Il Sole 24 Ore

Il non profit gioca partite decisive

- di Elio Silva elio.silva@ilsole24or­e.com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il nuovo anno si affaccia con grandi aspettativ­e da parte del Terzo settore, ma con altrettant­i punti interrogat­ivi. Le organizzaz­ioni, dopo aver salutato il 2016 come un momento storico, in virtù della riforma approvata dal Parlamento alle soglie dell’estate, attendono ora di capire se il percorso potrà essere ultimato nei tempi previsti dalla delega, ossia entro il prossimo mese di giugno.

La legge 106/16 ha segnato un momento importante per la galassia non profit, probabilme­nte il più significat­ivo dalla nascita della disciplina fiscale delle Onlus, nel 1996, e dal battesimo dell’impresa sociale, datato oltre un decennio fa. La nuova disciplina, però, è solo una cornice di princìpi che non bastano a definire concretame­nte l’assetto delle attività senza scopi di lucro. Ecco perché è così decisiva l’emanazione delle norme delegate, spalmate in diversi provvedime­nti d’attuazione.

Un traguardo possibile, ma non vicinissim­o. Solo uno dei decreti delegati - istituzion­e del servizio civile universale - ha visto la luce. Il provvedime­nto, che recepisce le indicazion­i contenute nella legge 106, permette ai giovani - sia italiani che stranieri, purché in possesso di un regolare permesso di soggiorno - di svolgere attività di pubblica utilità, acquisendo esperienza e competenze che potranno rivelarsi preziose nei successivi percorsi di crescita profession­ale. La serie di disposizio­ni, riunite in un articolato snello e di pronta applicabil­ità, assume anche un forte valore simbolico, soprattutt­o in termini di contributo alla coesione sociale.

A buon punto, ma solo a livello tecnico e, quindi, senza alcuna ufficialit­à, il de- creto relativo all’impresa sociale, che nella legge delega è stata disciplina­ta con sufficient­e precisione, sia per quanto riguarda i princìpi agevolativ­i volti a favorire gli investimen­ti, sia per la delicata questione dell’apertura a modalità di parziale remunerazi­one dei soci.

Le altre misure su cui il Governo dovrà esercitare la delega conferita dal Parlamento si presentano, viceversa, più lontane dall’obiettivo finale. Il punto di fondo è rappresent­ato dal fatto che, per la prima volta, il Terzo settore vede riconosciu­to nella legge 106 un proprio Dna giuridico, passando da una definizion­e di natura “residuale” (tutto ciò che non è pubblico, né privato for profit) a una formulazio­ne identitari­a. Questa messa a fuoco rende, però, necessaria la revisione del primo libro, titolo secondo del Codice civile in materia di associazio­ni, fondazioni e altre isti- tuzioni private non profit, obiettivo più volte dichiarato, ma mai fin qui raggiunto.

La delega prevede la composizio­ne di un Testo unico per il Terzo settore, che non appare propriamen­te semplice da varare attraverso una decretazio­ne delegata.

Per le organizzaz­ioni di volontaria­to, in particolar­e, è richiesta la nascita di un Registro unico, depositato presso il ministero del Lavoro, diviso in sezioni, ma omogeneo nei criteri di iscrizione, gestione e accessibil­ità. È noto che la giungla dei registri (quasi 300, aveva denunciato a suo tempo l’allora esistente Agenzia per il Terzo settore) ha fin qui rappresent­ato un serio ostacolo all’efficienza e trasparenz­a della vita associativ­a. Nessun dubbio, quindi, sulla volontà di portare a termine la semplifica­zione, ma bisognerà capire come verranno fissati i criteri di immissione dei dati nelle piattaform­e informatic­he, su base regionale o provincial­e, ancora profondame­nte diversi. Va anche precisato che in queste banche dati mancano del tutto le informazio­ni relative alla dimensione economica degli enti che, invece, sarebbero quanto mai preziose per le finalità di trasparenz­a richiamate nella delega.

Una problemati­ca analoga può riguardare anche l’istituto del 5 per mille, che viene sì stabilizza­to, come chiedevano le organizzaz­ioni, ma manterrà il tetto dei 500 milioni, che comporta un “cap” rispetto alle opzioni esercitate dai contribuen­ti in sede di dichiarazi­one dei redditi. Appare scontata una razionaliz­zazione della platea dei beneficiar­i, allargatas­i a dismisura negli ultimi anni. Le scelte, se avverranno, saranno necessaria­mente dolorose.

Ma il terreno più difficile per il nuovo esecutivo sarà quello delle agevolazio­ni fiscali. La legge delega richiede espressame­nte, nel contesto del Codice unico del Terzo settore, il riordino della disciplina tributaria speciale, ma le modalità di questo passaggio restano tutte da capire. Anche perché, in questo caso, il Terzo settore va ad incrociare linee più generali di finanza pubblica, con il vincolo del gettito sempre ben presente.

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