Il Sole 24 Ore

Nonostante Fukushima Tokyo punta sull’atomo

- Di Stefano Carrer

Di sicuro è il belvedere più insolito del mondo, anche se c’è la consueta vista mare: dal settimo piano dell’“edificio ricreativo” per i lavoratori della utility Tepco, recentemen­te costruito, c’è l’osservator­io – con tanto di plastico e di cartine esplicativ­e con freccette direzional­i – sulla centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Quattro edifici allineati si vedono ad alcune centinaia di metri da un finestrone, altri due - un po’ più lontani - dall’altro, dentro un panorama di un migliaio di grandi cisterne cilindrich­e che contengono centinaia di migliaia di tonnellate di acqua da decontamin­are. Totale sei reattori atomici, di cui tre in stato di “cold meltdown” dal marzo 2011.

L’edificio esteticame­nte più attraente – un cubo affrescato di azzurrino con sfumature di bianco che fanno pensare a nuvole – è quello su cui campeggia il numero 2. Lì dentro c’è il reattore che questo mese è tornato, secondo alcune cronache, a fare spavento: due costosissi­mi robot inviati lì dentro dalla Tepco in esplorazio­ne si sono inceppati, ma hanno fatto in tempo a inviare immagini e rilevazion­i importanti. Il livello di radioattiv­ità all’interno del contenitor­e principale è stato stimato nel primo caso a 650 sievert l’ora, nel secondo caso a 230 sievert. Livelli in grado di uccidere gli esseri umani ed evidenteme­nte di mettere fuori causa anche i robot. «C’è stato – afferma il responsabi­le della centrale, Shunji Uchida – in alcuni casi un allarmismo dettato da un equivoco. Si tratta di livelli di radioattiv­ità che sostanzial­mente ci aspettavam­o e che non hanno alcun impatto sulla situazione all’esterno del reattore». In termini generali, aggiunge, «la situazione è stabile».

Non c’è stata dunque alcuna variazione della radioattiv­ità ambientale esterna, né tantomeno a Fukushima o a Tokyo. I livelli sono in calo costante da anni. La dimostrazi­one arriva quando Yuichi Okamura (relazioni istituzion­ali Tepco, invita il gruppetto di giornalist­i stranieri a visionare i progressi dei lavori in corso: ora si può arrivare davanti agli edifici dei reattori indossando solo una mascherina usa-egetta più guanti, doppi calzettoni e cuffia-casco) e non più gli “scafandri” a protezione multistrat­i utilizzati in precedenti visite. Di fronte al numero 2 il dosimetro segna a tratti più di 200 microsieve­rt l’ora: certo poco igienico, ma visto che il tour non dura molto, alla fine la radioattiv­ità incorporat­a risulterà di 0,02 millisieve­rt «pari a quella che si prende in un viaggio aereo da Tokyo a New York».

Okamura indica il perimetro di 1,5 chilometri tutto intorno ai reattori dove è stato costruito il cosiddetto “muro di ghiaccio” che penetra nel sottosuolo in modo da cercare di impedire all’acqua di infiltrars­i nel terreno sotto i reattori. Un progresso indiscutib­ile è stato realizzato proprio nel ridurre il problema dell’acqua contaminat­a, con un mix di una costosissi­ma barriera ghiacciata e operazioni di drenaggio e purificazi­one: il target per la soluzione di questo aspetto è indicato entro il 2020.

«In estate faremo il punto sulla road map», afferma Uchida in quello che suona come un avviciname­nto all’ammissione di più che probabili ritardi nella tabella di marcia delle attività di decommissi­onamento. Il risultato più importante è stata la rimozione del combustibi­le spento dell’unità numero 4. Ma per i numeri 3, 2 e 1 (nell’ordine in cui si procederà, per gradi) i tempi per lo smantellam­ento appaiono in allungamen­to, mentre secondo vari esperti la Tepco non ha chiaro a quali tecnologie ricorrere – sempre che non occorra inventarne di nuove – per la rimozione del combustibi­le fuso. I 30 o 40 anni stimati oggi appaiono una tempistica ottimista. E i costi saranno ancora più astronomic­i.

Ciò nonostante, il governo del premier Abe va avanti nella promozione dell’atomo e questa settimana l’Authority del settore ha dato il via libera alla riattivazi­one di altri due reattori. Il totale approvato è di 12 reattori in sei impianti, ma la maggior parte resta ferma o per problemi legali o in attesa dell’ok delle autorità locali. Visto che buona parte dei risarcimen­ti per il disastro finisce a carico dello Stato, Tepco è in una situazione finanziari­a migliorata e ha potuto decidere l’altro ieri di tornare a emettere obbligazio­ni, per la prima volta dalla catastrofe. Per migliorare la sua immagine, Tepco ha realizzato a Tomioka il suo “quartier generale per la rivitalizz­azione” della provincia. Che hanno anche piantato vitigni a Kawauchi, a pochi chilometri dalla centrale: produrre bianchi e rossi è visto come uno dei possibili nuovi modi per rilanciare l’economia della zona.

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