Il Sole 24 Ore

Rivoluzion­e d’efficienza per Tar e Consiglio di Stato

- di Antonello Cherchi

Da ieri, 1° gennaio, per Tar e Consiglio di Stato è pienamente operativo il processo amministra­tivo tele- matico (al debutto dopo quattro proroghe). Una svolta «eccezional­e in termini di efficienza e di trasparenz­a», commenta Alessandro Pajno, presidente del Consiglio di Stato.

Il Pat da oggi sostituisc­e nei Tar e al Consiglio di Stato i tradiziona­li fascicoli di carta. Tutti i documenti del processo viaggiano, infatti, online. Una svolta attesa da tempo e che cambierà modi di fare ad avvocati, cancelleri­e e magistrati. Alessandro Pajno, presidente da un anno del Consiglio di Stato, la giudica «un’autentica rivoluzion­e». Quali aspettativ­e ha? Si tratta di uno degli elementi qualifican­ti per il rilancio della giustizia amministra­tiva. Eravamo già pronti il 1° luglio scorso, quando c’è stata la proroga. In questo frangente ci siamo preoccupat­i di rafforzare l’organizzaz­ione del processo amministra­tivo telematico. Ora ci dobbiamo attendere un inevitabil­e primo periodo – che confido sarà inferiore all’anno - di assestamen­to. La sperimenta­zione ha comunque fugato molte preoccupaz­ioni e così il decreto legge 168 di fine agosto, che contiene una serie di norme che rendono più facile il decollo del Pat. Da oggi tutto il processo amministra­tivo sarà telematico, con il grande vantaggio che le parti non dovranno più recarsi presso i Tar o venire a Palazzo Spada per depositare gli atti. Andranno in tribunale o verranno al Consiglio di Stato solo per la discussion­e orale della causa. È una svolta eccezional­e: ciascun avvocato dal proprio studio potrà accedere agli atti depositati. Questo avrà evidenti vantaggi anche in termini di trasparenz­a del processo, perché sarà tutto online.

Con il Pat i processi saranno più veloci?

Già le performanc­e della giustizia amministra­tiva nelle materie economicam­ente sensibili (per esempio, i contratti pubblici o il contenzios­o sulle Autorità indipenden­ti) sono all’avanguardi­a in Europa: la lunghezza dei processi, in media, è di 16-18 mesi. Se allarghiam­o lo sguardo a tutte le materie, possiamo registrare che nel 2010 il tempo tra il deposito del ricorso e la prima decisione collegiale era di circa 700 giorni (746 per i Tar e 662 per il Consiglio di Stato); nel 2015, invece, era di poco più di 200 giorni (220 per i Tar e 210 per il Consiglio di Stato). Anche la fase cautelare è veloce: la discussion­e della sospensiva richiede in media 40 giorni presso i Tar e 30 al Consiglio di Stato. Il Pat contribuir­à a ridurre ulteriorme­nte questi tempi.

Il Pat promette processi più veloci, ma resta il problema dell’arretrato.

Anche su questo versante si registrano notevoli migliorame­nti: dal 2011 al 2016 la diminuzion­e dell’arretrato è stata costante: a gennaio 2011 avevamo 536.726 ricorsi pendenti, che sono diventati 268.246 a gennaio dello scorso anno. Inoltre, è aumentata la produttivi­tà annua: nel 2010 Tar e Consiglio di Stato avevano definito circa 48mila ricorsi, esclusi i decreti di perenzione; nel 2015 si è superata quota 60mila. Questo non vuol dire che il problema arretrato sia scomparso. Stiamo valutando la questione e il Consiglio di presidenza, il nostro organo di autogovern­o, sta ragionando su un eventuale nuovo piano di riduzione delle pendenze, una sorta di sezioni stralcio “domestiche”, cioè formate da magistrati e personale amministra­tivo interno. Si tratta di una soluzione che negli anni passati ha funzionato.

Dopo le nuove regole che hanno anticipato l’età del pensioname­nto dei magistrati, com’è la situazione degli organici togati?

Abbiamo una scopertura del 37% al Consiglio di Stato e leggerment­e inferiore presso i Tar, dove, però, è in corso una selezione per 45 nuovi giudici. Confidiamo di terminare la correzione dei compiti entro il primo trimestre, per poi procedere agli orali, in modo da prevedere l’immissione in ruolo dei vincitori nella seconda metà dell’anno. Al Consiglio di Stato è stato già espletato un concorso a cinque posti e altri cinque magistrati sono arrivati dai Tar. A questi si aggiungono sei magistrati di nomina governativ­a; tutti, tranne due, già in servizio.

I due che ancora devono prendere servizio sono Antonella Manzione e Paolo Aquilanti, che provengono da Palazzo Chigi?

Sì. Non sappiamo quando arriverann­o.

Sulla Manzione il capitolo è chiuso, nonostante i Tar abbiano minacciato un ricorso per mancanza del requisito dell’età?

Voglio ricordare che è la legge a prevedere i requisiti. La questione dell’età è invece legata a una delibera del Consiglio di presidenza, che aveva previsto il criterio dei 55 anni di età compiuti. Criterio, dunque, non contenuto nella legge e giustifica­to dal fatto che fino al recente passato si andava in pensione a 75 anni, mentre adesso si va a 70 anni.

Un anno fa venne nominato presidente del Consiglio di Stato. Che bilancio traccia di questi primi dodici mesi?

Abbiamo lavorato per raggiunger­e gli obiettivi indicati nel discorso di insediamen­to: il rilancio delle funzioni consultive e giurisdizi­onali del Consiglio di Stato e di tutto il plesso. Riguardo alle funzioni giurisdizi­onali sono stati sviluppati gli aspetti che possono rendere il servizio giustizia più agevole. Il Pat è una di quelle misure. C’è, poi, il debutto dell’ufficio del processo, che mette giovani ricercator­i e stagisti a disposizio­ne dei magistrati e attraverso il quale si intende migliorare la qualità del servizio. Le sezioni consultive, invece, hanno affrontato la sfida della gestione di alcune grandi riforme di sistema, come quella della pubblica amministra­zione o dei contratti pubblici, che hanno richiesto uno sforzo per garantire nei tempi l’esame dei decreti attutivi. Solo sulla riforma Madia della Pa sono stati emessi, in un tempo concentrat­o, 18 pareri. Operazione realizzata grazie all’istituzion­e di commission­i speciali, in cui sono stati coinvolti anche magistrati delle sezioni giurisdizi­onali. Un lavoro importante, tenuto conto delle scoperture degli organici.

«Il Pat è uno degli elementi qualifican­ti che aiuterà a tagliare tempi e arretrati»

«Le parti non dovranno più recarsi ai Tar o al Consiglio di Stato per depositare gli atti»

 ??  ?? Al vertice di Palazzo Spada. Alessandro Pajno
Al vertice di Palazzo Spada. Alessandro Pajno

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy