«Sindaci promossi, ora più voce con il governo»
«La flessione di circa un punto nel consenso medio dei sindaci rispetto allo scorso anno è una ricaduta della crisi complessiva della politica, ma anche in un contesto del genere i numeri del Governance Poll confermano che siamo ancora quelli a cui i cittadini danno più fiducia. E per questa ragione torniamo a chiedere al governo un confronto più forte a tutto campo, perché i sindaci devono avere gli strumenti per essere davvero protagonisti».
Antonio Decaro, presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni dallo scorso ottobre, guida il Comune di Bari dal 2014 ed è occupante abituale delle parti alte nelle graduatorie del Governance Poll: quest’anno, con il 58% di consenso, conferma nella sostanza il risultato della scorsa edizione, ma anche a causa della discesa media dell’1,3% registrata nel dato medio dei politici comunali scala una posizione sa- lendo al 15esimo posto nella graduatoria nazionale. Ma come presidente dell’Anci è il dato complessivo, che vede i sindaci accreditati di un gradimento medio ancora alto (53,5%, contro il 43,3% dei presidenti di Regione), a concentrare la sua analisi.
Presidente Decaro, i sindaci centrano ancora la sufficienza piena, ma nella media un’erosione c’è. Come se lo spiega?
Con le difficoltà complessive della politica, prima di tutto, alimentata dal fatto chele condizioni sociali ed economiche di molte famiglie continuano a essere difficili e non riescono a migliorare. Sui temi legati alla crisi è difficile dare risposte per il Paese nel suo complesso, e lo è ancora di più per le amministrazioni locali. Lo sforzo è grande, e mi riferisco per esempio alle forme di reddito di cittadinanza sperimentate in tanti Comunico me Napoli, Livorno, Ragusa e la stessa Bari. I cittadini, però, fanno riferimento al sindaco per tutti gli aspetti della vita, e anche per questo chiediamo un peso maggiore nel confronto col governo.
Confronto, però, che è sempre in atto, perché non si può dire che i governi vi “ignorino”.
No, ma noi non vorremmo essere chiamati solo per discutere di fondi, perequazione, formule di bilancio, temi importanti che però non esauriscono il campo d’azione dei sindaci. Abbiamo bisogno di un’azione di più ampio respiro, che si sta avviando. Su quali temi? Sull’accoglienza dei migranti distribuita sul territorio, per esempio, siamo riusciti a far passare la proposta dell’Anci, che ora bisogna accompagnare nell’attuazione, e lo stesso contiamo di fare sul decreto sulla sicurezza annunciato dal ministro dell’Interno Marco Minniti. Allo stesso modo in settimana, anziché aspettare un’iniziativa del governo, saremo noi a presentare un pacchetto di proposte per semplificare la vita amministrativa dei Comuni, e quindi dei cittadini.
Il caso dell’ex sindaco di Genova Marta Vincenzi, condannata in primo grado per a cinque anni l’ alluvione del 2011 con sei vittime, ha riacceso il dibattito sulle resp on sa- bilità degli amministratori nei casi sempre più frequenti di emergenza climatica, tema tornato di attualità anche nei giorni scorsi con le nevicate al Sud. Come la vede?
Noi prendiamo decisioni difficili tutti i giorni, ma a volte rischiamo di trasformarci in parafulmini. Su temi come le allerte meteo servono meccanismi automatici, perché un sindaco non ha gli strumenti per decidere da solo.
A Bari lei ha interpretato spesso in modo carismatico il suo ruolo, per esempio quando ha guidato in prima persona i blitz contro le cattive abitudini di alcuni ristoratori nell’abbandono dei rifiuti. Ma non è solo un modo facile per migliorare la propria immagine?
No, i sindaci devono scendere instrada per incontrare i cittadini, e contestarne anche i comportamenti quando è il caso. Perché la fascia tricolore non dà i superpoteri, e creare aspettative senza cercare la collaborazione di tutti rischia di produrre brutte sorprese.