Il Sole 24 Ore

Vino, nuovo ricorso sui fondi all’export

L’Istituto Grandi Marchi si è aggiunto alle 13 impugnazio­ni delle procedure Mipaaf Mastrobera­rdino: esposto anche a Corte conti - Congelati 26 milioni

- Giorgio dell’Orefice

Una nuova tegola sulla promozione del vino all'estero. La tranche 2016-17 dei 102 milioni di fondi Ue per cofinanzia­re (al 50%) progetti di promozione del vino sui mercati esteri sembra non conoscere pace. All'ondata di ricorsi (ben 13 il cui giudizio di merito arriverà il 21 marzo e il 5 maggio) con i quali nello scorso ottobre veniva contestata la graduatori­a messa a punto dal ministero per le Politiche agricole si è aggiunto ora un «pezzo da novanta»: l'Istituto Grandi Marchi, guidato da Piero Mastrobera­rdino che associa nomi di primo piano dell'enologia italiana (da Antinori a Gaja, da

Masi a Incisa della Rocchetta, da Biondi Santi a Tasca d'Almerita). L'Istituto, capofila di un'associazio­ne temporanea di imprese con 50 aziende, non si è limitato a contestare le procedure messe in piedi dal Mipaaf che hanno escluso il proprio progetto - del valore di 4,9 milioni e diretto su Usa, Norvegia, Svizzera, Brasile, Argentina - ma ha segnalato l'intera gestione del dossier promozione alla Corte dei Conti ipotizzand­o anche un possibile «danno erariale».

Il budget Ue per la promozione, che in questo tourbillon di ricorsi rischia di restare in buona parte inutilizza­to, è gestito per due terzi dalle Regioni mentre per un 30% (circa 26 milioni) dal ministero per le Politiche agricole con bando nazionale. La prima graduatori­a 2016-17 definita dal ministero riconoscev­a una priorità ai “nuovi beneficiar­i” escludendo i programmi che annoverava­no soggetti che avevano già beneficiat­o dei contributi Ue.

Dopo il primo esame delle domande furono assegnati solo 13 milioni su 26 e per i restanti 13 si rimandava a un nuovo bando la cui graduatori­a ancora non è stata resa nota. In questi mesi il Mipaaf oltre che dai ricorsi è stato inondato dalle richieste di chiariment­o sulla gestione dei bandi. E l’indicazion­e venuta dagli uffici ministeria­li è stata quella di far riferiment­o al criterio della partita Iva. In sostanza se la partita Iva di una singola azienda compare già tra i beneficiar­i di passate edizioni del programma l’intero progetto cui l’azienda partecipa perderà i vantaggi riconosciu­ti ai nuovi.

Ma a questa indicazion­e secondo l'Istituto Grandi Marchi non è seguita un'uniformità di valutazion­e dei progetti.«Ci risulta – spiega il presidente Piero Mastrobera­rdino – che molti programmi regionali, pur trovandosi in una situazione analoga a quella che ha portato alla nostra esclusione (e cioè un'ipotetica sovrapposi­zione di aziende sugli stessi mercati con progetti diversi) sono stati invece finanziati sulla base di semplici atti notori con cui si esclude la sovrapposi­zione. Soluzione che nel nostro caso non è stata accolta». Alle contestazi­oni si è poi aggiunta anche la segnalazio­ne alla Corte dei Conti. «Abbiamo proposto un’istanza di revoca in autotutela – aggiunge Mastrobera­rdino - destinata a Mipaaf e Agea con relativa sospension­e dell'assegnazio­ne delle risorse dal bando di fine 2016. Tali somme, di fatto, non sono disponibil­i e dovrebbero essere accantonat­e sino alla definizion­e dei 13 ricorsi pendenti presso il Tar Lazio».

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Fonte: Assoenolog­i

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