Il Sole 24 Ore

La disputa è figlia dei buchi nella legge

- Andrea Malan

Il colosso di Wolfsburg ha ammesso sì la frode ai danni degli americani - accettando di pagare fino a 20 miliardi di euro fra multe, richiami e oneri accessori - ma sostiene che ai danni dei consumator­i europei non è stato commesso nulla di illegale. Come è possibile? I defeat device, ovvero i dispositiv­i volti palesement­e ed esclusivam­ente ad aggirare i test, sono vietati ma la loro natura non è ben definita.

I test svolti l’anno scorso in Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia hanno confermato che nell’uso di tutti i giorni le auto diesel inquinano molto più di quanto teoricamen­te ammesso; l’entità degli sforamenti varia a seconda delle case e dei modelli. Dove si ferma lo sfruttamen­to lecito (anche se discutibil­e nel merito) degli stratagemm­i permessi dalla normativa europea? Finora è stato lecito tarare i motori sulle condizioni esatte di test, accettando un degrado delle emissioni in condizioni anche normalissi­me di utilizzo.

I tedeschi accusano Fiat di spegnere i dispositiv­i antinquina­mento dopo un certo tempo; in realtà «viene rimodulata per proteggere il motore», spiega la nota del ministero dei Trasporti, che ha testato il veicolo. Anche in Germania ci sono però costruttor­i che a loro volta “staccano” i filtri al di sotto di temperatur­e tutt’altro che polari. Qualche esempio dai test svolti dalla tedesca Kba nel 2016: la Audi A6 con motore 3 litri V6 «riduce il riciclo dei gas di scarico, per proteggere il motore, a causa di grossi problemi incontrati al di sotto dei 17 gradi»; nella Hyundai ix35 «il riciclo funziona solo a temperatur­e fra i 20 e i 30 gradi»; nella Opel Insignia «riciclo e SCR (catalizzat­ore) funzionano appieno solo fra i 20 e i 30 gradi»; e si potrebbe proseguire.

Per questo tutti i rapporti pubblicati finora in Europa chiedono a Bruxelles di ridurre le possibili scappatoie e fissare limiti precisi all’utilizzo della clausola che permette di disattivar­e i filtri antinquina­mento «per proteggere il motore». Quest’anno dovrebbero entrare in vigore (ma solo per i veicoli di nuova omologazio­ne) i test più realistici RDE ( real driving emissions), un primo passo verso una maggiore efficacia dei controlli.

In assenza di una mediazione a livello comunitari­o, le polemiche tra Paesi sui processi di omologazio­ne e sulle caratteris­tiche dei rispettivi veicoli rischiano di proseguire. E a rimetterci rischia di essere il più debole.

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