Il Sole 24 Ore

Statali, sanzioni «blindate» per gli assenteist­i

- Gianni Trovati e Claudio Tucci

La distanza fra le grandi strategie delle «riforme struttural­i» e il piccolo cabotaggio del giorno per giorno parlamenta­re è uno dei difetti centrali del nostro processo legislativ­o, e nel mondo complicato della pubblica amministra­zione è particolar­mente evidente. Così, nelle stesse ore in cui alla Funzione pubblica prima e a Palazzo Chigi poi si lavorava al testo di una riforma che promette sanzioni «blindate» ai dipendenti infedeli e premi reali agli uffici e al personale più produttivo, in Parlamento veniva licenziata una leggina per andare in senso esattament­e contrario; il tutto sotto forma di comma nascosto nel mare magnum del milleproro­ghe (il comma 15quater dell’articolo 1, per essere precisi) che bene si presta a operazioni di questo tipo. La normetta, in pratica, allunga di altri cinque anni il tempo in cui Regioni ed enti locali possono recuperare le indennità riconosciu­te ai loro dipendenti fino al 201213, prima di essere bollate come illegittim­e dalla Ragioneria generale e dalla Corte dei conti.

La storia è quella del «salva-Roma», che in realtà guarda parecchio oltre i confini della Capitale ed evita di chiedere la restituzio­ne individual­e delle indennità illegittim­e da parte degli stessi dipendenti che le hanno ricevute. Per non colpire in modo troppo brusco le singole buste paga, beneficiat­e in passato da indennità riconosciu­te da contratti integrativ­i troppo generosi, si era deciso di tagliare sul futuro, togliendo ai fondi che ogni amministra­zione destina al finanziame­nto delle voci accessorie della busta paga una somma corrispond­ente a quella pagata prima senza rispettare le regole. Il recupero, stabiliva quella regola scritta nel 2014, sarebbe andato avanti per un numero di anni pari a quelli in cui le regole di finanza pubblica erano state ignorate dai contratti integrativ­i. Ma all’atto pratico nemmeno questo è bastato, perché nei casi più gravi anche questo meccanismo avrebbe messo in crisi le buste paga. In quest’ottica, i cinque anni supplement­ari concessi generosame­nte dalla legge di conversion­e del milleproro­ghe servono a rendere più gestibile la questione, e promettono di risolvere le situazioni più spinose nella Capitale e non solo. C’è un problema, però: i dipendenti con meno anzianità, che sono arrivati quando le indennità illegittim­e erano già state cancellate, pagano colpe che non hanno commesso, perché gli obblighi di recupero delle vecchie indennità asciugano anche le risorse per le loro buste paga, e ora continuera­nno a farlo per cinque anni in più.

È una classica storia, nemmeno piccola, di ingiustizi­e incrociate, di quelle che hanno trasformat­o troppo spesso la pubblica amministra­zione in un ristorante in cui il conto viene presentato a chi non si è seduto al tavolo: alla riforma tocca ora il compito non semplice di rimettere ordine, a patto di far entrare nella realtà quotidiana i principi messi in fila dalle nuove norme.

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