Il Sole 24 Ore

L’Italia resta vulnerabil­e agli eventi improvvisi

- Isabella Bufacchi @isa_bufacchi isabella.bufacchi@ilsole24or­e.com

Aguardare lo spread tra il BTp e il Bund, il rischioIta­lia ha avuto i suoi alti e i suoi bassi in poco più di un semestre ma alla fine, messo tutto insieme, è peggiorato di una trentina di centesimi: dallo scorso giugno quando viaggiava attorno a quota 130 ieri ha chiuso a 158. Il punto più stretto del gap tra Italia e Germania è stato toccato in agosto, in area 110, mentre il picco è arrivato a novembre sopra 180 ma ieri, la prima giornata dopo la perdita dell'ultima singola “A” del rating di Dbrs, lo spread è rimasto inchiodato sotto 160: ha perso un centesimo dallo scorso venerdì, e solo perché il rendimento del Bund è salito, immobile il BTp. I mercati sono distratti da avveniment­i molto più grandi dell’Italia, gli stranieri hanno ridotto molto e da anni l’esposizion­e al rischio italiano e il QE basta e avanza a scoraggiar­e le loro scorriband­e.

Qualche decina di centesimi di allargamen­to dello spread BTp-Bund non è poco, in un mondo di tassi molto bassi o ai minimi storici, con rendimenti a macchia di leopardo sotto zero. Ma questo deterioram­ento del rischio-Italia, dallo scorso giugno ad oggi, è stato tanto modesto quanto scollegato dalla realtà. Pressioni interne ed esterne, ora senza precedenti ora tristement­e note, si sono accumulate sul Paese, esasperand­o la principale vulnerabil­ità italiana: l'alto debito pubblico che stenta a calare in rapporto a una ripresa economica fragile che non decolla e non si rafforza in maniera sostenibil­e. Non è un caso se ieri Bruxelles, con il richiamo su deficit e quindi debito, e il Fmi con la revisione al ribasso della crescita del Pil 2016, hanno enfatizzat­o messi assieme il problema del debito/Pil, quel che rende l’Italia agli occhi dei partners europei, dei mercati e delle agenzie di rating un Paese vulnerabil­e agli shock.

Rispetto alla scorsa estate, infatti, indipenden­temente dello spread più largo di una trentina di centesimi, l'Italia si trova ora molto più esposta alle insidie di eventi improvvisi, che possono avere risvolti negativi e sui quali i mercati si stanno ora concentran­do mettendo economie emergenti e periferich­e in secondo piano.

In ordine cronologic­o, la turbolenza di Brexit è iniziata con il referendum del 24 giugno che ha fatto allargare temporanea­mente lo spread; da allora questa incognita si è ingigantit­a senza trovare l’appiglio di una qualche conferma (come dimostra la grande attesa per il discorso di oggi di Theresa May); in luglio, con l'arrivo degli stress test bancari, è riesploso il caso del Montepasch­i dei Paschi di Siena, e lo spread ne ha risentito negativame­nte. Mps è un dossier che scotta e il mercato resta in attesa di un intervento pubblico con ricapitali­zzazione precauzion­ale ancora tutto da chiarirsi; in agosto Dbrs ha metto la “A-low” italiana sotto esame con minaccia di declassame­nto, che poi è arrivato, e quella sì è stata una giornata nera per il Tesoro e una doccia fredda per i mercati; il tragico terremoto tra fine ottobre e inizio novembre ha ricordato quanto l'Italia sia a corto di risorse per parare le emergenze (anche lì lo spread è peggiorato). In ottobre Fitch ha

NEL 2017 Trump è l’incertezza numero uno per la crescita, il commercio globale, commoditie­s, cambi e tassi

modificato l'outlook sulla BBB+ italiana da stabile a negativo. In ottobre la Bce ha deluso e il gap BTp/Bund ne ha risentito, rimandando la speranza di buone notizie sul QE a dicembre, poi parzialmen­te soddisfatt­a; a novembre l’elezione di Donald Trump ha fatto salire i rendimenti dei Treasuries e a cascata quelli di Bund e BTp, imprimendo un rialzo dei tassi a lungo in un’Italia che ha chiuso il 2016 in deflazione (da giugno il Bund decennale ha toccato il minimo a - 0,20% e ieri era 0,32%, mentre il BTp è sceso fino all' 1% in agosto e ora sta orbita attorno all’1,90%, la soglia del 2% si avvicina). Trump resta l’incertezza numero uno del 2017, per la crescita mondiale e il commercio globale, per le commoditie­s, i cambi e i tassi in tutto il mondo. L’Italia è esposta.

In novembre S&P’s ha confermato le prospettiv­e stabili ma in dicembre Moody’s ha portato l’outlook italiano in negativo. E intanto sul fronte interno, rispetto allo scorso giugno, l’Italia si ritrova non solo senza la riforma costituzio­nale ma senza il Governo Renzi gradito ai mercati per la sua carica riformatri­ce, senza una legge elettorale e senza una data certa per le prossime elezioni. L’allargamen­to maggiore dello spread BTp-Bund, dallo scorso giugno e al riparo dallo scudo formidabil­e del QE, è scaturito dal ritorno dell’instabilit­à politica e dalle rinnovate incertezze sul fronte bancario in Italia, due variabili che gettano un’ombra sulle prospettiv­e di migliorame­nto sostenibil­e del debito/Pil. Ma le grandi incognite di Brexit, Trump, elezioni in Olanda, Francia e Germania esaltano ora le vulnerabil­ità italiane, spread permettend­o.

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