionali. Un lavoro importante, tenuto conto delle scoperture degli organici.
«Il Pat è uno degli elementi qualificanti che aiuterà a tagliare tempi e arretrati»
«Le parti non dovranno più recarsi ai Tar o al Consiglio di Stato per depositare gli atti»