Due opzioni: «manutenzione» o mini-correzione
Una semplice manutenzione contabile o una correzione vera e propria, ma da realizzare non in tempi stretti e comunque di dimensioni più contenute rispetto a quelle chieste da Bru- xelles. Anche se in via ufficiale il ministro Pier Carlo Padoan non ha ancora scoperto le carte e continua a trattare con la Ue sulla richiesta di una manovra aggiuntiva pari a 0,2 punti di Pil, i tecnici sono già al lavoro per studiare una via d’uscita possibilmente “indolore”. L’obiettivo primario è quello di evitare l’apertura di una procedura d’infrazione da parte di Bruxelles.
La prima opzione è quella di una manutenzione contabile, ovvero di fare leva direttamente sulle poste del bilancio ricavando una mini-dote per puntellare la manovra approvata dal Parlamento non più di 20 giorni fa. Una strada già valutata in altre occasioni ma in questo caso sarebbe possibile soltanto se l’aggiustamento di tipo amministrativo risulti limitato (poco più di 1 miliardo di euro). Questa opzione cosentirebbe al Governo di evitare la correzione classica e di restare in linea con la strategia seguita negli ultimi mesi dall’Esecutivo Renzi. Ma se Bruxelles dovesse insistere con una correzione classica, la sola via percorribile resterebbe quella di un decreto legge da varare però non prima della fine di febbraio.
Anche in questo caso il Governo cercherebbe di contenere il più possibile l’entità della correzione. Non a caso i tecnici considerano già oggi quasi impossibile un intervento pari ai 3,4 miliardi circolati nelle ultime ore. Tra l’altro, sullo sfondo della politica di bilancio del Governo c’è già l’incognita del- le clausole di salvaguardia fiscali per il 2018. La manovra da poco approvata dalle Camere si è infatti limitata a disinnescare le clausole per il 2017 ma ha lasciato in eredità alla prossima legge di bilancio un aumento dell’Iva di 3 punti percentuali (dal 22 al 25% e dal 10 al 13 %) pari a 19,5 miliardi.
Il confronto tra Governo e Bruxelles proseguirà sicuramente in modo serrato nei prossimi giorni. Un confronto che parte da lontano, ovvero dal momento del concepimento dell’ultima legge di bilancio quando la trattativa si concentrò sui margini di flessibilità effettivamente utilizzabili. Alla fine il Governo Renzi decise di far leva complessivamente su oltre 12 miliardi di “maggior deficit” per comporre la manovra 2017 che al momento del varo aveva raggiunto i 26,7 miliardi. Bruxelles mostrò di non gradire completamente la decisione di Palazzo Chigi , limitandosi però a congelare il giudizio. Di qui la richiesta delle ultime ore di una correzione di 0,2 punti di Pil.
LE IPOTESI SUL TAVOLO L’obiettivo è ridurre al minimo l’impatto di qualsiasi intervento. Un eventuale decreto non prima di fine febbraio