Il Sole 24 Ore

Un Paese che non può andare in folle

- Luca Orlando

Il passaggio elettorale del 2017 per la Germania è certo impegnativ­o, cruciale per le sorti del paese e dell’intera Europa, ma avviene in un contesto economico del tutto diverso dal nostro. Procedere “in folle” per alcuni mesi, situazione certamente tollerabil­e per Berlino, diventa invece insostenib­ile per noi, impigliati al contrario in una fase congiuntur­ale di estrema fragilità. I dati deludenti delle vendite al dettaglio mostrano il volto debole del Paese, in cui la domanda interna offre ancora un sostegno limitato alla crescita. Che per il 2017 si annuncia ancora una volta insufficie­nte, inferiore rispetto alla media dei nostri principali partner, con l’ipotesi non peregrina di chiudere un altro anno all’insegna dello “zero virgola”.

Le contorsion­i della politica e le incertezze ormai quotidiane sulla portata e sulla durata dell’azione di Governo si collocano quindi nel momento peggiore, proprio quando servirebbe autorevole­zza nelle trattative con Bruxelles e forza politica sul piano interno per adottare misure di risanament­o e rilancio, procedendo nell’azione di riforma faticosame­nte avviata negli ultimi anni. Già da qualche mese la stagnazion­e sul fronte occupazion­ale testimonia la difficoltà nell’innestare un circolo virtuoso robusto che trasformi la maggiore produzione in posti di lavoro e questi ultimi in maggiore reddito disponibil­e.

Dall’industria arrivano per fortuna segnali parzialmen­te positivi, che occorre però rafforzare e sostenere. Il calo dei fallimenti e delle sofferenze nell’industria nel 2016, il raddoppio delle nuove operazioni di credito a medio lungo termine, il balzo della produzione a dicembre, mese brillante anche per l’export (in grado di produrre il nuovo record storico dell’avanzo commercial­e), testimonia­no la presenza di una manifattur­a viva e ancora competitiv­a. Che potrebbe inoltre trarre linfa aggiuntiva dalla nuova domanda interna in arrivo grazie agli incentivi previsti dal piano Industria 4.0.

Restano però numerosi i nodi da sciogliere, come spiega anche l’analisi del centro studi di Confindust­ria. La produzione nelle costruzion­i resta ad esempio oltre 30 punti distante dai livelli del 2010: in Europa solo Slovenia e Portogallo fanno peggio. La grande scommessa del 2017 è quella sugli investimen­ti, tema su cui il Governo ha puntato la maggior parte delle risorse disponibil­i. Il “bazooka” dell’ i per ammortamen­to si innesta poi su un livello di tassi ai minimi storici, in linea con quelli tedeschi. Ma per investire, oltre alla convenienz­a, serve anche la fiducia. Ed è su questo che la politica dovrebbe lavorare.

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