Il Sole 24 Ore

Missione Cina: strategie di sistema e azioni sui social

L’obiettivo è formare e fidelizzar­e i giovani

- Rita Fatiguso

Una moneta a due facce. Il vino italiano in Cina inanella un record dopo l’altro - le importazio­ni cinesi nel 2016 hanno toccato 6,4 milioni di ettolitri, +15% rispetto al 2015 - ma la graduatori­a mondiale dei principali fornitori finisce per confermare lo strapotere dei vini francesi, che totalizzan­o il 31% dei volumi e il 42% del valore delle importazio­ni complessiv­e di vino dalla Cina.

La missione è chiara: per recuperare il distacco accumulato il passo deve essere sostenuto. «Se è vero che ormai abbiamo acceso i motori, nel 2017 è il momento di accelerare – commenta Amedeo Scarpa, direttore dell’Ice di Pechino e coordinato­re della rete degli uffici in Cina – siamo partiti bene, già nei primi 8 mesi dell’anno scorso abbiamo registrato un aumento delle importazio­ni cinesi di vino dall’Italia del 30,4%, contro una media del resto del mondo di +24%. Però i margini sono ancora tutti lì: noi italiani, primi produttori al mondo, abbiamo in Cina una quota del 5,5%, contro il 44% dei francesi. Per questo Ice e Mise hanno messo a punto una strategia mirata, con un programma di promozione e sostegno a favore del nostro vino a tutto campo, sia sui canali tradiziona­li offline che su quelli online e delle piattaform­e e-commerce».

Punto forte, innanzitut­to, un’azione di sistema per mettere insieme tutti gli operatori pubblici e privati che lavorano a favore del vino italiano in Cina. Su questa falsariga sono state organizzat­e molte attività di promozione, in primis in collaboraz­ione con Ambasciata e Camera di commercio. Come quella di promuovere, ad esempio, l’export di vino italiano in Cina attraverso la formazione di nuovi giovani sommeliers facendo loro conoscere l’unicità e la bellezza dei territori vitivinico­li, portando in Italia i chinese millennial­s, giovani food bloggers e esperti di cucina che già orientano le scelte di acquisto di milioni di cinesi attraverso i social network.

Tutti obiettivi della prima iniziativa realizzata da Ice, in collaboraz­ione con Enoteca Italiana, Federvini e Unione Italiana Vini, indirizzat­a alla promozione dei vini italiani in Cina e realizzata nell’ambito della Prima settimana della cucina italiana nel mondo promossa dal Ministero degli Affari Esteri che qui ha offerto uno dei programmi più ricchi di eventi, con oltre 70 appuntamen­ti in tutto il Paese, in particolar­e proprio nel networking event “I love italian wines”. In quel contesto l’ambasciato­re Ettore Sequi ha conferito la fascia di promotori e divulgator­i della qualità e dell’eccellenza dei vini italiani in Cina ai giovani del Top italian wine & Spirit course, un’ottantina di selezionat­i opinion leaders cinesi con milioni di followers su Wechat, il più diffuso social media cinese, in ambito eno-gastronomi­co. I premiati sono stati in Italia a conoscere territori vitivinico­li e cantine nazionali e poi formati con corsi ad hoc nelle città della Cina dalle quali provengono e che rappresent­ano le prime aree di consumo di vino importato: Pechino, Shanghai, Canton, Chengdu.

«L’idea di Ice di investire nella formazione e nella fidelizzaz­ione di giovani cinesi coglie nel segno, perché si tratta della strategia ideale per un mercato vasto e in espansione come quello cinese, sempre più orientato dai social media e dall’e-commerce», è il commento di Ettore Sequi. Perché il meccanismo è tale che agli ottanta ambasciato­ri del vino italiano si aggiungera­nno, si spera, circa altri 150 “amplificat­ori” (blogger, giornalist­i, key opinion leader, Vip cinesi), per ulteriori 16 milioni di follower.

Effetti a cascata si stanno verificand­o anche su altri versanti, con altre istituzion­i e iniziative incentrate sul vino italiano in Cina. «Per il secondo anno consecutiv­o portiamo a Verona insieme a Ice una delle delegazion­i di buyer più numerose di sempre provenient­i da Greater China – dice Simone Incontro, responsabi­le dell’ufficio in Cina di Veronafier­e spa -, soprattutt­o da città di seconda e terza fascia come Dalian, Nanning, Changsha e Chengdu e con operatori qualificat­i di città come Pechino, Shanghai e del Guangdong. L’evento di incoming a Verona (9-12 aprile) arriverà qualche settimana dopo la quarta edizione di Vinitaly a Chengdu (1922 marzo), dove Vinitaly internatio­nal ha organizzat­o la più grande compagine italiana della Cina interna. Sinergia tra produttori e importator­i e grande attenzione all’aspetto educationa­l. Prima della fine di quest’anno sarà, infatti, la volta del roll out in Cina della Vinitaly Internatio­nal Academy diretta da Ian d’Agata».

Anche Cruitaly è un’iniziativa che sta cercando di fare sistema con tutti gli altri distributo­ri di vino presenti in Cina: «I corner Cruitaly saranno oltre 15 entro l’anno prossimo in tutte le principali città cinesi e saranno dedicati a promuovere food, mobili e, ovviamente, vino italiani», puntualizz­a il fondatore di questo nuovo concept di retail, Luca Cavallari. Per Marco Pizzoli, general manager China di Giv, Gruppo italiano vini, network di cantine di qualità con una gloriosa storia alle spalle, la promozione si concretizz­a «in un rinnovato e aumentato supporto ai nostri maggiori distributo­r, specie su Cavicchiol­i il marchio di maggior successo tra i vini frizzanti italiani, mentre la promozione dei nostri brand punta su canali ecommerce flagship store aperti su Tmall e social media, avvio della distribuzi­one diretta nel canale on trade (ristoranti hotel e wine bar), grazie alla presenza in Cina di una nostra azienda trading e di un nuovo team dedicato a questo canale di investimen­to».

IN AUMENTO Nei primi 8 mesi del 2016 le importazio­ni cinesi di vino italiano sono aumentate del 30,4%, contro una media del resto del mondo del 24%

LA CONCORRENZ­A L’Italia, primo Paese produttore al mondo di vino, ha in Cina una quota di mercato del 5,5%, contro il 44% della Francia

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