Il rebus delle auto non catenabili
Il problema si può risolvere con i «ragni» ma alcuni divieti sono assoluti
C’è una zona grigia nelle regole sulla circolazione in caso di neve o ghiaccio: nonostante dal 2013 ci sia anche una direttiva ministeriale per uniformare le regole locali e chiarire i dubbi emersi da quando è diventato sostanzialmente obbligatorio avere gomme invernali montate o catene a bordo per tutto il periodo invernale, resta poco definito l’uso delle catene su mezzi “non catenabili”. Cioè sui veicoli (sempre di più, data la crescita dimensionale delle gomme che ha segnato gli ultimi vent’anni) per i quali il costruttore mette per iscritto sul libretto di uso e manutenzione che tutte o alcune misure di gomme sono incompatibili con le catene.
La questione è che, per consuetudine, si ritiene che l’incompatibilità possa essere superata con dispositivi particolari, come i “ragni” e le catene a maglia piccola. Ma non di rado i costruttori formulano divieti che sembrano assoluti. O, comunque, ambigui.
Non sono dettagli “irrilevanti”, che pesano solo dal punto di vista giuridico. È anche un problema di sicurezza: almeno in teoria, se il costruttore del veicolo indica un’incompatibilità, è perché i test di omologazione hanno dimostrato che con gomme sempre più grandi le ruote sono troppo vicine a sospensioni, organi dello sterzo e tubazioni dei freni per garantire che le catene non interferiscano con queste parti meccaniche, danneggiandole e rischiando di provocare incidenti.
Nei casi estremi, poi, il problema si può porre anche per i tanti che ormai hanno le gomme invernali: quando c’è ghiaccio su forti pendenze, anche per loro possono occorrere le catene. Senza contare che in molte aree del Paese (soprattutto le coste del Sud) le gomme invernali sono poco diffuse, dato anche che non è frequente che lì le temperature scendano sotto i 7 gradi, entrando nella fascia in cui le gomme invernali diventano davvero consigliabili.
In teoria, i divieti imposti dai costruttori vanno rispettati. Almeno per buona parte del parco circolante, quella formata da modelli non vecchi perché omologati secondo l’ultima normativa-quadro europea (direttiva 2007/46): tra le centinaia di informazioni che un costruttore deve comunicare all’autorità che rilascia l’omologazione c’è anche la «combinazione catena/pneuma- tico/ruota sull’asse anteriore e/o posteriore adatta al tipo di veicolo, raccomandata dal costruttore». Dunque, le raccomandazioni della casa automobilistica riguardo alle catene hanno un valore formale e chi non le rispetta contravverrebbe addirittura all’obbligo di circolare con un veicolo cui sono state apportate modifiche alle caratteristiche indicate nel certificato di omologazione, punita con 422 euro di multa e il ritiro della carta di circolazione.
Ma i controlli sono pressoché impossibili: su strada, in condizioni meteo critiche, gli agenti possono dedicare solo pochi secondi a ciascun veicolo. Inoltre, non si può guardare il certificato di omologazione e molto di rado la carta di circolazione riporta il divieto di usare le catene. Per cui le uniche sanzioni potrebbero scattare a se- guito di incidente su cui interviene una pattuglia: in quel caso, di solito scattano approfondimenti da fare in ufficio. E l’assicurazione potrebbe almeno provare a rivalersi sul proprietario del mezzo, ipotizzando un uso del veicolo contrario alle norme.
Si potrebbe anche argomentare che valgano le indicazioni riportate sul libretto di uso e manutenzione del veicolo, ma qui nascono altri due problemi, che si aggiungono a quello del tempo necessario per fare una verifica sotto la neve su una pubblicazione di centinaia di pagine: 1 tenere a bordo questo libretto non è tra gli obblighi imposti dal Codice della strada; 1 ci sono libretti formulati in modo ambiguo (per esempio, dopo aver vietato le catene, invitano a rivolgersi ai concessionari ufficiali, lasciando capire che il divieto non sia assoluto).
La stessa incertezza traspare aul fronte “opposto”, quello dei costruttori di catene: i loro siti internet pubblicizzano come risolutivi i prodotti speciali come i “ragni”, ma poi specificano che occorre tener conto anche delle indicazioni della casa automobilistica. Qualche azienda invita il potenziale cliente a contattarla per discutere direttamente del suo caso, lasciando capire che le incompatibilità indicate dalle case non vanno prese proprio alla lettera.
In effetti, l’ingombro dei “ragni” si ferma alla metà del battistrada più vicina al lato esterno, lasciando del tutto libera quella più interna, che è quella critica. Va però valutato se ci sono interferenze col passaruota, che potrebbero rompere la catena stessa (proiettandone pezzi anche sui passanti e sui veicoli intorno) e danneggiare la carrozzeria.