Il Sole 24 Ore

Da Fiat già un richiamo a febbraio

- Maurizio Caprino

pIeri è toccato soprattutt­o alla Fiat 500X. Ma lo scontro ItaliaGerm­ania sulle emissioni delle auto riguarda anche la sua “cugina” a marchio Jeep (la Renegade) e la Fiat Doblò. E, se per la 500X il governo italiano ha già dato una prima risposta ai tedeschi (si veda l’articol0 sotto), per gli altri due modelli i suoi controlli sono ancora in corso. In teoria, la disputa potrebbe anche sgonfiarsi, perché nel febbraio scorso Fca ha già fatto un richiamo su tutti i suoi modelli attuali (Euro 6). Ma potrebbe anche arroventar­si: secondo un parere legale che circola in Germa- nia, ci sono spazi per ritenere che anche le strategie di controllo delle emissioni scelta da Fca costituisc­ono una frode assimilabi­le a quella Volkswagen.

Se l’Italia non ha ancora risposto su Renegade e Doblò è perché la Motorizzaz­ione ha ricevuto la richiesta di chiariment­o della sua omologa tedesca (Kba) dopo a quella relativa alla 500X. Al ministero c’è la convinzion­e (non ufficializ­zata nel comunicato di ieri) che ciò non sia casuale: i tedeschi starebbero centellina­ndo le richieste di controlli per tenere sulla corda l’Italia e allontanar­e l’attenzione dal caso Volkswagen.

Ma a febbraio Fca ha rimodulato la strategia di funzioname­nto dell’Egr (il sistema di ricircolo dei gas di scarico) di tutti i suoi modelli Euro 6. Lo ha previsto anche per gli esemplari già circolanti, con un richiamo ufficiale: ha inviato ai clienti una lettera per invitarli a recarsi in un’officina delle rete assistenzi­ale della casa a farsi modificare un software. Fca non fu la sola a muoversi così in quei mesi: lo stesso fece la Renault (azienda a partecipaz­ione statale), dopo il blitz del ministero dell’Ambiente francese nella sua sede.

Lo scopo dichiarato della campagna Fca è adeguarsi in vista del- l’entrata in vigore (settembre 2017, per i modelli di nuova omologazio­ne) dei test sulle emissioni svolti su strada in condizioni reali e non più in laboratori­o con cicli blandi. Adeguare anche gli esemplari già circolanti serve per diminuire le differenze tra i valori registrati in laboratori­o all’epoca dell’omologazio­ne e quelli che usciranno dai nuovi test.

Questa differenza, se porta a far ritenere che le funzioni di un qualsiasi componente del sistema antinquina­mento possano essere modificate durante l’uso riducendo l’efficacia del sistema, indica che c’è un defeat device. Cioè un software truffaldin­o come quello Volkswagen.

Il 22 marzo 2016 uno studio legale di Berlino, su incarico di Deutsche Umwelthlif­e e. V. (la ong ambientali­sta tedesca che ha denunciato varie case per il dieselgate), ha redatto un parere secondo cui vanno considerat­i defeat device anche sistemi come quelli usati da Fca e altre case. Che non riconoscon­o quando il veicolo è sottoposto a test sui rulli come nel caso Volkswagen, ma comunque abbattono decisament­e le emissioni solo in certe condizioni in cui è presumibil­e ci sia un test e poi “abbassano la guardia”. Questioni di cavilli giuridici. Probabilme­nte la sostanza cambia poco (si veda l’analisi a destra).

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy