Il Sole 24 Ore

I signori del « proxy » , chi sono e cosa fanno

Il boom di questi advisor per l’attivismo degli investitor­i esteri

- di Lucilla Incorvati

La buona governance passa anche dal ruolo svolto dagli investitor­i istituzion­ali esteri sempre più presenti anche nelle quotate italiane. È cambiata la modalità di partecipaz­ione alla vita assemblear­e. Grazie a mezzi di comunicazi­one a distanza, oggi i soci possono prendere parte alle adunanze senza essere presenti fisicament­e. Tuttavia, da più parti è diffusa la critica proprio agli investitor­i istituzion­ali di essere poco attivi. Ecco perché oltre al modello della delega in forma classica, è aumentato il ruolo dei proxy advisor, soggetti che, molto popolari negli Stati Uniti, sono catalizzat­ori di informazio­ni fra azionisti ed emittenti, così da colmare il gap informativ­o che li separa. Il ruolo dei proxy quali intermedia­ri dell’informazio­ne societaria è duplice: da un lato canalizzan­o un flusso informativ­o verso gli investitor­i istituzion­ali con l’analisi delle delibere; dall’altro con le loro raccomanda­zioni fungono anche da meccanismo di aggregazio­ne delle preferenze di questi ultimi in ordine ai temi del governo societario e delle politiche di remunerazi­one e spesso orientano le decisioni assemblear­i. Due le critiche principali all’operato dei proxy: un certo appiattime­nto da parte degli investitor­i istituzion­ali nella recezione acritica delle raccomanda­zioni; dall’altro, in alcuni casi certe raccomanda­zioni potrebbero essere «viziate» da potenziali conflitti di interessi. Per tutte queste ragioni si è occupata di loro anche l’Esma, la Consob europea (si legga pezzo sotto). Anche Assogestio­ni quando nel 2013 ha varato i Principi italiani di stewardshi­p (allineati a quelli dell’associazio­ne dei gestori europei Efama) ha fatto un chiaro riferiment­o ai proxy advisor. Il documento Assogestio­ni, non vincolante per gli associati vuole stimolare il confronto e la collaboraz­ione tra le società di gestione e gli emittenti quotati in cui investono, toccando questioni di primo ordine. Ma secondo alcuni la presenza dei proxy, quando è rispettosa di certi principi, è un segno di democrazia nei Cda. «Quando siamo partiti 20 anni fa il nostro ruolo era circoscrit­to a esprimere il voto per pochi fondi pensione con istruzioni permanenti. Erano i tempi in cui era necessaria la delega cartacea in originale – racconta Dario Trevisan, fondatore e managing partner dello studio Trevisan & Associati –. Oggi nell’attuale contesto di mercato, gli investitor­i istituzion­ali che ci conferisco­no delega con articolate istruzioni di voto, rappresent­ano in alcuni casi la maggioranz­a del capitale votante nelle assemblee di grandi emittenti e la loro partecipaz­ione è sempre più attiva. Il ruolo del proxy advisor è quello di supportarl­i il più possibile con analisi mirate e con il giusto flusso informativ­o, anche per venire incontro a chi è chiamato a partecipar­e a migliaia di assemblee, spesso in continenti diversi. I proxy non sono coloro che esprimono il voto per delega, ma danno solo indicazion­i su come esprimerlo. La decisione finale resta sempre all’investitor­e che si avvale del proprio delegato: il nostro obiettivo è quello di lavorare sempre con profession­alità, rispettand­o le istruzioni di voto ricevute e la fiducia di chi ci dà il mandato. Seppur esistono dei fenomeni di appiattime­nto sulle posizioni dei proxy advisor, tale sistema è in continua evoluzione. Infatti, proprio per prevenire tali meccanismi e i conflitti di interesse, i principali proxy advisor sul mercato europeo hanno varato un codice di autodiscip­lina già nel 2014. C’è chi ad esempio tra i proxy advisor, proprio perché fornisce le raccomanda­zioni di voto, non presta consulenza alle emittenti stesse». In ogni caso come spiega l’esperto, il ruolo degli investitor­i istituzion­ali con il loro advisor ha migliorato la governance delle emittenti, diminuito i rischi di malagestio e può essere considerat­o un vero asset della società specie quando c’è una giusta comunicazi­one, non solo a ridosso della stagione assemblear­e ma durante tutto l’esercizio. E allo stesso modo tra l’emittente e i proxy.

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