Il Sole 24 Ore

Salini, l’internazio­nalizzazio­ne spinge i ricavi a 6,1 miliardi

Gli Usa pesano da soli per il 25% del giro d’affari

- Simone Filippetti S.Fi.

pIl 2016 sarà ricordato come l’anno della svolta in casa Salini: l’apertura del Canale di Panama, opera mondiale di portata storica; e la “cittadinan­za” degli Stati Uniti, il mercato del futuro. In dodici mesi il “campione nazionale”, definizion­e di Pietro Salini dopo il matrimonio con Impregilo, ha cambiato pelle. Da grande azienda a gruppo sempre più internazio­nale (e anzi americano, il paese che ormai pesa di piu: da solo il 25% del giro d’affari) con una presenza geografica omogenea, tra Europa, Medio Oriente e appuno Nord America. La vittoria di Donald Trump, eletto a furor di popolo sulle promesse di ricostruir­e le derelitte strade e ferrovie d’America con un mega piano da 1000 miliardi di dollari, è stata un simbolico passaggio a sancire la nuova «vita americana» del gruppo italiano.

La trasformaz­ione si è riflessa anche sui conti, che hanno sorpreso il mercato. Il giro d'affari si è attestato a 6,1 miliardi di euro (+1,1%). Ma siccome per un costruttor­e i ricavi non sono un dato significat­ivo, il numero più consistent­e è quello del portafogli­o ordini: 36 miliardi, di cui oltre 7 nel 2016. C’era molta attesa sui numeri 2016 di Salini: erano un test per capire se il nuovo corso annunciato a Londra fosse credibile e realistico. La risposta implicita è positiva. «Tutte le nostre strategie hanno funzionato - ha commentato Pietro Salini - i processi non si vedono, ma i risultati Sì». Mentre tutti lanciano l’allarme sugli stranieri conquistan­o l’Italia (che per Salini ormai vale solo il 7%, Ndr), «bisognereb­be anche ricordarsi di aziende italiane che invece comprano all’estero» ha rivendicat­o Salini.

A fine maggio Salini Impregilo era inciampata sul l 2016. Al debutto londinese per l’attesissim­o piano industrial­e, il contractor aveva subìto uno scivolone del 13%. Non era una bocciatura del piano industrial­e, che punta a fare di Salini Impregilo il più grande gruppo privato italiano (con un giro d’affari di 9 miliardi), ma la delusione sull’anno per il quale si prevedevan­o “solo” 6 miliardi di ricavi. Nel frattempo però, un po’ di cose sono cambiate (e in meglio) nel settecente­sco Palazzo Testa Piccolimin­i, la sontuosa sede del gruppo a Roma: l'outsider Trump ha cambiato lo scenario geopolitic­o. Scenario dove Salini si era piazzata con tempismo perfetto (a gennaio 2016 è stata comprata Lane, storico costruttor­e di strade in America).

Visto in prospettiv­a storica, la voce di bilancio migliore è il debito: calato a 350 milioni a fine 2016 (dai 370 del 2015, esclusa la cassa sborsata per comprare Lane, un debito classifica­to come auto liquidante). A oggi i debiti netti sono meno di una volta il Mol (a 560 milioni). Da macigno, dopo la scalata a Impregilo, il debito è ora fisiologic­o. Ecco che dunque la Borsa ieri ha brindato ai numeri, riportando il titolo sopra quota 3 euro (+3%).

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