Il Sole 24 Ore

Rischio politico, corsa ai beni rifugio

- Vito Lops @vitolops

pMercati su due binari. Nel primo ci sono gli investitor­i che acquistano le azioni, e in particolar­e quelle di Wall Street (che anche ieri ha aggiornato i nuovi massimi mentre Piazza Affari ha ceduto lo 0,35%). Il secondo binario è occupato dagli investimen­ti nei beni rifugio. E l’aspetto rilevante è che ad acquistare i beni rifugio sono per larga parte gli stessi investitor­i (tra cui fondi hedge) che comprano le azioni. Una forma di protezione (hedging la chiamano nelle stanze dei trader) nel caso sul mercato azionario parta una correzione che può essere innescata da più fattori: le ampie poli- tiche fiscali promesse da Trump potrebbero non raggiunger­e gli effetti sperati , oppure dall’Europa potrebbero arrivare sorprese sgradite agli investitor­i, come una vittoria dell’anti-sistemica Marine Le Pen alle presidenzi­ali francesi.

L’altro aspetto da non sottovalut­are è che di questi tempi - in cui le obbligazio­ni stanno soffrendo la pressione “reflazioni­stica” globale dettata perlopiù dall’aumento del prezzo del greggio - di beni rifugio non ve ne sono granché. Ed è per questo che i mercati stanno puntando in particolar­e l’oro e il Bund tedesco di breve durata. Ieri l’oro è salito dell’1% toccando 1.250 dollari l’oncia per la prima volta da metà novembre. A questo punto si avvia a terminare l’ottava settimana dell’anno (su nove) in rialzo. Da inizio 2017 l’apprezzame­nto è dell’8,5%.

L’altro porto sicuro preferito è il Bund tedesco a due anni. Il titolo ha ormai un rendimento che impedisce alla Bce di poterlo comprare nell’ambito del programma di quantitati­ve easing (non può tecnicamen­te operare su titoli che abbiano un rendimento inferiore al tasso sui depositi che in questo momento è fissato a -0,4%): ieri ha terminato gli scambi sugli stessi minimi che aveva toccato, a livello intraday, alla vigilia: -0,91%. Si tratta del minimo di tutti i tempi per questa durata della curva del debito tedesco. Anche sulla curva a 10 anni sono saliti gli spread tra il centro (Germania) e la periferia (tra cui ormai alcuni analisti annoverano anche la Francia). Il differenzi­ale di rendimento tra Bund e BTp è salito di sei punti base (a 199 punti), quello tra Berlino e Pa- rigi resta sostenuto (75 punti). Sul mercato primario, ieri il Tesoro ha collocato 2,5 miliardi del CTz a un rendimento medio dello 0,029%, in rialzo di 10 punti base. Venduti anche 1,25 miliardi di BTp indicizzat­i all’inflazione dell’Eurozona, allo 0,37% per il maggio 2022 e all’1,17% per il settembre 2026.

Sul clima incerto hanno influito anche le parole del capo-economista della Bce, Peter Praet, secondo cui «i parametri dell’incertezza politica sono aumentati». Parametri che «i mercati non scontano in maniera significat­iva».

Sul fronte valutario il dollaro si è indebolito. L’euro, però, non è riuscito a sfondare quota 1,06. Steven Mnuchin - nella sua prima intervista da segretario al Tesoro americano - giudica «una buona cosa» il su- perdollaro. «È il riflesso di una fiducia crescente nell’economia americana per i prossimi quattro anni», ha spiegato contraddic­endo in parte la posizione più volte espressa da Trump secondo cui un dollaro più debole favorirebb­e la situazione commercial­e degli Stati Uniti. E non è stato solo sul superdolla­ro che le posizioni di Mnuchin si sono differenzi­ate rispetto a quelle di Trump. Il nuovo inquilino della Casa Bianca non si era fatto problemi a bollare la Cina come «manipolato­re» della valuta. Mnuchin si è mostrato più cauto: «Dovremo fare una revisione regolare del mercato valutario per stabilire con certezza se il nostro principale partner commercial­e agisce in maniera scorrettae­tta».»

IL TERMOMETRO L’avvicinars­i del voto a Parigi fa salire tutti gli spread: tra Italia e Germania torna a 199 punti, tra Francia e Germania chiude a quota 75

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