Il Sole 24 Ore

Migranti, guardia costiera Ue per i pattugliam­enti in Libia

- Marco Ludovico

pUnità della Guardia costiera europea davanti alle coste libiche. Destinate ai pattugliam­enti d’intesa con le unità libiche. Queste ultime avranno il compito di riportare a terra i migranti. L’obiettivo è «ridurre i flussi dei migranti». Inarrestab­ile anche in queste ore ore di pieno inverno.

La novità è appena giunta ai ministri dell’Interno dell’Unione Europea e farà discutere. Al Viminale è sul tavolo di Marco Minniti. Si tratta di un «non paper»: un documento, cioè, non ufficiale, giunto da Malta, presidente di turno dell’Unione europea. Proprio il 4 gennaio il ministro dell’Interno italiano aveva incontrato nella capitale La Valletta il collega Carmelo Abela. «La migrazione non riguarda solo alcuni Paesi del Mediterran­e ma è diventata motivo di preoccupaz­ione per tutta l’Europa. Tutti i Paesi devono unirsi - recitava il comunicato congiunto dopo la riunione - per cercare di trovare una soluzione comune». La soluzione ora formalizza­ta da Malta è anche il riscontro di quel comunicato.

Inviato a i 28 paesi membri, il «non paper» ora avrà la sua lunga trafila procedural­e. Improbabil­e una contestazi­one sull’obiettivo, prevedibil­e una discussion­e sullo strumento ipotizzato. La Guardia costiera europea è appena nata dalle ceneri di Frontex. Si chiama Ebcga (European border and coast guard agency) ed è diventata operativa il 6 ottobre 2016 nella sede di Varsavia dov’era Frontex. Il meccanismo ipotizzato prevede il pattugliam­ento nel canale di Sicilia delle unità nava- li Ue e il raccordo con quelle libiche, in navigazion­e nelle acque territoria­li di Tripoli.

Resta tuttavia da capire quale sarà la destinazio­ne dei migranti soccorsi e poi riportati a terra dai libici. Senza contare lo scenario complessiv­o della Libia, oggi in pieno caos.

L’Italia dovrà mettere a punto una risposta. Con la valutazion­e di un eventuale apporto a questo impegno dell’Unione. Insieme alla Grecia, peraltro, le spiaggie italiane sono i principali punti di approdo degli sbarchi provenient­i dalla Libia: solo nei primi 12 giorni del 2017 sono arrivati 729 migranti sulle coste siciliane. Minniti oggi sarà a Berlino insieme ai prefetti Mario Morcone (Libertà civili) e Giovanni Pinto (Polizia delle frontiere) dove incontrerà il collega Thomas de Maizière. Domani sarà sentito nell’audizione programmat­ica davanti alla commission­e Affari costituzio­nali della Camera dei deputati. Il ministro illustrerà le linee guida del pacchetto normativo da portare all’esame del governo. In ballo ci sono un decreto legge per l’immigrazio­ne e un disegno di legge sulla sicurezza urbana (non è escluso diventi anch’esso un decreto). Il piano Minniti prevede nuovi Cie (centri di identifica­zione ed espulsione), più piccoli - 80/100 posti - e più garantiti, in tutte le Regioni. Giovedì il ministro ne parlerà alla Conferenza Stato Regioni insieme al piano Anci per la distribuzi­one dei migranti tra le province con un’ipotesi di flussi 2017 pari a 200mila stranieri.

In ballo c’è anche la riduzione a uno dei gradi di ricorso e appello contro la decisione della commission­e territoria­le di negare lo status di protezione internazio­nale. L’esclusione dall’iscrizione all’anagrafe degli immigrati senza permesso di soggiorno. E la diffusione a regime tra i Comuni dei progetti di lavoro socialment­e utili per gli stranieri: l’obiettivo, in questo caso, è spingere sull’integrazio­ne ed evitare situazioni di emarginazi­one. Si studia, in particolar­e, l’opzione di attribuire al lavoro svolto dal migrante un titolo valido all’esame della commission­e territoria­le per concedere lo status di rifugiato.

Sull’integrazio­ne ieri il ministro ha concentrat­o la riunione al tavolo con le comunità islamiche. Ha proposto un patto con loro «con particolar­e riferiment­o alla formazione degli Imam, ai luoghi di culto» che devono essere pubblici e riconoscib­ili «all’uso della lingua italiana nei sermoni e alla condizioni dei giovani e delle donne musulmane». Ieri in mattinata Minniti ha visto alla Scuola superiore del Viminale tutti i prefetti delle province d’Italia per condivider­e e verificare procedure e criticità della distribuzi­one migranti. Ha ricordato come finora solo 2mila600 Comuni siano impegnati nell’accoglienz­a e ha aggiunto. «Arrivare a 3mila600 sarebbe già un ottimo risultato» ha auspicato.

IL PIANO DEL MINISTRO Allo studio un pacchetto di norme: per il migrante che svolge lavori socialment­e utili più facile conquistar­e lo status di rifugiato

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