«Una soluzione nelle società tra consulenti»
Una delle proposte di «Consulentia17» è stata quella di dare al consulente la possibilità di utilizzare sia il canale fee only che quello “non indipendente”...
Ci rivolgiamo a tutti i soggetti presenti sul mercato – e per tali intendiamo anche il legislatore e il regolatore – e chiediamo di avere la libertà di prestare il servizio di consulenza in entrambe le forme previste dalla normativa comunitaria. Quin- di sia quella indipendente che quella non indipendente. Ci convince assai poco il divieto introdotto a questo riguardo.
Però le società non si sono mostrate entusiaste al riguardo...
Le società hanno mostrato interesse al modello “ibrido” in cui possono attrezzarsi per prestare entrambe le forme di consulenza, ma il modello della non indipendenza è quello prevalente, per il quale ci sono già stati investimenti, formazione e ci sono strutture consolidate. Si tratta del servizio che già conosciamo e per il quale Mifid2 alza l’asticella della qualità. Però non è stato detto, tranne qualche timida eccezione, che ci si attrezzerà per l’altra forma. Quindi al momento non lo prevede la normativa, ma neanche le società si stanno organizzando in quella direzione. È venuta fuori un’altra possibilità dalle stesse società...
Ovvero?
La possibilità che si utilizzi la forma della persona giuridica, pure prevista a livello europeo, ma che in Italia non è stata prevista per i consulenti finanziari. È un’idea interessante. Qualcuno però ha anche detto che si penserà a una consulenza di tipo indipendente, ma si creerebbero due divisioni separate, dato il divieto di cui si parlava.
Dalla vostra platea è uscita qualche preoccupazione sulle nuove regole per la rappresentazione dettagliata dei costi prevista da Mifid2. È una preoccupazione reale o solo una diffidenza verso qualcosa di nuovo?
Ci sono un po’ entrambe le cose. Quest’obbligo di trasparenza non è del tutto nuovo. Già la normativa attuale lo prevede. Ora al cliente dovrà essere necessariamente chiarito il costo che sostiene e che va a remunerare due soggetti: il consulente e il gestore. Se il consulente non si è già attrezzato potrebbe avere qualche problema. In questo modo però si pone il cliente in condizione di valutare meglio la prestazione effettuata. Però questa è anche un’opportunità. Come spiegava il profes- sor Di Ciommo ( si veda l’articolo in alto, ndr) è intelligente ritenere che la trasparenza del servizio dal punto di vista del costo, renda chiaro al cliente quanto il consulente guadagna e a questo associa un servizio di qualità, tutto ciò lo mette in grado anche di apprezzare adeguatamente il servizio svolto. La trasparenza aiuta la relazione se rappresentata in modo intelligente.
È emersa una preoccupazione sulla riduzione dei margini. Che ne pensa?
Il tema è tipico di tutta l’industria. In questo caso dell’industria finanziaria. Come gestire questa erosione? Occorre gestire al meglio i costi, ma va anche aumentato l’ambito dei ricavi. Questo si ottiene con un aumento della produttività. Quindi la qualità del servizio ha un suo valore, che è riconosciuto come tale e pagato dai clienti, ma va anche allargata la quota di mercato e aumentata l’efficienza con i clienti che già si hanno. — An. Cr.