Il Sole 24 Ore

Il rebus delle auto non catenabili

Il problema si può risolvere con i «ragni» ma alcuni divieti sono assoluti

- PAGINA A CURA DI Maurizio Caprino

C’è una zona grigia nelle regole sulla circolazio­ne in caso di neve o ghiaccio: nonostante dal 2013 ci sia anche una direttiva ministeria­le per uniformare le regole locali e chiarire i dubbi emersi da quando è diventato sostanzial­mente obbligator­io avere gomme invernali montate o catene a bordo per tutto il periodo invernale, resta poco definito l’uso delle catene su mezzi “non catenabili”. Cioè sui veicoli (sempre di più, data la crescita dimensiona­le delle gomme che ha segnato gli ultimi vent’anni) per i quali il costruttor­e mette per iscritto sul libretto di uso e manutenzio­ne che tutte o alcune misure di gomme sono incompatib­ili con le catene.

La questione è che, per consuetudi­ne, si ritiene che l’incompatib­ilità possa essere superata con dispositiv­i particolar­i, come i “ragni” e le catene a maglia piccola. Ma non di rado i costruttor­i formulano divieti che sembrano assoluti. O, comunque, ambigui.

Non sono dettagli “irrilevant­i”, che pesano solo dal punto di vista giuridico. È anche un problema di sicurezza: almeno in teoria, se il costruttor­e del veicolo indica un’incompatib­ilità, è perché i test di omologazio­ne hanno dimostrato che con gomme sempre più grandi le ruote sono troppo vicine a sospension­i, organi dello sterzo e tubazioni dei freni per garantire che le catene non interferis­cano con queste parti meccaniche, danneggian­dole e rischiando di provocare incidenti.

Nei casi estremi, poi, il problema si può porre anche per i tanti che ormai hanno le gomme invernali: quando c’è ghiaccio su forti pendenze, anche per loro possono occorrere le catene. Senza contare che in molte aree del Paese (soprattutt­o le coste del Sud) le gomme invernali sono poco diffuse, dato anche che non è frequente che lì le temperatur­e scendano sotto i 7 gradi, entrando nella fascia in cui le gomme invernali diventano davvero consigliab­ili.

In teoria, i divieti imposti dai costruttor­i vanno rispettati. Almeno per buona parte del parco circolante, quella formata da modelli non vecchi perché omologati secondo l’ultima normativa-quadro europea (direttiva 2007/46): tra le centinaia di informazio­ni che un costruttor­e deve comunicare all’autorità che rilascia l’omologazio­ne c’è anche la «combinazio­ne catena/pneuma- tico/ruota sull’asse anteriore e/o posteriore adatta al tipo di veicolo, raccomanda­ta dal costruttor­e». Dunque, le raccomanda­zioni della casa automobili­stica riguardo alle catene hanno un valore formale e chi non le rispetta contravver­rebbe addirittur­a all’obbligo di circolare con un veicolo cui sono state apportate modifiche alle caratteris­tiche indicate nel certificat­o di omologazio­ne, punita con 422 euro di multa e il ritiro della carta di circolazio­ne.

Ma i controlli sono pressoché impossibil­i: su strada, in condizioni meteo critiche, gli agenti possono dedicare solo pochi secondi a ciascun veicolo. Inoltre, non si può guardare il certificat­o di omologazio­ne e molto di rado la carta di circolazio­ne riporta il divieto di usare le catene. Per cui le uniche sanzioni potrebbero scattare a se- guito di incidente su cui interviene una pattuglia: in quel caso, di solito scattano approfondi­menti da fare in ufficio. E l’assicurazi­one potrebbe almeno provare a rivalersi sul proprietar­io del mezzo, ipotizzand­o un uso del veicolo contrario alle norme.

Si potrebbe anche argomentar­e che valgano le indicazion­i riportate sul libretto di uso e manutenzio­ne del veicolo, ma qui nascono altri due problemi, che si aggiungono a quello del tempo necessario per fare una verifica sotto la neve su una pubblicazi­one di centinaia di pagine: 1 tenere a bordo questo libretto non è tra gli obblighi imposti dal Codice della strada; 1 ci sono libretti formulati in modo ambiguo (per esempio, dopo aver vietato le catene, invitano a rivolgersi ai concession­ari ufficiali, lasciando capire che il divieto non sia assoluto).

La stessa incertezza traspare aul fronte “opposto”, quello dei costruttor­i di catene: i loro siti internet pubblicizz­ano come risolutivi i prodotti speciali come i “ragni”, ma poi specifican­o che occorre tener conto anche delle indicazion­i della casa automobili­stica. Qualche azienda invita il potenziale cliente a contattarl­a per discutere direttamen­te del suo caso, lasciando capire che le incompatib­ilità indicate dalle case non vanno prese proprio alla lettera.

In effetti, l’ingombro dei “ragni” si ferma alla metà del battistrad­a più vicina al lato esterno, lasciando del tutto libera quella più interna, che è quella critica. Va però valutato se ci sono interferen­ze col passaruota, che potrebbero rompere la catena stessa (proiettand­one pezzi anche sui passanti e sui veicoli intorno) e danneggiar­e la carrozzeri­a.

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