Fiera Milano, nuovi eventi a rischio
I timori del gruppo per l’organizzazione di otto nuove manifestazioni in calendario LOMBARDIA
Sono ore cruciali per Fiera Milano. Il cda della prima società fieristica italiana, la scorsa settimana, è decaduto a seguito delle dimissioni della maggioranza dei nove componenti, con l’obiettivo di creare discontinuità gestionale e evitare il commissariamento da parte del tribunale delle misure preventive, richiesto dalla procura a seguito delle inchieste sulle infiltrazioni mafiose nel settore degli allestimenti.
Stamani c’è l’udienza, che potrebbe non essere l’ultima: o si deciderà oggi sull’amministrazione giudiziaria o, più probabilmente, la difesa spiegherà il suo punto di vista, mentre i giudici potrebbero prendersi ancora una decina di giorni e emettere la sentenza il 26 gennaio.
Il gruppo - 355 milioni di fatturato all’anno, 700 dipendenti e 60 eventi medi all’anno tra Italia e estero - ha cercato di evitare la misura del commissariamento, ritenendolo negativo dal punto di vista economico, soprattutto in vista di otto nuovi eventi già nel calendario del 2017.
A dare l’indicazione delle dimissioni del cda, assecondando il rilievo della necessità della discontinuità sollevata dagli inquirenti, è stato prima di tutto l’azionista di maggioranza Fondazione Fiera Milano, i cui referenti so- no principalmente il Comune di Milano e la Regione Lombardia.
Il giorno dopo le dimissioni del cda, insieme ovviamente a quelle del presidente Roberto Rettani e dell’ad Corrado Peraboni, si è riunito il consiglio direttivo dell’ente fieristico che ha decretato, sostanzialmente, la volontà di non nominare più politici all’interno del cda ma solo manager di chiare competenze. Dopo la sentenza del tribunale delle misure preventive lo stesso consiglio direttivo si riunirà di nuovo per dare efficacia alla decisione: si stabilirà di affidarsi ad un cercatore di teste per selezionare i nuovi nomi, poi la Fondazione, guidata da Giovanni Gorno Tempini, deciderà.
Le posizioni a confronto
La vicenda giudiziaria è iniziata nel luglio 2016, con 11 custodie cautelari per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, reati tributari, falsa fatturazione, appropriazione indebita. Nel mirino del pool di magistrati guidato dal Ilda Boccassini è finito in particolare il consorzio Dominus, gestito da Giuseppe Nastasi e da Liborio Pace (quest’ultimo già imputato per associazione mafiosa con il clan dei Pietraperzia), a cui sono stati affidati i subappalti della Nolostand, controllata di Fiera Milano che si è occupata di allestimenti di alcuni padiglioni dell’Expo di Milano. A questi fatti è sequito subito il commissariamento della stessa Nolostand. Poi a ottobre le indagini sono proseguite, con nuovi 5 indagati appartenenti alla stessa società Fiera Milano. Quindi è stato commissariato quel ramo d’azienda che fa capo alla controllata.
La procura ha continuato la sua attività e a dicembre sarebbero emersi, dagli interrogatori e da alcuni ulteriori approfondimenti, episodi di corruzione nella gestione degli appalti. In particolare alcune testimonianze avrebbero raccontato che il romeno Daniel Sovrea gestiva l’arruolamento della manovalanza( chiedendo 50 centesimi all’ora per ogni lavoratore ). A fronte di questi reati la procura potrebbe ancora insistere nel chiedere l’ amministrazione giudiziaria.
Diversa la posizione della difesa, secondo cui in questo ultimo capitolo delle indagini - non ancora terminate - non si parla più di infiltrazioni mafiose ma di corruzione tra privati, reato per cui non è previsto il commissariamento. Inoltre i fatti relativi all’arruolamento di operai, per cui Sovrea avrebbe intascato tre bonifici dal 2014 al 2016, non avrebbero più attualità, riferendosi ad un periodo per il quale il giudice ha già stabilito la parziale gestione controllata.
IL PUNTO DA CHIARIRE Per gli avvocati, le indagini ipotizzano corruzione tra privati e non infiltrazioni mafiose: il reato non prevede il commissariamento