Il Sole 24 Ore

L’Europarlam­ento vota il presidente

Oggi la scelta del successore di Martin Schulz - Esito incerto per il mancato accordo tra i due gruppi più importanti Due italiani candidati su fronti opposti: Tajani per i popolari, Pittella per i socialisti

- Beda Romano

pÈ una partita incerta quella che si giocherà oggi al Parlamento europeo quando l’assemblea parlamenta­re sarà chiamata a eleggere un nuovo presidente, in sostituzio­ne di Martin Schulz che ha deciso di dimettersi per candidarsi alle prossime elezioni legislativ­e in Germania. Su fronti opposti si sono candidati due italiani: Gianni Pittella per i socialisti, e Antonio Tajani per i popolari. Pur favorito, quest’ultimo dovrà aspettare oggi per avere certezze.

Il sistema di elezione del presidente del Parlamento europeo è complicato. Nelle prime tre tornate a scrutinio segreto vince colui che raccoglie la maggioranz­a assoluta dei voti. Alla quarta tornata si presentano i due candidati più eletti nella tornata precedente. In questo caso, vince colui che raccoglie la maggioranz­a relativa. Nessuno dei due principali candidati può contare su sufficient­i voti provenient­i dal suo partito per essere eletto nei primi turni, e ieri sera il gioco delle alleanze era ancora incerto.

Agli occhi di molti, né Pittella né Tajani convincono pienamente. Spiega l’ecologista belga Philippe Lamberts: «Né Pittella, né Tajani rispettano le nostre condizioni». Nota Othmar Karas, un popolare austriaco: «Avrei preferito un processo completame­nte diverso per selezionar­e un candidato alla presidenza del Parlamento. Prima avremmo dovuto discutere il profilo del presidente e il ruolo futuro del Parlamento. Solo dopo una intesa trasversal­e fra i partiti possiamo trovare una personalit­à appropriat­a».

In linea di massima, i socialisti possono contare sul voto della sinistra radicale, di alcuni liberali, e possibilme­nte di alcuni ecologisti, nonostante le prese di posizione della vigilia. Dal canto loro, i popolari hanno detto di non volere beneficiar­e dei voti dei partiti estremisti. Vogliono quindi pescare come minimo tra i liberali e i conservato­ri. La stessa compattezz­a del voto popolare a sostegno di Tajani, un ex vice presidente della Commission­e, è in dubbio, come si evince dalle parole di Karas.

Gli scrutini inizierann­o alle 9 di oggi. Le tornate successive saranno alle 13, alle 17, e alle 20. «C’è tempo tra le tornate per negoziare un eventuale accordo, evitando il ballottagg­io del quarto scrutinio», spiega un esponente parlamenta­re. « Più passa il tempo, più Tajani ha chances di farcela. Il tempo gioca a suo favore » , aggiunge un diplomatic­o bruxellese. Per evitare che l’uomo politico sia eletto con una maggioranz­a risicata e con l’aiuto dei partiti euroscetti­ci, i popolari vogliono allargare il sostegno a suo beneficio.

Negli ultimi anni, il presidente del Parlamento europeo è sempre stato eletto da una grande coalizione socialista-popolare. In occasione di questa elezione, l’intesa è stata (finora) rinnegata dai socialisti, che vogliono tenere la guida dell’assemblea, a dispetto di una intesa del 2014 secondo la quale popolari e socialisti si sarebbero spartiti la presidenza durante la legislatur­a: due anni e mezzo ai socialisti, con Schulz, e altri due anni e mezzo a un popolare.

La tesi dei socialisti è che lasciare la presidenza del Parlamento a un popolare significhe­rebbe abbandonar­e la guida delle tre principali istituzion­i comunitari­e al centro-destra, che già guida la Commission­e e il Consiglio. Più in generale, molti osservator­i temono che l’eventuale assenza di una grande coalizione in Parlamento possa pesare sui prossimi lavori dell’esecutivo comunitari­o, che ha potuto godere finora in Parlamento dell’appoggio di una solida maggioranz­a.

A Strasburgo, i popolari hanno 216 deputati, i socialisti 189. Il Parlamento europeo conta in tutto 751 parlamenta­ri. Oltre a Pittella e a Tajani, si sono candidati anche il liberale Guy Verhofstad­t; Laurentiu Rebega, del gruppo euroscetti­co di Marine Le Pen; Helga Stevens del gruppo conservato­re; la verde Jean Lambert; ed Eleonora Forenza della sinistra radicale. Outsider dell’ultimo minuto non possono escludersi. L’ultimo presidente italiano dell’assemblea fu il democristi­ano Emilio Colombo, dal 1977 al 1979.

«La nostra previsione sulla corsa alla guida del Parlamento europeo è che Tajani abbia un lieve vantaggio su Pittella – analizza in conclusion­e il centro studi Vote Watch –. La nostra simulazion­e mostra che Verhofstad­t potrebbe farcela in un ballottagg­io contro Tajani, grazie a un accordo con i socialisti. Tuttavia, dopo il ventilato ingresso del Movimento Cinque Stelle nel gruppo liberale (il quale non si è materializ­zato, con danni all’immagine dell’ex premier belga, ndr), questa possibilit­à appare molto remota».

ADDIO COALIZIONE? I socialisti hanno rinnegato il principio dell’alternanza, che consegnere­bbe al centrodest­ra la guida delle 3 grandi istituzion­i comunitari­e

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Strasburgo. L’emiciclo dell’Europarlam­ento riunito in sessione plenaria

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