Le 140mila voci (senza risposta) della «Bellezza»
Far partecipare i cittadini al recupero di luoghi culturali dimenticati che, anche se meno noti, fanno pur sempre parte del patrimonio artistico e culturale diffuso nel nostro Paese. Era questo l’obiettivo dell’operazione “Bellezza” lanciata dall’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che a inizio maggio 2016 chiese agli italiani di segnalare luoghi pubblici da ristrutturare o da reinventare e anche progetti culturali.
La tabella di marcia era serrata. Le indicazioni dovevano essere inviate per mail entro il 31 maggio. Una commissione avrebbe, quindi, scelto i progetti cui assegnare le risorse e il 10 agosto sarebbe stato emanato il decreto che assegnava i fondi ai singoli interventi, il cosiddetto “decreto bellezza”. L’iniziativa poteva contare, infatti, su 150 milioni di euro.
Peccato, però, che i cittadini siano stati gli unici a rispettare i tempi stabiliti dal Governo e ribaditi nel sito bellezza@governo.it: così, in risposta all’appello del premier, entro fine maggio, hanno inviato quasi 140mila segnalazioni, indicando più di 7.540 strutture o luoghi da recuperare.
A questo punto, però, il meccanismo si è inceppato. E il decreto di assegnazione dei 150 milioni disponibili non solo non è stato varato - come da programma - il 10 agosto scorso, ma a tutt’oggi non ha ancora visto la luce, nonostante siano passati cinque mesi dalla scadenza che era stata indicata. Le segnalazioni dei cittadini sono quindi rimaste in un cassetto. Il maggior numero riguardava la Sicilia (quasi 900 siti), seguita dalla Toscana (più di 800 siti). Numeri sostenuti anche in Campania, Lombardia e Lazio, dove sono stati indicati quasi 700 luoghi o strutture ciascuna.
La questione è stata oggetto di interpellanze parlamentari da parte di Mattia Fantinati (M5S) e Beatrice Brignone (Gruppo misto). E le ultime notizie provengono proprio dalla risposta data da Dorina Bianchi, allora sottosegretario per i Beni e le attività culturali, all’interpellanza presentata il 14 settembre da Brignone.
Nel testo, pubblicato sul sito della Camera il 6 dicembre scorso, la sottosegretaria, dopo aver precisato che «pur essendo il finanziamento in capo al ministero, la procedura è stata interamente gestita dalla presidenza del Consiglio», informa che secondo «gli uffici della presidenza del Consiglio la fase istruttoria ha dovuto confrontarsi con l’elevatissimo numero delle proposte pervenute e la loro eterogeneità».
In altre parole, sarebbero stati proprio il successo dell’iniziativa e la larga adesione dei cittadini ad aver creato difficoltà.
L’ipotesi allo studio, sempre secondo la sottosegretaria ai Beni culturali, sarebbe quella di selezionare un sito per Comune. La commissione incaricata della scelta potrebbe inoltre assegnare a ciascuna Regione e Provincia autonoma una quota di risorse proporzionale al numero dei luoghi segnalati, stilare una graduatoria delle richieste in base all’importo, così da privilegiare quelle con costi più bassi e dare priorità agli interventi con progetti più maturi e immediatamente realizzabili. Ma si tratta di «ipotesi istruttorie», poiché la commissione che dovrà effettuare la selezione non è stata ancora nominata.
Le risorse a disposizione rientrano nel piano stralcio cultura e turismo che ammonta a un miliardo di euro ed è destinato a rafforzare l’offerta culturale italiana e a potenziare il turismo. Prevede, poi, interventi per il consolidamento dei sistemi territoriali turistico-culturali.
È questo l’ambito all’interno del quale il Cipe ha destinato 150 milioni al progetto «Bellezza - Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati», per la valorizzazione di siti e strutture che, seppur meno noti, fanno parte del patrimonio culturale del Paese.
Ma ora sembra che a essere stata dimenticata sia l’operazione “Bellezza”. Chissà se il governo Gentiloni la recupererà.
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