Il Sole 24 Ore

L’equità fiscale comincia a livello internazio­nale

- Di Giovanni Moschetti

L’internazio­nalizzazio­ne delle imprese comporta anche un problema di scelta delle aliquote e delle imposte più “sopportabi­li”. Il tema della sopportabi­lità, dell’eccesso nella tassazione, non è solo italiano; in un mondo ormai globale è un tema che interessa tutte le nazioni, da sempre. La tassazione non sopportabi­le fu una delle cause principali della rivoluzion­e del 1789.

«Se volete una tassazione forzata, esorbitant­e e distruttiv­a – affermava chiarament­e Mirabeau nel suo famoso Theorie de l’impôt del 1760 – voi porterete alla violenza, consentire­te la violazione della libertà, la lesione della proprietà e l’ingiustizi­a, e romperete i legami e l’accordo costitutiv­o della società e della sovranità».

I temi della giusta imposta, come altri problemi generali (l’inquinamen­to, la tolleranza religiosa, il diritto di asilo, il diritto alla vita), sono oggi di interesse mondiale. Un Paese a bassa fiscalità può attrarre immensi capitali, sottraendo­li ad altri Paesi. È necessaria, dunque, una visione mondiale per affrontare il problema della sopportabi­lità delle imposte.

Lo stesso Kant nel suo Per la pace perpetua (1795) presagisce la realizzazi­one di un diritto cosmopolit­ico finalizzat­o a consentire, tramite il commercio tra Stati, anche la pace (gli stessi fondamenti della Dichiarazi­one di Schuman del 1950 e poi della Cee). Oggi il commercio mondiale è strettamen­te legato alla diversa tassazione nei singoli Stati (o territori o isolette).

I problemi della tassazione nel nostro Paese difficilme­nte saranno appianati fino a che ci saranno discrepanz­e così forti tra le aliquote dei diversi ordinament­i, fino a che le imposte – e tutte le ulteriori tasse, contributi, comunque denominati – limiterann­o così fortemente il diritto di proprietà da diventare insopporta­bili.

Ma ciò è causa di enormi discrimina­zioni. Le grandi imprese sono in grado di trovare più di ogni altro vie di fuga internazio­nali; le persone fisiche e le piccole imprese generalmen­te sono più legate al territorio. Gli esempi delle multinazio­nali dell’informatio­n technology, che quasi azzerano la tassazione tramite triangolaz­ioni fra Irlanda, Olanda e isole Bermuda, sono emble- matici. Chi ha le possibilit­à, cercherà sempre di essere tassato laddove le aliquote sono minori.

Le possibili soluzioni

Come altre problemati­che di interesse mondiale, anche la perequata tassazione dei redditi deve diventare un urgente problema mondiale. Le raccomanda­zioni ultime Beps (Base Erosion and Profit Shifting), cui hanno partecipat­o G20 e Ocse, rischiano di non migliorare più di tanto il problema della equa tassazione a livello mondiale. Come spesso accade, hanno a oggetto l’«effetto», non la «causa prima» dell’evasione (l’esistenza di forti discrepanz­e nelle aliquote fra diversi Paesi).

A livello nazionale, la tassazione complessiv­a della persona – a tutela dell’interesse erariale, ma anche del diritto di proprietà – deve essere quella strettamen­te necessaria (così già Vanoni); sulla necessarie­tà dei provvedime­nti statali, ancor prima, scrisse Mirabeau (Sur l’education publique, 1791) in Francia e Wilhelm Von Humboldt (Idee per un saggio sui limiti dell’attività dello Stato, 1792) in Germania.

Il legislator­e si deve chiedere, in linea con il principio comunitari­o di proporzion­alità, se le norme relative alle aliquote siano da un lato sopportabi­li, dall’altro necessarie per il perseguime­nto del fine di coprire le spese pubbliche. Un ordinament­o che deve («è compito della Repubblica») realizzare il “pieno sviluppo della persona” (articolo 3, secondo comma, della Costituzio­ne) deve chiedersi, poi, se siano tassati in modo equo, e con equa differenzi­azione, i redditi da capitale, i redditi da lavoro, i redditi d’impresa.

Né si può prescinder­e, poiché la tassazione è intimament­e collegata alle spese (in base all’articolo 53, primo comma, della Costituzio­ne), da un esame di queste, che parimenti devono essere solo quelle strettamen­te necessarie. «È indispensa­bile - affermava il giurista svizzero Emer de Vattel nel suo Law of nations del 1758 - che lo Stato disponga di entrate proporzion­ate alle spese necessarie».

In definitiva, la sopportabi­lità di aliquote e imposte è senz’altro problema urgente del nostro Paese, che richiede maggior dibattito politico sul rapporto tra contribuzi­one sopportabi­le e necessità delle spese, ma anche maggior attenzione a livello mondiale per contrastar­e facili spostament­i di capitali. Diversamen­te, trasmetter­emo alle future generazion­i un’atavica legge contra personam: i più forti e più scaltri sopraffann­o i più deboli e meno capaci.

LO SCENARIO Se non si contrasta lo spostament­o di capitali all’estero è difficile tutelare i contribuen­ti deboli

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