I PALETTI E IL SISTEMA TUTELATO
Dopo un’attenta analisi del dossier Generali, il ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina ha bocciato l’ipotesi di una combinazione industriale tra i due grandi gruppi finanziari italiani. Più delle opportunità, che pure c’erano, nella valutazione finale del «case study» hanno preval- so le incognite sulla sostenibilità finanziaria dell’operazione. A partire dalla mancanza di dati certi sulla chiusura dei dati del bilancio 2016 delle Assicurazioni Generali, che sarà approvato a metà marzo, e che in assenza di una due diligence preventiva, secondo le valutazioni del top management di Intesa, potrebbe risentire del cambio di governance al vertice della compagnia triestina, dopo l’uscita del direttore generale Alberto Minali, cui fino a poche settimane fa doveva spettare la responsabilità dei conti del gruppo.
L’idea di una combination industriale che costruisse il più grande polo italiano del risparmio è stata attentamente valutata per oltre un mese da Messina e dai suoi più stretti collaboratori del top management di Intesa. Ma la fuga di notizie sull’operazione allo studio ha determinato uno sbalzo delle valutazioni di Borsa dei due gruppi, creando un divario di oltre 5 miliardi rispetto ai valori precedenti ai rumors, e si è creata una situazione che ha fatto vacillare uno dei paletti posti da Intesa perchè l’operazione si realizzasse: la compatibilità patrimoniale e la tutela dei dividendi futuri per gli azionisti di Intesa Sanpaolo. Oltre alla netta opposizione del vertice di un grande gruppo finanziario come Generali, che non ha esitato a investire oltre un miliardo per rilevare più del 3% del capitale di Intesa bloccando di fatto ogni aggregazione che non passasse da un’offerta ostile.
Alle difficoltà di governance (supposte da Intesa) e finanziarie (ormai reali, dato il divario dei prezzi di Borsa), nelle valutazioni della banca si sono aggiunte anche le recenti rassicurazioni sul mantenimento dello status quo all’interno del sistema banco-assicurativo europeo. La temuta operazione ostile su Generali da parte dei francesi di Axa, in più occasioni ipotizzata dai mercati, è sfumata anche per la manifesta contrarietà del sistema Italia. Le dichiarazioni ufficiali dei giorni scorsi dei vertici di Axa, dopo mesi di rumors di mercato di interesse mai smentiti, non lasciano più spazio - anche sulla base dei regolamenti delle Autorità di Vigilanza europee - a iniziative ostili su Generali. E questo elemento di chiarezza si deve anche all’iniziativa «muscolare» di Intesa che, pur con la premessa della tutela dei propri azionisti, ha fatto capire ai grandi gruppi europei che il sistema Italia era in grado di tutelare l’interesse strategico del Paese per le Generali. Mantenere la «testa» dei grandi gruppi finanziari in Italia, anche se con un azionariato sempre più internazionale, è interesse dell’intero sistema economico.