Se la Cina è paladina dell’ordine mondiale
Chi avrebbe pensato, anche solo due anni fa, che il presidente degli Stati Uniti potesse dichiarare che la disgregazione dell’Unione Europea fosse una buona cosa? E ch i avrebbe pensato che il presidente della Cina si proponesse come il paladino dell’ordine internazionale fondato sulla globalizzazione? Ora è così: l'ordine è sottosopra, e la vista che si gode guardandolo a testa in giù è piuttosto inquietante.
Molti, io con loro, speravano che gli avvenimenti politici dell’ultimo anno fossero un semplice periodo di turbolenza, un vuoto d’aria temporaneo. Che Trump presidente fosse più saggio del Trump candidato; che la Brexit fosse super-soft, al punto da auto-rinnegarsi. Insomma che il temporaneo disordine tornasse ad essere rapidamente il solito ordine, con qualche aggiustamento al margine. Qualche speranza rimane, ma molto probabilmente ci siamo sbagliati. Dunque, che si vede a testa in giù?
Viene meno un percorso che, per quanto lento e faticoso, fonda l’integrazione economica tra i Paesi su sistemi di valori e regole condivise. Il che non riguarda solo i vantaggi della specializzazione, dello sfruttamento delle economie di scala, dell’accesso ad una varietà molto maggiore di prodotti, insomma i fondamenti del libero scambio tra Paesi. Riguarda, piuttosto, l’asse di valori e di istituzioni avanzate che Europa e Stati Uniti condividono e di cui sono stati i portatori. Economie di mercato, fondate sulla concorrenza leale, sulla sicurezza dei consumatori, sulle buone condizioni del lavoro, sull’innovazione, sulla riduzione dell’inquinamento. Certo, questo modello si è incrinato e non riesce più a distribuire benefici per tutti. Certo, va corretto. Ma nuove barriere tra le due grandi aree dell’Occidente non sono il correttivo necessario. Il rallentamento, se non la fine, del lento progresso verso il rafforzamento e la convergenza dei valori condivisi, su cui è stata fondata la globalizzazione finora, rischia di essere la principale vittima sacrificale delle nuove barriere.
Benissimo se ora la Cina si farà paladina del libero scambio. La dimensione e il grado di integrazione globale che ha oramai raggiunto l’impero di mezzo lo rendono un leader ovvio e naturale. Ma l’idea di globalizzazione che deriverà dalla Cina sarà molto diversa da quella promossa dai Paesi occidentali. Non sarà fondata necessariamente sullo stesso sistema di valori e istituzioni. Bensì, su condizioni di lavoro inaccettabili in occidente, sull’interferenza dello Stato nell’economia, su standard di inquinamento non altrettanto stringenti e su libertà civili e di espressione non propriamente democratiche.
La principale potenza occidentale non persegue più l’associazione tra libero scambio e valori civili. Rinnega il principio che il benessere di un Paese possa derivare da una maggiore integrazione con il resto del mondo e con America First afferma invece la priorità e la superiorità nazionale.
Perché Trump sostiene la Brexit e rinnega l' Unione Europea? Perché condivide la radice nazionalista di Brexit, e rinnega la riduzione della sovranità nazionale su cui si fonda invece l’Unione Europea. Appunto ideologica è la ragione per cui Trump lancia alla May la ciambella di un accordo immediato di libero scambio, mentre rinnega l'accordo con la Unione Europea, il Ttip.
Scelta che non ha nessun senso eco-
IL NUOVO RUOLO Il messaggio a favore della globalizzazione fatto dal presidente Xi indica che Pechino è pronta a rispondere alle barriere Usa
nomico. Per gli Usa è molto più interessante, se non altro per motivi dimensionali, l’accordo con l’Europa. Il nuovo club, dunque, non si basa sui vantaggi economici, ma sulla condivisione di un’ideologia in conflitto con i principi su cui nel bene o nel male America ed Europa hanno finora fondato la propria prosperità e la propria alleanza e che sono lo statuto del vecchio club.
Il protezionismo non sarà in grado di correggere i difetti e le distorsioni del libero scambio. Più frontiere inevitabilmente portano all’autarchia, difficilmente ad una terra di mezzo con barriere selettive e confini un po’ più marcati di prima. Se Trump fa davvero sul serio, genererà azioni e reazioni di chiusura. Il messaggio a favore della globalizzazione di Xi, indica che la Cina è pronta a rispondere alle nuove barriere americane. Il gioco sarà duro
Il protezionismo fa male a chi lo subisce e anche a chi lo pratica, anche se spesso non se ne accorge. Non ridurrà le disuguaglianze, il malessere e il disagio profondo che hanno fatto di Trump il nuovo presidente americano. Il mondo sottosopra è per nulla rassicurante.