Scontro con la Fed? «Rischio shock sui mercati»
p «La legge Dodd-Frank è una regolamentazione bancaria fortemente voluta della Federal Reserve. La banca centrale più volte l’ha difesa in passato. Se Trump vuole ridurne la portata, credo che questa volta il muro lo erigerà la Fed: qui si rischia uno scontro istituzionale tra Casa Bianca e la banca centrale. E se poi la Fed reagirà alla politica di bilancio espansiva con una stretta monetaria, sul mercato temo uno shock di correlazione». Andrea Delitala, head of multi euro asset di Pictet Asset Management, guarda con grande apprensione quanto sta accadendo negli Stati Uniti. Dopo mesi di luna di miele tra i mercati e Donald Trump, ora gli investitori si trovano nella condizione di dover misurare le continue «aggressioni ai capisaldi dell’ordine economico mondiale» da parte del Presidente: per esempio al libero commercio, alle regole prudenziali nel settore bancario e all’indipendenza della banca centrale.
Lo scontro con la Fed è forse l’incognita maggiore per i mercati, perché non riguarda solo la Dodd-Frank ma anche le ricette di politica economica. «Dallo scorso dicembre ho notato che la Fed ha cambiato retorica nei suoi comunicati - osserva Delitala -. Sembra che Janet Yellen stia cercando di far capire a Trump di non esagerare con le politiche fiscali espansive. Se il presidente dovesse andare avanti per la sua strada su questo e su altri fronti, la Fed potrebbe alzare i tassi d’interesse più velocemente di quanto il mercato non si aspetti. A quel punto la reazione di Trump potrebbe essere di difficile interpretazione per gli investitori».
Sui mercati, il rischio finale dello scontro è quello che Delitala chiama «shock da correlazione». Cioè una situazione in cui i tassi Fed salgono più velocemente del previsto (penalizzando i mercati obbligazionari) senza che ci sia uno scenario favorevole per le Borse. Insomma: una fase di estrema incertezza sia sui mercati azionari sia su quelli obbligazionari. «Uno sciame sismico su entrambi», teme Delitala. E non è l’unico che guarda con crescente apprensione alla situazione che si sta creando negli Stati Uniti.
In questo contesto l’Europa rischia di essere ancora una volta il vaso di coccio. Se i tassi d’interesse e i rendimenti americani doves- sero salire più del previsto, l’effetto trascinamento potrebbe spingere al rialzo almeno in parte anche quelli europei. È vero che la Bce potrebbe fare scudo, ma l’inflazione in aumento e le crescenti pressioni tedesche per terminare il quantitative easing potrebbero rendere meno agevole il suo compito. «L’impatto sull’Europa dipende però da che parte andrà il dollaro - osserva Delitala -. Se dovesse salire, l’economia europea ne beneficerebbe. Ma qui entra in gioco l’altra gamba del piano Trump, cioè il protezionismo e la difesa degli interessi americani attraverso un dollaro non troppo forte». È dunque difficile prevedere cosa potrebbe accadere. Ma una cosa è certa: i rischi crescono.