Rush di fine anno dei ricavi industriali
Il balzo del 9,4% del fatturato r iporta in positivo (+0,2%) il bilancio annuo e spinge l’indice ai massimi dal 2011 - Ripresa per tutti comparti Cresce la fiducia delle imprese, per la manifattura è il top dal 2008 - Secondo calo per le famiglie
pPer trovare un livello superiore dell’indice occorre tornare al lontano dicembre 2011. Lo scatto dei ricavi industriali di dicembre riporta indietro le lancette, esattamente in linea con quanto accaduto per al produzione industriale, grazie ad un rimbalzo tendenziale del 9,4% frutto di una crescita robusta sia sul mercato interno (+8,2%) che estero (+11,8%). Dati corretti verso l’alto dall’Istat per tenere conto del calendario meno favorevole, miglioramento che parte tuttavia da una robusta crescita grezza di sei punti, omogenea tra Italia ed estero.
Una ripresa consistente, visibile anche su base mensile (+2,6%, terzo rialzo consecutivo), in grado persino di ripor- tare in terreno positivo il bilancio dell’intero 2016, con progressi tuttavia limitati ad un magro +0,2%, +1,3% se si esclude dal calcolo l’energia.
Risultati interessanti, quelli del mese, soprattutto perché corali, prodotti da una crescita diffusa che coinvolge beni di consumo (+6,1%), intermedi (+9,4%) e strumentali (+12%), a cui si aggiunge il +11,1% per l’energia.
In termini settoriali l’unico segno meno del mese è per l’attività estrattiva. Altrove si registrano solo progressi, in molti casi ( tessile- abbigliamento, metallurgia, apparati elettrici e mezzi di trasporto) a doppia cifra. Il dato forse più confortante è però quello dell’area vasta della meccanica strumentale e delle attrezzature, per cui i ricavi lievitano nel mese del 18,3%, segnalando una possibile ripresa del ciclo degli investimenti da parte delle imprese.
L’indice dei ricavi su base destagionalizzata si porta così a quota 104,5 (il 100 di riferimento è il 2010), livello più alto mai toccato da dicembre 2011, così come accaduto per la produzione industriale. Un progresso legato in termini settoriali ai beni strumentali (112,5) e dal lato geografico ai mercati esteri, arrivati già quasi 30 punti oltre i livelli 2010, distanti invece ancora oltre cinque punti per i ricavi realizzati sul mercato interno.
Segnali contrastanti arrivano invece dal lato delle commesse, in progresso nel mese (+2,8%) grazie al mercato interno ma in frenata su base annua (-0,9% nei dati grezzi, penalizzati dal calendario) per effetto di un calo a doppia cifra oltreconfine, a cui si contrappone invece un robusto +10,3% negli ordini nazionali. Il bilancio dell’intero anno, così come per le vendite, resta tuttavia deludente, con una frenata grezza dell’1,2% determinata dal calo in Italia.
Con i dati di ricavi e ordini si completa il quadro dell’industria per il mese di dicembre, in decisa crescita per tutti gli indicatori.
Il balzo della produzione industriale, +6,6% su base annua, miglior dato da agosto 2011, ha prodotto una revisione al rialzo delle stime sul Pil (+0,9% nel 2016 il dato preliminare Istat, oltre le ipotesi del Governo), producendo per l’intero anno (+1,6%) il miglior risultato dal 2010.
Un dato inatteso, oltre le stime degli analisti, che porta l’indice dell’output industriale a quota 96,5: per trovare un livello superiore (il 100 di riferimento è il 2010) occorre tornare al lontano dicembre del 2011.
Altro progresso rilevante del mese è quello dell’export, in crescita media del 5,7%, grazie ad una ripresa corale che coinvolge l’Europa ma anche i mercati più remoti. Accelerazione finale in grado portare i ricavi correnti oltreconfine al nuovo massimo storico (417 miliardi), così come al top di sempre (51,6 miliardi) è arrivato il surplus commerciale. In attesa dei primi dati del 2017, sono di buon auspicio anche le indicazioni in arrivo dal credito a medio-lungo termine, con le nuove operazioni del 2016 (22,3 miliardi) raddoppiate rispetto all’anno precedente, segnale di una possibile ripresa del ciclo degli investimenti.
Mood positivo visibile del resto anche nelle indicazioni Istat relative al clima di fiducia, in crescita a febbraio per le imprese di quasi un punto, (da 103,3 a 104) arrivando ai massimi da gennaio 2016. Risultato di un progresso collettivo che vede solo le costruzioni mantenersi su livelli stabili. In miglioramento invece la fiducia dell’area manifatturiera (da 105 a 106,3), del commercio al dettaglio (da 103,4 a 108,5) e dei servizi (un decimale in più, a quota 105,5). Per la manifattura, trainata in particolare dall’area dei beni strumentali, si tratta del livello più alto da febbraio 2008. Diverso il risultato per i consumatori, il cui indice di fiducia (giù di due punti, a quota 106,6) cede terreno per il secondo mese consecutivo, con dinamiche omogenee (verso il basso) per tutte le componenti: per trovare un livello più basso occorre tornare in questo caso a maggio 2015.
IL TREND Fatturato in forte progresso sia all’estero che in Italia con più settori in aumento a doppia cifra. Ordini frenati dal calo oltreconfine