Conti correnti e inflazione, rispunta la «tassa» occulta
L’indice dei prezzi ai massimi dal 2013 Come difendersi tra costi in banca e mini re mu nerazioni
L’inflazione rialza la testa in Italia. L’indice dei prezzi al consumo è cresciuto dell’1% in gennaio, al top da agosto 2013. Negli ultimi anni abbiamo vissuto un’insolita fase di prezzi sottozero, una situazione che ha salvaguardato il potere d’acquisto dei cittadini. La ripresa dell’inflazione diventa una sorta di “tassa occulta” visto che circa un terzo degli asset degli italiani è detenuto in contanti o conti correnti, dove le mini-remunerazioni non tengono il passo dei prezzi in crescita.
Cosa fare dunque? Se si pensa che l’inflazione abbia avviato un ciclo rialzista strutturale ci sarà «anche una ripresa dei tassi di interesse - spiega Manfredi Urciuoli, responsabile comunicazione di ConfrontaConti.it - e pertanto dei rendimenti, quindi nell’immediato si dovrebbe evitare di rimanere vincolati su rendimenti ridotti e che magari possano non coprire l’effetto inflativo. Considerando che nel mese di febbraio la differenza di tasso d’interesse fra conti depositi vincolati e liberi è minima (il tasso medio dei conti deposito vincolati a 12 mesi è di 1,275% mentre il tasso medio dei conti deposito liberi è dello 0,95%), se ne potrebbe dedurre che il vincolo non sia sufficiente a coprire il rischio di un nuovo incremento dell’inflazione». Se si fosse certi invece che lo scenario futuro ri- servi un’inflazione moderata, il vincolo potrebbe invece essere una soluzione efficiente. I conti correnti attualmente non rendono praticamente nulla: secondo l’ultimo report di Banca d’Italia nel 2015 hanno avuto una giacenza media di circa 5.400 euro e la remunerazione sulle somme depositate è diminuita allo 0,2%. È quindi opportuno concentrarsi sul fronte dei costi. Nel 2015 la spesa media di gestione di un conto corrente bancario è stata di circa 76 euro (49 euro per il conto corrente postale), «ma esistono sul mercato - continua Urciuoli - diversi conti correnti che se utilizzati esclusivamente online non costano nulla. È necessario che l’utente si informi e dedichi attenzione agli strumenti che sceglie e a come li usa». C’è poi da computare l’imposta di bollo, nei casi in cui viene applicata (per il conto corrente solo con le giacenze sopra i 5mila euro).
Sono due le strategie immediate che ogni cliente può mettere in campo per difendere il potere d’acquisto dei risparmi: selezionare conti correnti o di deposito che abbiano remumerazioni superiori all’inflazione ed agire sui costi dei conti. «Il mercato bancario - spiega Elena Mazzotti, managing director Accenture - continua a essere caratterizzato da una forte attenzione alla compressione dei costi. Con riferimento al conto corrente bancario si evidenzia un continuo calo delle condizioni economiche». L’indagine di Banca d’Italia fotografa un costo di 48,9 euro/annui medi per i conti aperti da un anno contro i 93,2 euro/annui medi per i conti aperti da oltre 10 anni. «La dinamica del calo - conclude Mazzotti - è spiegata dalla politica di compressione dei costi, in particolare quelli fissi, che rappresentano circa il 65% del totale».