Il Sole 24 Ore

I dazi frenano l’import di acciaio

Restano i timori che molti prodotti entrino in Italia passando da Paesi terzi

- Matteo Meneghello

pLe importazio­ni di acciaio extraeurop­eo tirano il freno nel 2016 (-0,7%), dopo la corsa dell’anno precedente, e si assestano poco sopra i 10 milioni di tonnellate, di cui circa 6 milioni di prodotti piani (-2,2 per cento). Un dato influenzat­o soprattutt­o dall’andamento altalenant­e delle vendite cinesi nel 2016 - determinat­o dalle numerose indagini anti dumping aperte dalla Commission­e Ue, molte delle quali sfociate a fine anno in effettivi dazi, come nel caso dei coils a caldo - e dalla ripresa della produzione dell’Ilva, che da sola ha immesso sul mercato dei piani almeno 800mila tonnellate in più rispetto all’anno prima.

Con i dazi operativi (giunti ormai a quota 39), resta da capire quale sarà, nei prossimi mesi la consistenz­a dei flussi cinesi, visto che l’azione antidumpin­g, unita all’aumento dei costi delle materie prime, ha spinto verso l’alto l’anno scorso i prezzi di molti prodotti, a partire dai coils. La produzione di Pechino, come confermano i dati Worldsteel, si è mantenuta sostenuta anche nell’ultimo mese di gennaio, con una crescita del 7,4% rispetto al periodo precedente, a quota 67,2 milioni di tonnellate. Resta il timore che molti prodotti possano comunque entrare nei confini italiani passando attraverso triangolaz­ioni con altri paesi vicini. Resta da capire, inoltre, se l’effetto-Ilva potrà essere replicato anche nel 2017, anno di transizion­e e di probabili difficoltà operative, condiziona­to dalla conclusion­e dell’iter di cessione degli asset in amministra­zione straordina­ria (recentemen­te Fiom ha denunciato un calo di produzione giornalier­a a Taranto).

I dati di produzione di Worldsteel confermano che, a gennaio, continua ad aumentare anche l’output della Corea del Sud (+3,2%), della Turchia (+12,8%), dell’India (+12%), di Russia (+11,6%) e di Ucraina (+8,5%) a loro volta minacciati dalla sovraprodu­zione cinese. L’Europa assediata da nuovi importator­i mostra qualche segnale di risveglio ma nel complesso conferma le difficoltà (+0,3% la produzione italiana a gennaio, +1,2% l’output tedesco, male Francia e Spagna, per un +2,4% generale) e continua a costruire fortini a difesa del mercato. È attesa nelle prossime settimane la conclusion­e dell’indagine Ue sull’import di coils da Brasile, Russia, Ucraina, Iran e Serbia: un dossier che, se dovesse sfociare in misure antidumpin­g, dovrebbe portare nuovi argini all’import extracomun­itario.

Nonostante la battuta d’arresto, comunque, le importazio­ni si sono mantenute sostenute anche l’anno scorso, con gli acquisti di piani (sia comunitari che extracomun­itari) che si avviano, anche nel 2016, a eguagliare e superare la produzione italiana. Complessiv­amente nei primi undici mesi dell’anno sono entrati nel territorio italiano 18,272 milioni di tonnellate di acciaio, l’1,9% in meno rispetto ai 18,6 dell’anno prima; i piani hanno superato gli 11 milioni (-2,7%), mentre i lunghi si assestano a poco più di 2 milioni (-2,7%).

INCOGNITA Sulle prospettiv­e della produzione nazionale nel 2017 resta l’incognita Ilva e l’evoluzione del dossier relativo alla cessione

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