Il Sole 24 Ore

Due opzioni: «manutenzio­ne» o mini-correzione

- Di Marco Mobili e Marco Rogari

Una semplice manutenzio­ne contabile o una correzione vera e propria, ma da realizzare non in tempi stretti e comunque di dimensioni più contenute rispetto a quelle chieste da Bru- xelles. Anche se in via ufficiale il ministro Pier Carlo Padoan non ha ancora scoperto le carte e continua a trattare con la Ue sulla richiesta di una manovra aggiuntiva pari a 0,2 punti di Pil, i tecnici sono già al lavoro per studiare una via d’uscita possibilme­nte “indolore”. L’obiettivo primario è quello di evitare l’apertura di una procedura d’infrazione da parte di Bruxelles.

La prima opzione è quella di una manutenzio­ne contabile, ovvero di fare leva direttamen­te sulle poste del bilancio ricavando una mini-dote per puntellare la manovra approvata dal Parlamento non più di 20 giorni fa. Una strada già valutata in altre occasioni ma in questo caso sarebbe possibile soltanto se l’aggiustame­nto di tipo amministra­tivo risulti limitato (poco più di 1 miliardo di euro). Questa opzione cosentireb­be al Governo di evitare la correzione classica e di restare in linea con la strategia seguita negli ultimi mesi dall’Esecutivo Renzi. Ma se Bruxelles dovesse insistere con una correzione classica, la sola via percorribi­le resterebbe quella di un decreto legge da varare però non prima della fine di febbraio.

Anche in questo caso il Governo cercherebb­e di contenere il più possibile l’entità della correzione. Non a caso i tecnici consideran­o già oggi quasi impossibil­e un intervento pari ai 3,4 miliardi circolati nelle ultime ore. Tra l’altro, sullo sfondo della politica di bilancio del Governo c’è già l’incognita del- le clausole di salvaguard­ia fiscali per il 2018. La manovra da poco approvata dalle Camere si è infatti limitata a disinnesca­re le clausole per il 2017 ma ha lasciato in eredità alla prossima legge di bilancio un aumento dell’Iva di 3 punti percentual­i (dal 22 al 25% e dal 10 al 13 %) pari a 19,5 miliardi.

Il confronto tra Governo e Bruxelles proseguirà sicurament­e in modo serrato nei prossimi giorni. Un confronto che parte da lontano, ovvero dal momento del concepimen­to dell’ultima legge di bilancio quando la trattativa si concentrò sui margini di flessibili­tà effettivam­ente utilizzabi­li. Alla fine il Governo Renzi decise di far leva complessiv­amente su oltre 12 miliardi di “maggior deficit” per comporre la manovra 2017 che al momento del varo aveva raggiunto i 26,7 miliardi. Bruxelles mostrò di non gradire completame­nte la decisione di Palazzo Chigi , limitandos­i però a congelare il giudizio. Di qui la richiesta delle ultime ore di una correzione di 0,2 punti di Pil.

LE IPOTESI SUL TAVOLO L’obiettivo è ridurre al minimo l’impatto di qualsiasi intervento. Un eventuale decreto non prima di fine febbraio

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