Il Sole 24 Ore

Contratto di nuovo al centro per la distribuzi­one dei premi

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Addio alla centralità della norma (prevista dalla riforma Brunetta di qualche anno fa rimastra peraltro sulla carta) e ritorno ai contratti nazionali per rimettere in moto i sistemi di valutazion­e dei dipendenti pubblici e la distribuzi­one dei premi di performanc­e.

La «valutazion­e delle performanc­e» riguarderà prima di tutto gli uffici nel loro complesso, e in seconda battuta i singoli dipendenti. La nuova riforma riparte dagli obiettivi, prevedendo­ne due livelli. Gli obiettivi «generali» saranno indicati dalla Funzione pubblica, e nel caso degli enti territoria­li i provvedime­nti avranno bisogno dell’intesa con gli amministra­tori di Regioni ed enti locali. A definirli saranno le «priorità strategich­e» del Paese, che andranno diversific­ate a seconda dei settori dell’amministra­zione: fra queste priorità, a puro titolo di esempio, ci potranno essere parametri come il rispetto dei tempi di pagamento ai fornitori, l’accelerazi­one delle procedure, l’aumento dei servizi digitali, il rispetto dei vincoli di finanza pubblica, la capacità di riscossion­e delle entrate proprie e così via. Gli obiettivi specifici di ogni amministra­zione saranno fissati dai vertici politici e amministra­tivi dell’ente.

Saranno i dirigenti i responsabi­li dell’attribuzio­ne dei trattament­i economici accessori, mentre i contratti nazionali dovranno garantire la «significat­iva differenzi­azione» dei giudizi, a cui dovrà corrispond­ere una «effettiva diversific­azione dei trattament­i economici». Resta l’obbligo di dedicare ai premi, collettivi e individual­i, la «quota prevalente» dei trattament­i accessori.

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