L’appeal dei bond variabili
Se il trend del rialzo dei tassi si confermerà, esistono opportunità dai titoli indicizzati all’Euribor
In un’era dei tassi a “zero” era fisiologico non parlare delle obbligazioni a tasso variabile. Ma oggi, con le aspettative di un progressivo rialzo dei rendimenti in Europa, puntare su questi bond potrebbe essere un’opportunità. Come sempre, però, bisogna sia tenere a mente i rischi, sia farsi aiutare da consulenti (possibilmente senza conflitti di interesse) per “calibrare” bene la percentuale di questi bond da tenere in un portafoglio ben diversificato.
la situazione generale
Il rialzo dei rendimenti negli ultimi mesi sta quindi riportando di attualità le obbligazioni a tasso variabile (o indicizzate). In questi bond la cedola è collegata a un tasso o a un indice (da cui appunto il nome indicizzate) e al salire di questo tasso la cedola sale (e viceversa); in questo modo il flusso cedolare si adegua automaticamente in funzione dei movimenti di mercato. A differenza dei titoli a cedola fissa, come per esempio i BTp, le obbligazioni indicizzate offrono pertanto una maggiore stabilità poiché non devono subire aggiustamenti di prezzo al variare di tassi e rendimenti (l’aggiustamento è già fatto per l’appunto sulle cedole).
il legame con l’euribor
Le obbligazioni a tasso variabile più diffuse sono quelle che legano le cedole all’Euribor (con scadenza a tre o a sei mesi), spesso maggiorato di uno spread che è tanto più generoso quanto più rischioso viene percepito l’emittente. Per esempio, obbligazioni a tasso variabile di emittenti con rating molto elevato (da doppia A in su) offrono cedole legate all’Euribor senza alcuna maggiorazione. Lo Stato italiano, invece, che ha un rating di tripla B, offre emissioni a tasso variabile (i CcT) con una maggiorazione dello 0,75% annuo (è stato anche più elevato in passato).
In ogni caso, a prescindere dallo spread offerto, l’Euribor è oggi estremamente basso (-0,30% per la scadenza a tre mesi e -0,23% per la scadenza a sei mesi) e ciò implica che il flusso cedolare attuale rimane ugualmente basso; 0% per i titoli di emittenti a rating elevato e di poco positivo per i CcT.
cosa fare?
Che senso ha allora investire in queste obbligazioni? «Bisogna - risponde Jacopo Ceccatelli, ad di Marzotto Sim - sempre guardare avanti; nonostante oggi il flusso cedolare sia esiguo o nullo, se in futuro dovesse effettivamente verificarsi il rialzo dei tassi e dei rendimenti, per chi avrà oggi sottoscritto obbligazioni indicizzate ci sarà il vantaggio di veder crescere gradualmente il flusso cedolare, non subendo tra l’altro l’adeguamento al ribasso dei prezzi, che dovrà invece subire chi ha sottoscritto obbligazioni a tasso fisso».
Per chi è dunque convinto che ci sarà un progressivo rialzo dei tassi, le alternative sono diverse ma assai meno numerose rispetto all’offerta dei bond a tasso fisso. Infatti, Stati come Germania, Belgio o Spagna presentano un’offerta discontinua mentre l’unico Paese “costante” a emettere obbligazioni a tasso variabile è l’Italia, attraverso appunto i CcT.
i bond delle banche
Molto attive nel proporre bond indicizzati sono le banche che, anche per esigenze di equilibrio tra attivo e passivo di bilancio, offrono regolarmente emissioni legate all’Euribor. «È molto importante - continua Ceccatelli - valutare sia il merito di credito della banca, sia le garanzie di liquidità sul mercato secondario (cioè dopo la fase di sottoscrizione). Vi sono inoltre numerose altri bond indicizzati (Cpi, Cms, Steepeners, Euribor con floor) che, date le caratteristiche di complessità e di scarsa liquidità, non sono in genere adatte al retail».