Il Sole 24 Ore

Delfin, il 75% è dei sei figli ma l’usufrutto resta al padre

- Carlo Festa

La Delfin, la holding lussemburg­hese della famiglia Del Vecchio, sale con la fusione tra Essilor e Luxottica in cima al maggior gruppo dell’occhialeri­a mondiale. Per la famiglia Del Vecchio la relazione con la Francia è di lunga data visto che già con Beni Stabili si era scelta la strada dell’unione con Fonciere des Regions, divenuta la controllan­te della storica società immobiliar­e tricolore. Il matrimonio con Essilor porterà Del Vecchio ad essere azionista di primo piano di un gigante che potrebbe guardare in una seconda fase alla quotazione a Wall Street. Il deal, studiato da diverso tempo, avviene pochi mesi dopo il riassetto finale a favore di figli e moglie della cassaforte di Del Vecchio, cioè la Del fin. La cassaforte lussemburg­hese( acui fa capo il controllo di Luxottica con il 62%) ha varato infatti nel recente passato due importanti operazioni: da una parte l’aumento di capitale che ha portato Leonardo Del Vecchio a salire nel capitale della holding fino al 25%; dall’altra parte, diverse modifiche statutarie per “blindare” la succession­e. Quanto basta per sigillare, in un nuovo assetto azionario, le volontà del fondatore di Luxottica, pronto a girare alla moglie Nicoletta Zampillo – che non com- pariva nel libro soci della holding – il 25% di Delfin, e lasciare ai suoi 6 figli il restante 75% del capitale. Prima di questa operazione Delfin vedeva infatti il “patron” Leonardo Del Vecchio titolare dell’1,72% del capitale sociale in piena proprietà, ma con diritti di usufrutto sul cento percento del capitale. La nuda proprietà era stata già ceduta negli anni passati in parti uguali (16,38%) ai sei figli: Claudio, Marisa e Paola nati dal primo matrimonio, Leonardo Maria, figlio della seconda moglie Nicoletta Zampillo (con cui l’imprendito­re si è risposato ed è l’attuale moglie), e i figli della terza unione, Luca e Clemente. Equilibri che appunto con l’ultima operazione sono stati superati spianando così la strada all’ingresso della consorte nella holding.

Costante il flusso di dividendi che arrivano da Del fin alla famiglia, grazie all’ottima salute della holding lussemburg­hese che ha se- gnato (nell’ultimo esercizio disponibil­e in base ai documenti del Granducato) un utile consolidat­o di 552 milioni di euro, in progresso del 26% rispetto ai 437 milioni del 2014. Il risultato operativo è stato in crescita a 1,3 miliardi da 1,1 miliardi. Il risulto netto complessiv­o di conto economico, incluse le quote delle minoranze ed altre variazioni, ammonta a 1,2 miliardi da 1,03 miliardi nel 2014. L’onere fiscale totale del gruppo nel 2015 è salito a 486 milioni da 426,7 milioni del 2014. A fine anno, Delfin deteneva principalm­ente il 61,8% di Luxottica e il 28,5% della Fonciere des Regions, la controllan­te di Beni Stabili. Gli asset complessiv­i del gruppo erano pari a 13 miliardi di euro. Le immobilizz­azioni finanziari­e sono in bilancio a 1,7 miliardi, in calo rispetto ai 2 miliardi di fine 2014 e per 1,6 miliardi riguardano titoli “Afs” cioè available for sale, in flessione dagli 1,9 miliardi di fine 2014, dopo cessioni per 337 milioni, acquisti per 91 milioni e svalutazio­ni per 27 milioni. I titoli available for sale comprendon­o essenzialm­ente le quote in Unicredit, Generali (attualment­e il 3,16%), in Beni Stabili e in alti titoli. Nell’ultimo esercizio la cassaforte ha deliberato una cedola di 41 milioni a favore del “patron” Leonardo Del Vecchio.

LE QUOTE La proprietà della holding di famiglia è già in linea con le norme successori­e che assegnano al coniuge il 25% del patrimonio

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