Consulenti e reti divisi sull’attuazione di Mifid2
Anasf rilancia l’opzione per accedere a prestazioni fee only e non indipendenti. Freddezza dalle società
I consulenti finanziari provano la doppietta. Le reti chiudono. In termini calcistici si potrebbe riassumere così il confronto che c’è stato a «Consulentia17», svoltasi nei giorni scorsi a Roma, tra Anasf e gestori. L’idea di Anasf infatti è che, in qualche modo il divieto di svolgere sia la consulenza con retrocessioni sia quella fee only (pagata solo dalle parcelle dei clienti) sia in qualche modo superabile dalle norme interne di recepimento della direttiva Mifid2. I gestori, invece, tranne limitate eccezioni, hanno mostrato interesse quasi esclusivamente per la consulenza non indipendente.
Procediamo con ordine. La Mifid2 prevede che la stessa persona fisica non possa prestare contemporaneamente la consulenza indipendente e quella con retrocessioni. Possono, invece, farlo le società, attrezzandosi a prestare i due servizi con strutture diverse. Come ha spiegato il professor Luca Di Ciommo della Luiss, in realtà la Mifid2 non prevede questo divieto, ma è il regolamento attuativo a introdurlo. Secondo il professore e l’Anasf dei margini per allargare le maglie della regolazione europea ci sarebbero. Basterebbe semplicemente dare al professionista la possibilità di offrire al cliente di scegliere se optare per una consulenza con retrocessioni o per quella indipendente. Oppure scegliere la strada delle società tra consulenti che potrebbe dare una soluzione senza forzare le norme. La consapevolezza, infatti, è che una struttura basata solo sulla seconda forma di consulenza non sia sostenibile nella realtà italiana. E forse neanche altrove, vista la drastica riduzione di figure consulenziali nei paesi europei nei quali (grosso modo Gran Bretagna e Olanda) è stata introdotta la consulenza fee only come unica via per l’intermediazione finanziaria.
Dai gestori, che hanno preso parte al confronto a «Consulentia 2017», la risposta è stata quasi monocorde. Non un cartello, ma un quadro piuttosto uniforme. E al tavolo erano rappresentati: Azimut, Banca Mediolanum, Finanza & Futuro Banca, FinecoBank, Wibida, Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking, Life Bank Bnl. Una preoccupazione per il doppio canale è legata ai costi: creare una seconda struttura con costi non irrilevanti e probabilmente scarsi ritorni non alletta i gestori. Una preoccupazione sulla questione costi è stata per esempio espressa, con la nuova regolamentazione, da parte di Massimo Doris, ad di Mediolanum. Ma anche Armando Escalona di Finanza & Futuro ha spiegato: «Non sarà possibile creare un canale per la consulenza indipendente, perché si creerebbero due strutture separate con raddoppio dei costi aziendali». Alessandro Foti di Fideuram, che pure punta sulla consulenza non indipendente, ha annunciato la creazione di un piccolo team per la consulenza indipendente ai clienti che la richiedessero.
Nel corso di «Consulentia 2017» è stata presentata anche una ricerca di IprMarketing, secondo la quale la motivazione maggiore per rivolgersi a un consulente sono la fiducia (soprattutto tra coloro che un consulente lo hanno) e la competenza (ma qui prevalgono addirittura coloro che non hanno risparmi). Un segnale di spazi per un allargamento della platea a cui i professionisti potranno aprire, per accrescere i margini che i più – a situazione invariata – vedono in via di contrazione.