«Possibili sinergie importanti da Intesa»
Questo lo scenario se andasse in porto la fusione con Generali Ok anche Luxottica
La preoccupano queste tensioni sui titoli di Stato e la risalita dello spread?
I movimenti dei titoli di Stato non ci sorprendono. A settembre abbiamo praticamente azzerato nei nostri portafogli l’esposizione ai titoli a lunga scadenza, evitando così le grandi perdite a cui saremmo stati esposti negli ultimi quattro mesi. Il punto è che l’Italia ha bisogno di stabilità politica e riforme più decise. In cima alla lista c’è sicuramente la lotta all’evasione (e i risultati positivi dello scorso anno ci dimostrano quanto potenziale ci sia su questo fronte). Nel caso questo e altri attesi interventi non dovessero arrivare credo che continueremo a vedere i tassi a livelli alti. Nei prossimi mesi sarà necessario tenere d’occhio le elezioni in Francia, Olanda e Germania: possibili sorprese potrebbero amplificare l’incertezza sui BTp.
Quali saranno le conseguenze concrete della Brexit sui mercati?
La vera sfida comincia non appena partiranno i negoziati. Il Regno Unito proverà a strappare un buon accordo e le trattative si preannuncia lunghe. L’incertezza potrebbe estendersi per un periodo esteso. Credo che nel breve-medio termine ci si possa aspettare volatilità su molti listini continentali per via delle implicazioni politiche che la Brexit potrebbe avere nelle relazioni tra gli Stati europei. Gli indici di incertezza politica sono ai massimi. Il mio consiglio è di rimanere diversificati per poter navigare con più tranquillità quest’anno. Ma attenzione: l’azionario Europeo è il meno caro tra i paesi sviluppati, se il rischio politico si dovesse ridurre potrebbe essere la sorpresa del 2017.
Come sono cambiate le vostre valutazioni sul mercato americano dopo le elezioni di Trump?
Gli Stati Uniti continuano a essere un paese con un'economia robusta. Trump, contrariamente a quanto gli operatori si aspettavano, ha portato un grande ottimismo, ma ora le aspettative sono alte. I mercati sono stati finora euforici, ma bisogna ancora aspettare di poter valutare le politiche che entreranno per davvero nell’agenda economica dei prossimi anni. Il mercato azionario americano rimane leggermente caro rispetto al passato, ma se la politica monetaria non dovesse spingere sull’acceleratore con rialzi dei tassi repentini, non credo avremo grandi sorprese nel 2017 sia al rialzo sia al ribasso.
Se dovesse investire sui mercati emergenti su quali paesi andrebbe oggi?
La nostra valutazione dei mercati emergenti è molto positiva quest’anno. Nei nostri ribilanciamenti di gennaio abbiamo aumentato sia bond governativi che azionario in quei mercati. Certo non dobbiamo dimenticare che sono entrambi investimenti tipicamente caratterizzati da un’elevata volatilità. L’approccio consigliato è quello il più possibile diversificato. Per i clienti Moneyfarm scegliamo gli Etf per ottenere questo risultato. Per quanto riguarda l’obbligazionario, il mercato continuerà a favorire bond emergenti con elevati ritorni perché la cosiddetta caccia al rendimento non è finita. Penso che i tassi siano ancora bassi per pensare a una rotazione importante tra asset class. L’azionario emergente è a buon mercato e non pensiamo che le politiche commerciali proposte da Trump, di cui è ancora presto per valutare la portata effettiva, avranno effetti immediati. Questa combinazione di fattori potrebbe riservarci sorprese positive nell’azionario emergente.
Qual è il tema che state seguendo con più interesse?
Al momento le elezioni politiche in Francia sono decisamente l’avvenimento più importante per capire cosa succederà in Europa. Le Pen ha promesso che se dovesse vincere porterà il Paese fuori dall’Unione Europea e dall’euro. I sondaggi non la danno per favorita, ma il 2016, l’anno della Brexit e di Trump, ci suggerisce cautela.
Pensa che la fine dell’euro sia un’ipotesi realistica?
Sinceramente no. L’euro ci ha garantito per tanti anni tassi bassi. I Governi non hanno colto questa opportunità per cambiare la struttura economia in molti paesi, tra cui l’Italia. Ora la situazione è difficile con il populismo che riscuote consensi in mancanza di una risposta politica ed economica chiara. Se pensiamo all’Italia, l’idea di tornare alla Lira e vedere il patrimonio di tutte le famiglie dimezzato in un giorno non sembra una scelta allettante o sensata.
Che cosa ne pensa del comparto bancario europeo?