Intesa boccia il dossier Generali
Il passo indietro dopo una ver ifica sulla compagnia assicurativa durata un mese - La banca va avanti con il piano di crescita Messina: non abbiamo individuato le opportunità per creare valore per gli azionisti
Intesa Sanpaolo chiude il dossier Generali su una possibile combinazione industriale. Dopo una verifica durata un mese, il gruppo guidato da Carlo Messina ha reso noto di aver «completato le valutazioni»: in «base alle informazioni allo stato pubblicamente disponibili» sul Leone, non sono state individuate le «opportunità» rispondenti ai criteri posti come condizioni all’aggregazione. E afferma la volontà di crescere in maniera organica, per linee interne.
Intesa Sanpaolo dice addio al progetto di una possibile combinazione industriale con Generali. L’indicazione è arrivata ieri sera direttamente dalla banca guidata da Carlo Messina. Al termine di una verifica durata un mese esatto, il management della banca ha reso noto di aver «completato le valutazioni». E così, in «base alle informazioni allo stato pubblicamente disponibili» sul Leone, il gruppo non ha individuato le «opportunità» rispondenti ai criteri che erano stati posti come condizioni essenziali all’aggregazione. Ovvero quella «creazione e distribuzione di valore per i propri azionisti» che, nell’idea della banca, sono funzionali al mantenimento della solidità patrimoniale.
Il passo indietro di Intesa, del resto, era nell’aria. Lo stesso Messina, all’inizio di febbraio, aveva annunciato di volersi prendere «tutto il tempo necessario» per ponderare al meglio la decisione. E in quell’occasione il manager aveva fissato le condizioni minime attorno a cui costruire una proposta. Ovvero la salvaguardia del capitale (senza sconti o franchigie), la conferma della redditività e una razionalità industriale di fondo. Condizioni che evidentemente, a valle del processo di approfondimento, sono mancate. A non essere mancate, in queste settimane, invece sono state le domande di analisti e investitori, che si sono interrogati sulle prospettive industriali di un’ipotetica combinazione tra le due realtà.
Resta il fatto che, chiuso il dossier sul gruppo triestino, il gruppo bancario punta a voltare pagina. E afferma la volontà di crescere in maniera organica, per linee interne, secondo le linee guida che saranno alla base del prossimo piano industriale. La banca sta infatti lavorando a un nuovo piano d’impresa, che potrebbe essere presentato tra l’estate e l’autunno, anche se non è escluso venga svelato all’inizio del nuovo anno. Di sicuro il nuovo piano sarà in «continuità» con quello attuale, che guarda al 2017 come punto di arrivo. In questo senso, anche ieri la banca nella nota conferma l’«impegno alla distribuzione di dieci miliardi di euro di dividendi cash complessivi» per l’intero quadriennio. Ad oggi ne mancano 3,4 per centrare l’obiettivo.
Intesa ribadisce anche i vettori a partire dai quali intende crescere nei prossimi anni.Uno schema operativo già noto al mercato, che va dallo sviluppo del wealth management al rafforzamento nel ramo danni, fino ad arrivare all’investimento finalizzato al miglioramento della qualità degli attivi. Ma che dimostra il desiderio di superare rapidamente la vicenda Generali.
Dal wealth al ramo danni
Uno dei focus principali della banca, come segnalato nella nota, sarà costituito in particolare dal wealth management, dove la banca conta di costruire «un’ulteriore significativa crescita». L’idea, in questo senso, è di spingere il pedale sulla conversione della massiccia dose di attività finanziarie in portafoglio, e in particolare circa 30 miliardi di euro di titoli obbligazionari retail in scadenza nel triennio 20172019, oltre 30 miliardi di euro di depositi affluiti nella Banca dei Territori e Private Banking dall’ultimo trimestre del 2015 e oltre 150 miliardi di euro di raccolta amministrata in essere.
Altro tassello sarà invece costituito invece dallo sviluppo nel ramo assicurativo danni, dove Ca’ de Sass punta ad innalzare «il grado di penetrazione presso la clientela ai livelli raggiunti dal ramo vita», con «opportuni» interventi in sinergia con le reti bancarie.
DOSSIER CHIUSO Chiuso il capitolo sul gruppo triestino Intesa ribadisce la volontà di crescere per linee interne seguendo il prossimo piano industriale
Cross selling
Altro vettore di crescita dovrebbe essere costituito dal potenziamento del cross-selling. Qui Intesa conta di fare leva su Banca Itb, recentemente acquisita: una rete da 20mila punti operativi, rappresentati dalle tabaccherie italiane. Al bacino potenziale di circa 25 milioni di clienti, il gruppo intende offirire prodotti bancari “light”, come carte di pagamento, piccoli prestiti personali e conti in versione semplificata rispetto ai prodotti offerti in filiale. Nuove iniziative riguarderanno anche la banca multicanale e digitale, che oggi conta circa 6,4 milioni di clienti con circa l’80% dei prodotti disponibili tramite piattaforme multicanali, la digitalizzazione attiva in tutte le filiali con la dematerializzazione del 100% delle operazioni sui prodotti prioritari.
L’attenzione al patrimonio
Sotto il profilo finanziario e patrimoniale, infine, massima attenzione, promette ancora la banca, sarà riservata al margine d’interesse come al «mantenimento dell’eccellenza» nel cost/income ratio, con «un’elevata efficienza conseguente al continuo cost management». Il tutto senza dimenticare la qualità dell’attivo e del costo del rischio, da migliorare anche «mediante adeguati investimenti in risorse umane e tecnologiche». Obiettivo: una riduzione dell’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi alla clientela, da realizzare «senza operazioni straordinarie».