I fondi a cedola rastrellano il 62% della raccolta totale
Nel 2016 in Italia nelle casse dei fondi a cedola sono affluiti 21,4 miliardi di euro
Sono solo delle stime ma sono attendibili e, soprattutto, sono gli unici dati disponibili. Nell’ultimo decennio, infatti, le società di gestione dei fondi comuni hanno via via perso la buona abitudine di comunicare la raccolta netta dei singoli prodotti presenti nella loro gamma di offerta. Ma dall’analisi condotta da Plus24, con l’aiuto del database Morningstar, è possibile desumere che in Italia nel 2016 su 34,5 miliardi raccolti nel complesso dall’industria dei fondi comuni, ben 21,4 miliardi di euro sono stati indirizzati sui fondi a cedola.
il successo commerciale
Prosegue quindi il trend che vede ormai da 5 anni gli intermediari proporre ai clienti soprattutto fondi con una scadenza predefinita, in genere 5-7 anni, che promettono l’incasso di proventi periodici paragonabili a quelli dei titoli di Stato. Il rendimento, però, in genere non è certo neanche a scadenza. Il valore delle cedole è infatti “garantito” solo per i primi anni di vita del fondo, mentre l’ultima cedola non è predeterminata e potrebbe non essere pagata. Per ingolosire l’investitore, quindi, il gestore potrebbe pagare negli anni cedole anche superiori al rendimento dei titoli in portafoglio, senza restituire a scadenza tutto il capitale inizialmente versato. E nonostante le “garanzie” di partenza, l’investimento potrebbe chiudersi in perdita.
i campioni di incassi
Il gruppo più attivo su questo versante anche nel 2016 è stato Eurizon Capital, che ha portato a casa più di 8 miliardi con i circa 50 fondi a cedola lanciati a ripetizione sul mercato nel corso dell’ultimo anno. Tra le altre case d’investimento che cavalcano il successo dei fondi a cedola figurano Ubi, Anima, Arca, Pioneer Investments e Aletti Gestielle. Quest’ultima società può “vantare” (in realtà non diffonde neanche i dati) nella sua gamma di offerta i due fondi a cedola campioni di incassi nel 2016: in fase di collocamento Gestielle Cedola Fissa III e Gestielle Cedola Multi Target III sono riusciti ad attrarre intorno al miliardo di euro cadauno (vedi tabella a lato).
l’incentivo per i collocatori
Le reti di vendita sono invogliate a spingere i fondi a cedola perché hanno la prospettiva di incassare subito tutte le provvigioni di collocamento che in genere viaggiano intorno al 3-5%. Una percentuale del capitale raccolto viene quindi girata ai distributori e imputata al fondo in un’unica soluzione, per essere poi ammortizzata linearmente ogni giorno per tutta la durata del fondo. Ed è per questo che questi prodotti prevedono una commissione di uscita a carico dei singoli partecipanti in caso di rimborsi richiesti prima che la commissione di collocamento sia stata interamente ammortizzata. Una vera e propria penale di uscita anticipata che dovrebbe disincentivare i riscatti prima della scadenza.
Eppure gli investitori spesso escono anzitempo dall’investimento, anche su suggerimento degli stessi intermediari che guadagnano più commissioni se i clienti passano da un fondo all’altro. Un effetto distorsivo che che, numeri alla mano, Plus24 ha portato alla luce nel settembre del 2013 dimostrando che non si trattava solo di un rischio potenziale e su cui la Consob ha successivamente deciso di vederci chiaro, fino a sanzionare il Banco Popolare.
Adesso a scorrere i flussi di raccolta stimata dei fondi a cedola proposti negli ultimi tre anni, non ci sono casi di massicci disinvestimenti realizzati in un solo mese per essere dirottati su fondi a cedola di nuova emissione. Tuttavia, anche se questi prodotti vengono proposti al cliente con il consiglio di portarli a scadenza, spesso i sottoscrittori optano per un riscatto anticipato del capitale investito. In alcuni casi le masse uscite da fondi ancora lontani dalla scadenza sono anche nell’ordine del 60% delle masse inizialmente raccolte (vedi tabella in basso). E l’arco temporale consigliato è spesso solo un “lontano” ricordo.