Fincantieri, al via la due diligence su Stx France
Firmato un memorandum tra il gruppo triestino e la giustizia coreana che apre l’ultima fase dell’operazione
pLa data da cerchiare in rosso, se non ci saranno intoppi, è fine febbraio, come anticipato da questo giornale (si veda il Sole 24 Ore del 7 gennaio), quando è prevista la sigla dell’atto di cessione del 66,67% di Stx France e dei gloriosi cantieri di Saint-Nazaire a Fincantieri. Nei giorni scorsi, infatti, è stato sottoscritto un memorandum of understanding tra il gruppo triestino e la corte centrale distrettuale di Seul - che sta seguendo la procedura di amministrazione controllata di Stx Offshore & Shipbuilding, la holding sud-coreana cui fa capo Stx France - e si è dato così avvio ufficialmente alla due diligence dell’unico candidato in pista per l’acquisizione.
La tabella di marcia è molto serrata: l’attività di indagine sui conti e sul business del braccio transalpino di Stx dovrebbe andare avanti per un mese e mezzo, a valle del quale è prevista, tra fine febbraio e metà marzo, la firma della “convenzione di cessione” in modo da arrivare poi ad aprile, avendo incassato il via libera dell’Antitrust Europeo e soprattutto l’ok di Parigi, che de- tiene una minoranza di blocco in Stx France, a poter formalizzare l’operazione, con il trasferimento di proprietà dei gloriosi cantieri dell’Atlantique: 2600 dipendenti e un portafoglio ordini di 10 navi più 4 in opzione per Msc e Royal Caribbean (per circa 12 miliardi ).
Il prossimo mese, dunque, sarà cruciale per il buon esito del confronto che si gioca su un doppio binario, industriale e politico. Non a caso, la settimana appena trascorsa ha registrato anche una serie di contatti tra le due sponde: lunedì scorso, il segretario di Stato all’Industria, Christophe Sirugue, ha incontrato Hervé Guillou, numero uno di Dncs, il gruppo militare transalpino a controllo pubblico che il governo vuole schierare nella par- tita su Stx France. Mercoledì, poi, è stato il turno dello stesso ad Bono che, il giorno dopo, interpellato dall’Ansa, a margine di un evento a Trieste, è tornato a ribadire la valenza industriale del piano del gruppo sui cantieri transalpini. «Siamo portatori di un progetto industriale corretto e giusto, valido, che ora riteniamo che deve essere esaminato e valutato per quello che è e per la sua portata», ha spiegato il top manager per poi aggiungere che «senza una cantieristica europea non possiamo competere a livello globale». «Abbiamo costruito l’Europa - ha precisato ancora il ceo - per regolare gli stati del Vecchio Continente, ma non ci siamo accorti che, nel frattempo, il mondo andava in un’altra direzione. In Europa, abbiamo 68 società che fanno telecomunicazioni, Cina e Usa ne hanno tre ciascuna. Se non le mettiamo assieme, non possiamo competere. Così, quando parliamo di difesa comune e partire da un’industria comune è più facile».
Bono resta quindi convinto che il consolidamento dell’industria europea sia un passaggio ormai ineludibile e che in quell’ottica va-
IL CONFRONTO CON PARIGI Mercoledì scorso il ceo Bono ha incontrato il segretario di Stato all’Industria Sirugue. «Siamo portatori di un progetto industriale valido»