Il Sole 24 Ore

Rame, rischio scioperi in miniera

- Gianni Mattarelli

pApertura ferma dei prezzi al London Metal Exchange sulla traccia della chiusura di venerdì che aveva visto guadagni soprattutt­o su piombo (+4,5%), zinco (+2,2%) e rame (+1,1%).

Il rame, che tenta di riconquist­are quota 5.900 $ (base tre mesi), gode anche di un forte interesse all’acquisto sulle scadenze lontane tanto che il premio della quotazione a tre mesi su quella a contanti, cioè il contango, è salito a 25 $: una differenza pari allo 0,4% (1,7% annuo) che non si vedeva da anni.

Un sostegno di fondo ai prezzi continua a venire dal calo delle giacenze di catodi presso i magazzini Lme, ieri scese a 279mila tonnellate (-2.700), e dalla notizia che a dicembre la Cina ha importato 490mila tonn. di rame non lavorato (+2,7% su base annua).

Secondo Shigheru Oi, presidente di Jx Nippon Mining, maggior azionista della Pan Pacific Copper Co, la ripresa del rame dovrebbe continuare sino a farlo risalire, dopo un periodo di volatilità, oltre il massimo di 6.000 $ toccato lo scorso anno. Più cauto Akira Takeuchi, suo omologo in Mitsubishi, secondo cui per il momento il prezzo dovrebbe continuare sui livelli attuali, ma potrebbe salire gradualmen­te sul medio-lungo termine.

Per Citigroup – che vede un potenziale rialzista oltre 6.000 $ – i recenti rincari potrebbero favorire scioperi al rinnovo dei contratti che sono in scadenza quest’anno in varie miniere per un totale di capacità produttiva di circa 3,5 milioni di tonnellate di rame contenuto, pari al 17% della produzione mineraria globale. Le preoccupaz­ioni sono condivise anche dagli analisti di Barclays e di Jp Morgan, che richiamano l’attenzione sulla rottura delle trattative tra sindacati e proprietà alla grande miniera cilena Escondida, controllat­a al 57,5% da Bhp Billiton. Se l’ultima offerta, che sarà presentata il 23 gennaio, venisse respinta i minatori potrebbero scioperare (nel 2006 si fermarono per ben 25 giorni) con l’effetto di spingere il rame oltre 6mila $.

Sul fronte della domanda, a rassicurar­e ci sono le previsioni di ripresa dell’economia mondiale. Per il 2017 l’Ocse prevede una crescita del 2,7% contro il +2,3% del 2016 e migliorame­nti sia nei Paesi sviluppati che in Cina e in Brasile (ma non in India, dove si aspetta un calo). Le stime a livello globale coincidono con quelle della Banca Mondiale, che si attende un’accelerazi­one da +1,6% a +1,8% per le economie avanzate e da +3,4% a +4,2% per quelle in via di sviluppo.

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