Nel 2017 previsto il ritorno all’utile
pBrusco colpo di freno allo sviluppo di Fiera Milano. Il braccio di ferro con la procura di Milano, ma anche le sole dimissioni del Cda, creano un danno enorme (anche reputazionale) per l’attività industriale di Fiera Milano e per la stessa città di Milano, dalla quale passano ogni anno 4 milioni di visitatori. Il danno è comunque certo per il cambio del management e del Cda, ma un eventuale commissariamento lo amplificherebbe. Quest’ultimo potrebbe bruciare, con la sostanziale paralisi operativa, le ingenti risorse e gli sforzi profusi per rimettere in carreggiata il leader italiano delle fiere. Nonostante le linee strategiche siano già, in gran parte, definite.
Recentemente l’azionista Fondazione Fiera Milano ha sottoscritto pro-quota un aumento di capitale di una settantina di milioni, risorse indispensabili per supportare il Piano industriale e rilanciare il polo lombardo.
L’ad dimissionario Corrado Peraboni e il cda, in carica da circa due anni, avevano razionalizzato i costi di struttura interna e avviata una strategia precisa in Italia e all’estero. Il gruppo fieristico organizza nel nostro Paese mediamente una sessantina di eventi l’anno (46 nel 2016 in Italia e 51 all’estero) ma il management ha puntato sul rafforzamento di quelli direttamente organizzati con elevato potenziale di crescita (il rilancio di Miart e la rivitalizzata Bit agganciata per un giorno sia a Miart che al Salone del mobile) e con l’acquisizione di nuove mostre in business attrattivi, come Ipack-Ima (imballaggio), Lamiera ed Expo ferroviaria e Tempo di libri. Peraboni ha anche avviato una partnership con Veronafiere nel vino, nell’ortofrutta e nel movimento terra, senza escludere sviluppi ulteriori per contrastare il costituendo polo emiliano-veneto (e forse toscano con Arezzo).
Sullo stesso piano anche la crescita nei servizi di allestimento, lo sviluppo dei servizi digitali a supporto delle manifestazioni e il potenziamento dei servizi congressuali.
Sul fronte estero, Fiera Milano ha razionalizzato i costi (in Brasile) e chiuse (Turchia) o ridimensionate alcune filiali acquisite negli anni precedenti; per Brasile e Sud Africa è in corso la ricerca di partner mentre è stata rilanciata l’alleanza con i tedeschi di Hannover.
Un cantiere aperto i cui frutti si raccoglieranno nel 2017 e nel 2018: quest’anno saranno lanciate 8 nuovi eventi ma erano dieci anni che non se ne vedevano di nuovi. Per il 2016 ci sono i costi di ristrutturazione delle nuove mostre (come impongono i principi contabili Ias) nonché un calendario povero, senza manifestazioni biennali direttamente organizzate e pluriennali. Per il 2016 Banca Imi stima per Fiera Milano ricavi per 231 milioni, un Ebitda vicino ai 4 milioni e una perdita di 9 milioni; nel 2017 il fatturato dovrebbe balzare a 271 milioni, l’Ebitda a 34 milioni e l’utile a 14 milioni.