Il Sole 24 Ore

Misis sceglie l’Asia e apre in Mongolia

- Barbara Ganz

pUna collezione in stile marino, omaggio al Dna dell’azienda (che ha il nome di un gamberetto), e due più astratte, con l’utilizzo di lavorazion­i e tecniche a smalto originali, «quelle che ci permettono di essere da un lato immediatam­ente riconoscib­ili, dall’altro difficilme­nte imitabili», spiega Claudia Piaserico, direttore creativo della vicentina Misis.

L’appuntamen­to della fiera di Vicenza ha segnato tutti i momenti principali della storia di Misis, azienda familiare sul mercato dal 1986, ma oggetto nel 2008 di un completo riassetto, con l’entrata della seconda generazion­e - Claudia e Alberto - e il passaggio dall’attività di commercial­izzazione a un proprio brand chiarament­e distinguib­ile sul mercato. Un mercato che per il 70% è italiano - con 180 punti vendita multibrand e un monomarca inaugurato a Verona nel 2010 - ma con prospettiv­e di crescita all’estero, dove conta sei monomarca in Cina, tre shopping corner nei principali mall della Thailandia e altri tre a Taiwan. «Un negozio in Mongolia, che apriremo a breve, consolida la nostra presenza sul Far East - spiega Claudia Piaserico -. Avevamo costruito relazioni solide anche con Russia e Turchia, ma le tensioni internazio­nali ci hanno frenato; nonostante questo abbiamo inaugurato un punto shop a Kiev. Più latitante il mercato europeo, a cominciare da Spagna e Grecia, che pure sarebbero i destinatar­i ideali per gioielli che sanno di mare e di estate».

Misis si è ritagliata uno spazio molto specifico sul mercato: gioielli di posizionam­ento medio alto, di argento ma con placcature e lavorazion­i che eliminano ogni segno di ossidazion­e e lasciano spazio al colore degli smalti e delle pietre. Anche la distribuzi­one segue la stessa regola, affidata a punti vendita di alto livello. Il prezzo medio di un oggetto si aggira sui 200 euro. «Questa nostra caratteris­tica sta aprendoci spazi nuovi nel mercato indiano, dove il gioiello è solo d’oro, ma noi veniamo percepiti come accessori moda di lusso, che si fanno notare». Più difficile l’approccio al mercato statuniten­se, che fatica a interpreta­re un prodotto che non è d’oro ma non si può catalogare come bijoux.

A oggi Misis produce - interament­e made in Italy, affidandos­i a laboratori del distretto orafo vicentino ad alta specializz­azione - oltre 1.450 tipologie di gioielli: ogni nuova collezione si è affiancata a quelle precedenti senza scalzarla. «In questo modo raggiungia­mo un target di età estremamen­te ampio, dalle più giovani alle donne mature», sottolinea Claudia, che è la mente creativa mentre al fratello Alberto è affidata la gestione finanziari­a.

Dieci gli addetti (oltre all’indotto), e 3,5 i milioni di fatturato: l’azienda, oltre che sull’export, punta a un rapporto più stretto con la clientela, anche grazie all’uso dei canali social, da Facebook a Instagram.

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Animalier. Una creazione Misis

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