I signori del « proxy » , chi sono e cosa fanno
Il boom di questi advisor per l’attivismo degli investitori esteri
La buona governance passa anche dal ruolo svolto dagli investitori istituzionali esteri sempre più presenti anche nelle quotate italiane. È cambiata la modalità di partecipazione alla vita assembleare. Grazie a mezzi di comunicazione a distanza, oggi i soci possono prendere parte alle adunanze senza essere presenti fisicamente. Tuttavia, da più parti è diffusa la critica proprio agli investitori istituzionali di essere poco attivi. Ecco perché oltre al modello della delega in forma classica, è aumentato il ruolo dei proxy advisor, soggetti che, molto popolari negli Stati Uniti, sono catalizzatori di informazioni fra azionisti ed emittenti, così da colmare il gap informativo che li separa. Il ruolo dei proxy quali intermediari dell’informazione societaria è duplice: da un lato canalizzano un flusso informativo verso gli investitori istituzionali con l’analisi delle delibere; dall’altro con le loro raccomandazioni fungono anche da meccanismo di aggregazione delle preferenze di questi ultimi in ordine ai temi del governo societario e delle politiche di remunerazione e spesso orientano le decisioni assembleari. Due le critiche principali all’operato dei proxy: un certo appiattimento da parte degli investitori istituzionali nella recezione acritica delle raccomandazioni; dall’altro, in alcuni casi certe raccomandazioni potrebbero essere «viziate» da potenziali conflitti di interessi. Per tutte queste ragioni si è occupata di loro anche l’Esma, la Consob europea (si legga pezzo sotto). Anche Assogestioni quando nel 2013 ha varato i Principi italiani di stewardship (allineati a quelli dell’associazione dei gestori europei Efama) ha fatto un chiaro riferimento ai proxy advisor. Il documento Assogestioni, non vincolante per gli associati vuole stimolare il confronto e la collaborazione tra le società di gestione e gli emittenti quotati in cui investono, toccando questioni di primo ordine. Ma secondo alcuni la presenza dei proxy, quando è rispettosa di certi principi, è un segno di democrazia nei Cda. «Quando siamo partiti 20 anni fa il nostro ruolo era circoscritto a esprimere il voto per pochi fondi pensione con istruzioni permanenti. Erano i tempi in cui era necessaria la delega cartacea in originale – racconta Dario Trevisan, fondatore e managing partner dello studio Trevisan & Associati –. Oggi nell’attuale contesto di mercato, gli investitori istituzionali che ci conferiscono delega con articolate istruzioni di voto, rappresentano in alcuni casi la maggioranza del capitale votante nelle assemblee di grandi emittenti e la loro partecipazione è sempre più attiva. Il ruolo del proxy advisor è quello di supportarli il più possibile con analisi mirate e con il giusto flusso informativo, anche per venire incontro a chi è chiamato a partecipare a migliaia di assemblee, spesso in continenti diversi. I proxy non sono coloro che esprimono il voto per delega, ma danno solo indicazioni su come esprimerlo. La decisione finale resta sempre all’investitore che si avvale del proprio delegato: il nostro obiettivo è quello di lavorare sempre con professionalità, rispettando le istruzioni di voto ricevute e la fiducia di chi ci dà il mandato. Seppur esistono dei fenomeni di appiattimento sulle posizioni dei proxy advisor, tale sistema è in continua evoluzione. Infatti, proprio per prevenire tali meccanismi e i conflitti di interesse, i principali proxy advisor sul mercato europeo hanno varato un codice di autodisciplina già nel 2014. C’è chi ad esempio tra i proxy advisor, proprio perché fornisce le raccomandazioni di voto, non presta consulenza alle emittenti stesse». In ogni caso come spiega l’esperto, il ruolo degli investitori istituzionali con il loro advisor ha migliorato la governance delle emittenti, diminuito i rischi di malagestio e può essere considerato un vero asset della società specie quando c’è una giusta comunicazione, non solo a ridosso della stagione assembleare ma durante tutto l’esercizio. E allo stesso modo tra l’emittente e i proxy.