La frenesia grande nemica dell’investire
La frenesia è probabilmente il peggior nemico degli investitori. Prendere decisioni sull’onda emotiva di quanto sta accadendo intorno spesso può costare molto caro. E non parliamo solo delle fasi di panico, in cui ci si libera di un titolo travolto dalle vendite. Ma anche di un momento come quello attuale, in cui c’è una gran voglia da parte degli investitori retail di cavalcare il rialzo del mercato azionario dopo il balzo registrato in dicembre. La prima fiammata, seguita all’esito del referendum italiano, ha avuto un movimento molto violento a Piazza Affari e sulle altre Borse del Vecchio Continente e molti sono rimasti alla finestra. Si sa che serve tempo per far percepire un mercato al rialzo. In compenso, come si evince anche dalle “pressioni” che ricevono i consulenti e gli stessi gestori più attivi, c’è una gran voglia oggi da parte dei piccoli risparmiatori di spingere il piede sull’acceleratore del rischio complice anche le notizie di continui massimi storici che arrivano da Wall Street. I movimenti che si stanno registrando sull’equity in Italia/Europa nelle ultime settimane non hanno volumi vistosi e sono spesso caratterizzati da improvvisi cambi di fronte all’interno della stessa seduta: sono mercati quindi difficili da maneggiare, soprattutto per gli inesperti. In questo momento storico c’è poi una variabile incontrollabile (per i suoi effetti): il rischio politico. Un esempio sotto gli occhi di tutti è quanto accaduto con l’elezione di Donald Trump negli Usa. Secondo osservatori ed esperti l’ascesa del magnate avrebbe portato sconquassi sui mercati e invece è accaduto esattamente il contrario. All’orizzonte si prospettano decisivi appuntamenti elettorali in Europa: meglio non attaccarsi alle previsioni. L’investitore saggio dovrebbe viaggiare al di sopra di questi “rumori” di fondo: impostare una propria strategia di medio lungo termine, in base alla propria propensione al rischio e ai propri obiettivi, con un occhio ai fondamentali, rivedendo in maniera tattica ogni tre/sei mesi il portafoglio senza subire le continue oscillazioni emotive alimentate da mercati indecifrabili.