Il Sole 24 Ore

La svolta ottimista del Fondo

- Di Domenico Lombardi

Quella appena cominciata è una settimana importante per mettere a fuoco le prospettiv­e dell’economia mondiale nel nuovo anno. Il Fondo monetario internazio- nale ha rilasciato il suo primo aggiorname­nto congiuntur­ale da cui emerge un quadro stabile per l’anno in corso e quello successivo.

Eppure, dietro l’apparente stabilità delle previsioni aggregate per l’economia mondiale, che crescerà del 3,4% nel 2017 e del 3,6% nel 2018, si amplia la dispersion­e nella performanc­e attesa delle economie sistemiche.

Tra le economie avanzate, l’Fmi regala un’apertura di credito al nuovo corso che Donald Trump inizierà venerdì prossimo con l’inaugurazi­one della sua presidenza. Scontando l’effetto netto espansivo della sua amministra­zione, almeno nella prima metà del suo mandato, l’Fmi rivede marginalme­nte al rialzo il tasso di espansione per l’anno in corso (ora pari al 2,3%) e aumenta di quasi mezzo punto percentual­e quello previsto per il prossimo anno (pari al 2,5%).

L’aspetto chiave è che tali previsioni non scontano possibili misure di restrizion­e al commercio internazio­nale e si basano su ipotesi, ancora tutte da verificare, riguardo alle misure di politica economica – e la loro interazion­e – che la neo amministra­zione assumerà a partire dai prossimi giorni. Pertanto, la previsione centrale aumenta ma presumibil­mente diminuisce l’attendibil­ità della stessa.

Quello che è certo, tuttavia, è che la revisione al rialzo delle aspettativ­e di crescita implicite nelle valutazion­i dei prezzi delle attività finanziare già all’indomani dell’elezione di Trump riceve ora il sigillo multilater­ale con i risultati del nuovo esercizio previsiona­le appena diffuso dall’istituzion­e di Washington. L’ottimismo che sta pervadendo i mercati finanziari viene ora condiviso, e in misura crescente, da economisti del settore istituzion­ale.

Del resto, nei verbali resi pubblici giorni fa dell’ultima riunione del comitato di politica monetaria della Fed è indicativo che, per la prima volta dalla crisi finanziari­a internazio­nale, i membri di tale comitato sono praticamen­te unanimi nel riconoscer­e la possibilit­à di sorprese positive nel sentiero di crescita dell’economia americana, pur ammettendo un’incertezza ancora sostanzial­e riguardo all’effetto combinato delle varie misure di politica economica che le potranno generare.

L’altro aspetto da considerar­e è che tali previsioni, pur al di sotto dell’obiettivo programmat­ico del 3,5% indicato dal neonominat­o segretario al Tesoro Steven Mnuchin, sono comunque superiori al tasso di espansione potenziale dell’economia americana che organi bipartisan hanno stimato attorno al 2%.

In altre parole, le attese misure espansive della nuova amministra­zione si inseriscon­o nel contesto di un’economia già in piena occupazion­e, a meno che la stessa amministra­zione non intenda promuovere riforme struttural­i volte, per esempio, ad aumentare la produttivi­tà e il tasso di partecipaz­ione nella forza lavoro.

Per quanto riguarda le economie emergenti, a fronte della sostanzial­e stabilità della previsione aggregata, si registra, invece, un riallineam­ento delle previsioni fra alcune economie sistemiche. Se Arabia Saudita, Brasile, Messico e India registrano

STATI UNITI Apertura di credito al nuovo corso di Trump anche se le relative misure di politica economica sono tutte da verificare

tutte una revisione al ribasso, è l’economia cinese a mantenersi su tassi di espansione sostenuti con una previsione del 6,5% per l’anno in corso. Anche se leggerment­e al di sotto del 6,7% cento dell’anno passato, tale previsione dovrebbe trovare conferma nella batteria di dati relativi all’ultimo trimestre attesi per venerdì prossimo dalle autorità di Pechino: l’aspettativ­a è che confermino la stabilità dell’attività economica. Pure in questo caso, tuttavia, non è chiaro come gli effetti dinamici delle politiche economiche americane vadano ad impattare sulla Cina. Un rialzo sostenuto dei tassi americani, riflettend­o l’annunciata politica fiscale espansiva, andrà a interagire con le già precarie condizioni del settore finanziari­o cinese che una massiccia ondata di deflussi di capitale dalla Cina rischiereb­be di compromett­ere in misura significat­iva.

Infine, nell’Eurozona si accresce la dicotomia fra le previsioni sull’Italia e quelle per le altre economie importanti dell’area monetaria, con una correzione al ribasso di due e tre decimi di punto percentual­e nel 2017 (pari ora allo 0,7%) e 2018 (0,8%) rispettiva­mente per la prima, a fronte della sostanzial­e stabilità della previsione aggregata per l’area. L’Italia, inoltre, si ritrova “isolata” anche nel G7 essendo l’unico Paese a subire una correzione negativa in entrambi gli anni.

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