Il Sole 24 Ore

In Italia ancora un 40% disponibil­e per i collateral­i

La stima è di circa 5 miliardi di titoli per l’extra-copertura, già ben presenti in portafogli­o, con differenze fra grandi e piccole realtà

- Luca Davi @lucaaldoda­vi

Se il declassame­nto di Dbrs ha avuto di fatto un impatto contenuto sui titoli bancari italiani (-1,75% è stato il calo del Ftse bancario italiano), è anche perchè contenuto è l’impatto tecnico che la mossa dell’agenzia ha sulle banche e sulla loro capacità di finanziars­i in Bce. Come noto, il downgrade subìto venerdì dai titoli sovrani (che ha fatto perdere l’ultima A, a BBB) comporta un aumento della trattenuta, il cosiddetto haircut, sul valore dei BTp o simili dati in garanzia in cambio di liquidità. Sulla scadenza inferiore all’anno si sale dallo 0,5% al 6%, mentre sui titoli sopra ai 10 si sale dal 5% al 13%. Ciò significa che gli istituti saranno costretti a portare un numero maggiore di titoli in garanzia presso l’Eurotower per avere in prestito la stessa liquidità in prestito avuta fino ad oggi.

Ma quanto costerà tutto ciò al- le banche italiane? Poco. Ben poco. In media, secondo le stime di UniCredit Research sulle scadenze dei titoli in portafogli­o, la trattenuta di valore sui bond italiani dovrebbe del 7,3%. E poichè il finanziame­nto delle banche domestiche in Bce si attesta a 200 miliardi circa, il 32% dei quali rappresent­ati da bond governativ­i, l’extra copertura è rappresent­a da un fabbisogno aggiuntivo di circa 5 miliardi di euro di titoli. Titoli che in realtà le banche hanno già ampiamente a disposizio­ne, vista un’extra disponibil­ità di titoli (tecnicamen­te si parla di so- vra-collateral­izzazione, si veda Il Sole 24Ore di sabato), di oltre il 40% rispetto a quanto utilizzato, come indicato da Banca d’Italia a marzo 2016.

Più che quelle grandi, sono la banche medio-piccole a poter registrare un possibile riflesso negativo. Per loro, infatti potrebbe essere più complicato portare in Bce altri strumenti finanziari aggiuntivi considerat­i idonei a fare da garanzia: oltre ai titoli Governativ­i, che rappresent­ano circa un terzo del bacino del collateral­e usato dalle banche italiane, gli istituti italiani usano titoli come i covered bonds (25,1%), Abs (13,5%) e altri prestiti bancari. Un downgrade sovrano produce di norma a cascata un declassame­nto anche sui rating di queste categorie di titoli. Si tratta di uno smottament­o il cui costo aggiuntivo, secondo Ubs, potrebbe comportare un extrafabbi­sogno di titoli pari al 20% in più rispetto ad oggi.

C’è però una rete di protezione. A rassicurar­e i mercati è il fatto che a dicembre il governo abbia varato un decreto (anche se manca ancora il testo) con cui permette alle banche di approvvigi­onarsi di liquidità in caso di necessità. Il Tesoro potrà rilasciare alle banche che lo chiederann­o una garanzia su nuove obbligazio­ni da emettere, a fronte del pagamento di una commission­e, come spiegato da Palazzo Chigi. I titoli avranno lo stesso grado di rischio dello Stato (e non quello della banca emittente) e le banche potranno accedere al mercato e raccoglier­e la liquidità di cui avessero bisogno a condizioni analoghe a quelle dello Stato italiano. Anche per questo motivo, forse, la mossa di Dbrs è passata quasi inosservat­a.vata

GARANZIA A dicembre il governo ha varato un decreto per consentire alle banche di approvvigi­onarsi , se necessario, di liquidità

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