Ok Bankitalia a Ubi per le good banks
Ora scattano i tempi per le procedure autorizzative, entro tre mesi, di Bce e Commissione Ue A breve summit con il capo della Vigilanza Bce, Nouy, e i maggiori gruppi italiani
pI l Direttorio della Banca d’Italia ha chiuso ieri il lungo percorso di salvataggio di tre delle quattro banche in dissesto che erano state poste in risoluzione il 22 novembre del 2015 dopo diversi mesi di commissariamento. Nuova Banca Marche, Nuova Banca Etruria e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti sono state formalmente cedute a Ubi Banca sulla base dell’offerta (di un euro) avanzata una settimana fa. Il disco verde di via Nazionale s’è acceso al termine di una procedura di dismissione condotta, come si sottolinea in una nota, «secondo quanto previsto dalla normativa, nel rispetto dei principi di apertura, trasparenza e non discriminazione».
La procedura era stata riaperta dopo la scadenza del 31 dicembre scorso per offrire la possibilità di presentare eventuali altre offerte sulla base delle condizioni Ubi, offerte che non si sono tuttavia manifestate, portando il passaggio definitivo delle tre good banks all’istituto guidato da Victor Massiah. Ora scattano i tempi per le procedure autorizzative di Bce e Commissione Ue, che dovrebbero arrivare entro tre mesi. Dopodichè si passerà al perfezionamento della cessione prevista prima dell’estate.
L’acquisto è subordinato a un aumento di capitale da 450 milioni per le tre good banks e da 400 milioni per Ubi Banca, in modo da mantenere, già dal 2017, un livello di Cet1 fully loaded superiore all’11%. L’altra condizione è la cessione, da parte di Nuova Banca delle Marche, dell’Etruria e di Carichieti, di circa 2,2 miliardi di euro di crediti deteriorati, di cui si farà carico il Fondo Atlante.
A questo punto l’impegno dell’Unità di risoluzione della Banca d’Italia si concentra sulla chiusura delle trattative in corso con la Banca popolare dell’Emilia romagna per la cessione dell’ultima good bank, la Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara. L’operazione potrebbe arrivare al dunque nelle prossime settimane e ricalcherebbe quella di Ubi, con la cessione di circa 500 milioni di euro di Npl e la preventiva ricapitalizzazione dell’istituto ferrarese per 100-150 milioni da parte del Fondo di risoluzione.
Due giorni fa in occasione dell’audizione davanti alle commissioni Finanze di Camera e Senato sul decreto «salva risparmio» (237/2016), il capo della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, aveva ricordato che con la definizione della vendita delle quattro banche si rende necessario per il Fondo nazionale di risoluzione sostenere ulteriori oneri, il cui valore residuo ammonta a 1,5 miliardi. Per questo Bankitalia ha disposto il richiamo (entro la fine del 2016) di due quote contributive di pari ammontare, quote che le banche potranno versare entro i prossimi 5 anni. Queste risorse aggiuntive serviranno, in parte, anche per rimborsare gli anticipi effettuati al debutto di questo strumento dal pool di banche che intervenne con la garanzia di Cdp. Barbagallo, rispondendo alle domande dei parlamentari, ha chiarito che se in futuro si rendessero necessarie nuove risorse per la dotazione del Fondo nazionale di risoluzione, la Banca d’Italia le potrà richiedere senza nuove disposizioni normative.
Ieri s’è anche appreso che entro fine mese in Banca d’Italia si terrà un summit con il capo della Vigilanza della Bce, Daniele Nouy e le maggiori banche italiane. L’incontro, secondo quanto riferito da Radiocor Plus, è stato esteso anche ai vertici dell’Abi. La Nouy è stata di recente a Roma in occasione di un incontro con gli studenti dell’Università La Sapienza e il nuovo incontro fornirà, con ogni probabilità, l’occasione per un chiarimento con le banche italiane che hanno mostrato crescenti segnali di nervosismo per l’eccessiva attenzione di Francoforte sui crediti deteriorati nazionali rispetto a quella che dedica invece alle rischiose attività illiquide di “livello 3” che abbondano, ad esempio, nei bilanci delle banche tedesche. In vista dell’incontro con Nouy, tema affrontato ieri nel corso dell’Esecutivo dell’Abi, riferiscono fonti finanziarie, palazzo Altieri metterà a punto un dossier che potrà essere la base per il confronto dialettico con la banchiera centrale. Al momento, nell’agenda romana di Nouy non risulta fissato un incontro con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che, come si ricorderà, aveva criticato le modalità di comunicazione della vigilanza Bce nella vicenda del Monte dei Paschi.