Contratto di nuovo al centro per la distribuzione dei premi
Addio alla centralità della norma (prevista dalla riforma Brunetta di qualche anno fa rimastra peraltro sulla carta) e ritorno ai contratti nazionali per rimettere in moto i sistemi di valutazione dei dipendenti pubblici e la distribuzione dei premi di performance.
La «valutazione delle performance» riguarderà prima di tutto gli uffici nel loro complesso, e in seconda battuta i singoli dipendenti. La nuova riforma riparte dagli obiettivi, prevedendone due livelli. Gli obiettivi «generali» saranno indicati dalla Funzione pubblica, e nel caso degli enti territoriali i provvedimenti avranno bisogno dell’intesa con gli amministratori di Regioni ed enti locali. A definirli saranno le «priorità strategiche» del Paese, che andranno diversificate a seconda dei settori dell’amministrazione: fra queste priorità, a puro titolo di esempio, ci potranno essere parametri come il rispetto dei tempi di pagamento ai fornitori, l’accelerazione delle procedure, l’aumento dei servizi digitali, il rispetto dei vincoli di finanza pubblica, la capacità di riscossione delle entrate proprie e così via. Gli obiettivi specifici di ogni amministrazione saranno fissati dai vertici politici e amministrativi dell’ente.
Saranno i dirigenti i responsabili dell’attribuzione dei trattamenti economici accessori, mentre i contratti nazionali dovranno garantire la «significativa differenziazione» dei giudizi, a cui dovrà corrispondere una «effettiva diversificazione dei trattamenti economici». Resta l’obbligo di dedicare ai premi, collettivi e individuali, la «quota prevalente» dei trattamenti accessori.