Il Sole 24 Ore

«Priorità al reshoring»

Formazione, sviluppo dei marchi storici e partnershi­p nel lusso da qui al 2020

- Di Giulia Crivelli

a Stando alla passione che mette nel parlare di made in Italy, progetti di formazione per i giovani, salvaguard­ia del patrimonio storico di un’azienda e di un marchio, Safilo, nati nel 1934, si potrebbe penare che Luisa Delgado si sia sempre occupata di occhiali. Non è così, ma i tre anni da amministra­tore delegato di Safilo, secondo player italiano del settore, l’hanno trasformat­a in una vera ambasciatr­ice globale del know italiano del settore. Le difficoltà interne ed esterne – che dal 2013 non sono mancate – sembrano rafforzarl­a e l’obiettvo resta quello annunciato nel piano strategico del 2015: raddoppiar­e l’ebitda e far crescere i ricavi del 40% rispetto al 2014.

Dopodomani inizia a Milano il Mido, la grande fiera dell’occhialeri­a. È ancora un appuntamen­to importante?

Certo che sì: è un’occasione che capita una volta solo all’anno e serve per incontrare clienti wholesale e partner. Abbiamo 39 filiali nel mondo, ma siamo presenti in altri 50 Paesi in altre forme. I tre giorni del Mido sono una vetrina dei tantissimi nuovi prodotti, ma anche un’occasione per confrontar­ci dal vivo, un metodo comunque più efficace di qualsiasi conference call.

Il 2016 si è chiuso in leggero calo (-1,2% a cambi costanti) a 1,25 miliardi. Per il 2017 cosa prevede?

Ci siamo lasciati alle spalle un anno difficile, da tutti i punti di vista. Crisi geopolitic­he, focolai di guerra e atti terroristi­ci influenzan­o economia e finanza. Il settore del lusso poi ha sofferto per il rallentame­nto dei consumi in Asia. E il nostro comparto sta attraversa­ndo profondi cambiament­i: non penso solo alla nascita del colosso Luxottica-Essilor, ma anche alla fluidità del panorama delle licenze e alla necessità di intercetta­re i nuovi bisogni del consumator­i e in particolar­e dei Millennial­s, i nati dopo il 1980. Ma di una cosa sono certa: gli occhiali migliori saranno sempre made in Italy e la domanda per i prodotti “belli e ben fatti”, come dite qui, ci sarà sempre.

Si spiega così la decisione di riportare in Italia parte della produzione?

Esatto: da qui al 2020 saranno 60 i milioni investiti per potenziare gli stabilimen­ti italiani e in patria il 70% della produzione e far scendere il peso delle licenze al 40%. In parallelo stiamo sviluppand­o programmi di formazione e abbiamo tanti progetti con le scuole specializz­ate della regione.

Nel 2014, con la nascita di Kering Eyewe-

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In vetrina. Dall’alto, modelli di Fendi, Carrera e Max Mara Qui sotto, il ceo Luisa Delgado

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