L’Italia resta vulnerabile agli eventi improvvisi
Aguardare lo spread tra il BTp e il Bund, il rischioItalia ha avuto i suoi alti e i suoi bassi in poco più di un semestre ma alla fine, messo tutto insieme, è peggiorato di una trentina di centesimi: dallo scorso giugno quando viaggiava attorno a quota 130 ieri ha chiuso a 158. Il punto più stretto del gap tra Italia e Germania è stato toccato in agosto, in area 110, mentre il picco è arrivato a novembre sopra 180 ma ieri, la prima giornata dopo la perdita dell'ultima singola “A” del rating di Dbrs, lo spread è rimasto inchiodato sotto 160: ha perso un centesimo dallo scorso venerdì, e solo perché il rendimento del Bund è salito, immobile il BTp. I mercati sono distratti da avvenimenti molto più grandi dell’Italia, gli stranieri hanno ridotto molto e da anni l’esposizione al rischio italiano e il QE basta e avanza a scoraggiare le loro scorribande.
Qualche decina di centesimi di allargamento dello spread BTp-Bund non è poco, in un mondo di tassi molto bassi o ai minimi storici, con rendimenti a macchia di leopardo sotto zero. Ma questo deterioramento del rischio-Italia, dallo scorso giugno ad oggi, è stato tanto modesto quanto scollegato dalla realtà. Pressioni interne ed esterne, ora senza precedenti ora tristemente note, si sono accumulate sul Paese, esasperando la principale vulnerabilità italiana: l'alto debito pubblico che stenta a calare in rapporto a una ripresa economica fragile che non decolla e non si rafforza in maniera sostenibile. Non è un caso se ieri Bruxelles, con il richiamo su deficit e quindi debito, e il Fmi con la revisione al ribasso della crescita del Pil 2016, hanno enfatizzato messi assieme il problema del debito/Pil, quel che rende l’Italia agli occhi dei partners europei, dei mercati e delle agenzie di rating un Paese vulnerabile agli shock.
Rispetto alla scorsa estate, infatti, indipendentemente dello spread più largo di una trentina di centesimi, l'Italia si trova ora molto più esposta alle insidie di eventi improvvisi, che possono avere risvolti negativi e sui quali i mercati si stanno ora concentrando mettendo economie emergenti e periferiche in secondo piano.
In ordine cronologico, la turbolenza di Brexit è iniziata con il referendum del 24 giugno che ha fatto allargare temporaneamente lo spread; da allora questa incognita si è ingigantita senza trovare l’appiglio di una qualche conferma (come dimostra la grande attesa per il discorso di oggi di Theresa May); in luglio, con l'arrivo degli stress test bancari, è riesploso il caso del Montepaschi dei Paschi di Siena, e lo spread ne ha risentito negativamente. Mps è un dossier che scotta e il mercato resta in attesa di un intervento pubblico con ricapitalizzazione precauzionale ancora tutto da chiarirsi; in agosto Dbrs ha metto la “A-low” italiana sotto esame con minaccia di declassamento, che poi è arrivato, e quella sì è stata una giornata nera per il Tesoro e una doccia fredda per i mercati; il tragico terremoto tra fine ottobre e inizio novembre ha ricordato quanto l'Italia sia a corto di risorse per parare le emergenze (anche lì lo spread è peggiorato). In ottobre Fitch ha
NEL 2017 Trump è l’incertezza numero uno per la crescita, il commercio globale, commodities, cambi e tassi
modificato l'outlook sulla BBB+ italiana da stabile a negativo. In ottobre la Bce ha deluso e il gap BTp/Bund ne ha risentito, rimandando la speranza di buone notizie sul QE a dicembre, poi parzialmente soddisfatta; a novembre l’elezione di Donald Trump ha fatto salire i rendimenti dei Treasuries e a cascata quelli di Bund e BTp, imprimendo un rialzo dei tassi a lungo in un’Italia che ha chiuso il 2016 in deflazione (da giugno il Bund decennale ha toccato il minimo a - 0,20% e ieri era 0,32%, mentre il BTp è sceso fino all' 1% in agosto e ora sta orbita attorno all’1,90%, la soglia del 2% si avvicina). Trump resta l’incertezza numero uno del 2017, per la crescita mondiale e il commercio globale, per le commodities, i cambi e i tassi in tutto il mondo. L’Italia è esposta.
In novembre S&P’s ha confermato le prospettive stabili ma in dicembre Moody’s ha portato l’outlook italiano in negativo. E intanto sul fronte interno, rispetto allo scorso giugno, l’Italia si ritrova non solo senza la riforma costituzionale ma senza il Governo Renzi gradito ai mercati per la sua carica riformatrice, senza una legge elettorale e senza una data certa per le prossime elezioni. L’allargamento maggiore dello spread BTp-Bund, dallo scorso giugno e al riparo dallo scudo formidabile del QE, è scaturito dal ritorno dell’instabilità politica e dalle rinnovate incertezze sul fronte bancario in Italia, due variabili che gettano un’ombra sulle prospettive di miglioramento sostenibile del debito/Pil. Ma le grandi incognite di Brexit, Trump, elezioni in Olanda, Francia e Germania esaltano ora le vulnerabilità italiane, spread permettendo.