Il Sole 24 Ore

Il risparmio è analogo alle vetture «Km zero»

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Fca-Amazon sulle vendite via web riproduce quello che lo stesso colosso dell’e-commerce aveva raggiunto un anno fa con la Toyota. Sempre Amazon è reduce da un’iniziativa con Seat in Francia. E Facebook era stato scelto lo scorso settembre dalla Citroen per commercial­izzare i primi esemplari della nuova C3. Ciò non basta per convincers­i che le case automobili­stiche stiano virando verso l’e-commerce: i numeri sono ancora piccoli (si veda la scheda sopra). Né potrebbe essere diversamen­te: il pubblico, nel caso delle auto, preferisce ancora l’approccio “fisico”. Ma a lungo termine qualcosa potrebbe cambiare, mettendo in discussion­e il ruolo dei concession­ari.

Oggi l’approccio online alla vendita è ostacolato da vari fattori. Prima di tutto, la natura del bene, ingombrant­e e costoso. Poi c’è la burocrazia connessa all’acquisto, che forse in Italia ha ancora un peso maggiore che altrove, visto che storicamen­te - oltre all’immatricol­azione - occorre l’iscrizione al Pra (anche se tale operazione da una quindicina d’anni è contestual­e alla targatura e quindi non è più un’effettiva complicazi­one). Infine, l’auto è un prodotto sempre più sofisticat­o, che richiede un’assistenza specializz­ata, per la quale i costruttor­i devono ancora appoggiars­i in larga parte ai concession­ari. Così appare più razionale che le case non rompano i rapporti consolidat­i con la rete dei concession­ari, che non a caso finora sono stati coinvolti nelle iniziative di e-commerce e non vi si sono opposti.

D’altra parte non avrebbero potuto opporsi. Oltre ad avere da sempre uno scarso potere contrattua­le con le case, va detto che queste ultime finora negano di avere nei loro piani la disinterme­diazione della rete: l’e-commerce sarebbe solo un esperiment­o per raccoglier­e informazio­ni su una nuova clientela, mediamente giovane e istruita, che abitualmen­te compie sul web buona parte dei propri acquisti, per convenienz­a e/o comodità. Una minoranza: il dato dichiarato da Fca secondo cui il 50% degli italiani sarebbe disposto a comprare un’auto sul web è frutto di un equivoco, perché in realtà il campione è limitato ai clienti Amazon, già ben orientati verso gli acquisti via internet. L’obiettivo di “fare i numeri” è lasciato alle offerte speciali tradizio- nali tramite i concession­ari, come quella appena lanciata per chi ha un’auto da rottamare.

Ma allora perché nelle iniziative di e-commerce sono stati concessi sconti fino al 30 per cento? Oltre a un effetto-svalutazio­ne del prodotto, c’è il problema che il cliente potrebbe pensare che i guadagni dei dealer siano alti e quindi convenga acquistare direttamen­te dalla casa. Nonostante spesso gli sconti presso la rete siano analoghi. Soprattutt­o con le auto km zero.

Proprio questi esemplari potrebbero alla lunga rivelarsi un primo fattore di criticità per i concession­ari. I ribassi necessari per piazzarli sono finanziati in buona parte da loro, spinti a immatricol­are in proprio molte vetture in giacenza per centrare gli obiettivi di vendita fissati dai costruttor­i, che erogano premi spesso insufficie­nti a coprire lo sforzo finanziari­o necessario. Forse le case dovrebbero proteggerl­i di più, limitando proprio gli incentivi alle immatricol­azioni che portano le km zero, distorsion­e del mercato che ha concorso a far chiudere molti concession­ari negli anni peggiori del mercato (si veda la scheda sulla sinistra). Va considerat­o che lo stock di invenduto presso i concession­ari (già pagato alle case) oggi vale 2,5 miliardi di euro.

Nonostante tutto ciò, i dealer italiani si dicono fiduciosi sul futuro. Ma il web ha già molto modificato comportame­nto degli acquirenti e processo di vendita. Il numero di visite in concession­aria che precedono l’acquisto di auto nuove è sceso da sette a due, poiché l’utente si informa sul web.

Inoltre il 50% delle vendite di usato ormai prende le mosse dai siti dei concession­ari, dove si possono valutare le disponibil­ità di ogni punto vendita.

Infine, i concession­ari europei non hanno la forza dei loro colleghi Usa, che sono riusciti a far vietare per legge alle case la vendita diretta sul web, spesso con sanzioni penali; così non è un caso se l’accordo Ford-Amazon annunciato per gli Usa la settimana scorsa non riguarda la vendita, ma solo alcune app per offrire servizi accessori. Se i concession­ari americani hanno speso tutta la loro influenza per ottenere una legislazio­ne restrittiv­a e ora tengono la guardia alta, vuol dire che nemmeno loro si sentono del tutto al sicuro.

Tutti questi elementi, messi insieme, possono far pensare che in futuro il web intacchi in tutto o in parte il ruolo dei concession­ari.

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