Il Sole 24 Ore

Le muraglie cinesi sono piene di crepe

È polemica a Londra dopo lo scoop del Times sulle attività di Iss

- di Leonardo Maisano

È sempre un problema di muraglie cinesi. Sospettate di essere un po’ troppo fragili, un po’ troppo porose a un’acustica che rischia di compromett­ere la tenuta stagna di business destinati a restare separati. La metafora questa volta non riguarda le banche, ma i proxy advisors, al centro di una polemica che è esplosa in queste ore in Gran Bretagna sulla scia di uno scoop del Times. La vicenda chiama in gioco Iss, leader mondiale, con Glass Lewisnell ’advisory di azionisti che s’af- fidano alle società di consulenza per indirizzar­e il loro voto in assemblea.

Talvolta, gli shareholde­rs delegano tutte le funzioni, lasciando ai proxy advisors non solo il compito di formulare un parere, ma anche di presentarl­o. Una pratica diffusa soprattutt­o negli Stati Uniti, ma che cresce in Europa e in UK in particolar­e, spingendo i consulenti a creative evoluzioni per far ingrandire il business originale. Iss ha generato anni fa Iss corporate solutions (Isc) per offrire servizi di consulenza non più solo agli azionisti, indicando quali politiche siano opportune in nome delle best practices e, quindi, per non sbattere contro il “no” in assemblea. Secondo la ricostruzi­one accreditat­a dal Times, Iss «ha avvicinato società britannich­e quotate precisando di poter individuar­e potenziali problemi sui pacchetti salariali esi- stenti e suggerendo come aggirarli per garantire il “sì” dell’assemblea». Tanto è bastato per sollevare il sospetto del potenziale conflitto d’interessi.

«Un esterno potrebbe dire – ha commentato al Sole24Ore Chris Hodge di Governance Institute – che la contraddiz­ione è intrinseca, al di là del chinese wall». Che è un po’ come fare i compiti in classe e poi darsi il voto. L’approccio di Iss – sempre affidandos­i alla ricostruzi­one del Times smentita con decisione dalla società di consulenza – sarebbe stato piuttosto pesante, con Cda di società Ftse messi sotto pressione indebita. Come dire: o prendete i nostri servizi al board o rischiate di andare a sbattere in assemblea. «Il presidente del comitato remunerazi­one di una società quotata ha detto al Times – ha scritto il quotidiano britannico – che l’approccio di Iss era di stampo mafioso».

Parole grosse. Per Iss è un «falso» rappresent­are il suo operato come una sorta di minaccioso ricatto, ma ha riconosciu­to il potenziale conflitto d’interessi fra l’advisory al board e il servizio agli azionisti. Sostiene di essersi protetta dal rischio innalzando un solido «firewall» – variante «architetto­nica» del chinese wall – fra segmenti di business confliggen­ti. In altre parole, dicono, i compiti li fa lo studente e i voti li dà il professore. È possibile, forse probabile, ma la delicatezz­a del tema retribuzio­ne nella Gran Bretagna della Brexit indica che la remunerati­on policy sarà sotto attento scrutinio nelle assemblee prossime venture. In attesa che sia varata l’imminente direttiva europea sui proxy advisors che dovrà regolare il tema del conflitto d’interessi anche nel Regno Unito. Fino a quando Londra ne farà parte.

Più che ergere muraglie cinesi, secondo altri osservator­i, basterebbe un poco più di attivismo degli azionisti. È la tesi – non disinteres­sata–che sostiene date mpoJa mie Dim on. Il numero uno diJpM organda anni va dicendo chela crisi finanziari­a avrebbe avuto effetti diversi se gli azionisti fossero stati meno pigri. Troppe deleghe ai consulenti a cominciare dai proxy advisors. «C’è del vero – precisa Chris Hodge – anche se solo una frazione minima dell’azionariat­o del Ftse 350 ha in assoluto votato contro le proposte del board. D’altro canto la stagione delle assemblee è concentrat­a e gli shareholde­rs istituzion­ali non sono sempre nella posizione di poter scrutinare direttamen­te le po lici es proposte dal board ». Delega dunque? Forse, maso los esi sarà del tutto dissolta ogni ombra di conflitto di interessi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy