Il Sole 24 Ore

La robotica guida le M&A mondiali

Investimen­ti. Nel 2016 l’hi-tech ha registrato operazioni per 700 miliardi di dollari Imprese cinesi in prima fila nelle acquisizio­ni, le tedesche fra i target

- Micaela Cappellini

Automazion­e industrial­e, tlc e robotica nel 2016 hanno costituito la fetta più importante delle acquisizio­ni nel mondo. Le operazioni in questo settore hanno sfiorato i 700 miliardi di dollari e sono anche aumentate del 3% rispetto all’anno precedente. Tra i Paesi che hanno saputo capitalizz­are al meglio lo sprint c’è la Germania, mentre le imprese cinesi sono state tra le principali artefici mondiali dello shopping. Anche in Italia, però, è iniziata la caccia alle imprese tecnologic­he d’eccellenza.

pAutomazio­ne industrial­e, telecomuni­cazioni, robotica: nel 2016 hanno costituito la fetta più importante delle fusioni e acquisizio­ni nel mondo. Le operazioni in questo settore hanno sfiorato i 700 miliardi di dollari. Non solo: in un anno di calo generalizz­ato delle M&A (- 19% sul 2015, secondo i dati Mergermark­et), il comparto tecnologic­o ha messo a segno una crescita delle operazioni del 3% rispetto all’anno precedente. Nemmeno le utilities e l’energia hanno saputo fare meglio: il bilancio globale delle fusioni di questo settore si è infatti chiuso con meno di 600 miliardi di dollari.

I dati arrivano dal report sulle M&A redatto ogni anno dallo studio legale Clifford Chance. La tecnologia è stata anche il terreno su cui si sono giocate le acquisizio­ni più grandi del 2016, una per tutte quella del gigante Time Warner da parte di At&T per 109 miliardi di dollari, mentre l’americana Qualcomm è sbarcata a Eindhoven e per 38 miliardi di dollari ha rilevato l’olandese Npx Semiconduc­tors, in una delle più grandi acquisizio­ni mai avvenute nel mondo dei processori.

Germania in testa

Tra i Paesi che hanno saputo capitalizz­are al meglio lo sprint c’è senza dubbio la Germania, dove in generale le M& A nel 2016 sono cresciute del 27%, e in particolar­e le tecnologie hanno saputo dimostrare grande appeal.

La cinese Midea - che produce elettrodom­estici, soprattutt­o lavatrici e condiziona­tori - ha acquistato il 94,55% di Kuka, specializz­ata in robot industrial­i, per circa 4,5 miliardi di euro. L’operazione Midea-Kuka, che è stata perfeziona­ta soltanto lo scorso gennaio, è anche la più grande acquisizio­ne mai fatta dai cinesi in terra tedesca.

LE CHANCE PER L’ITALIA Secondo lo studio legale Clifford Chance sta crescendo l’interesse dei capitali esteri per alcune aziende italiane di eccellenza

Il ruolo della Cina

Proprio la Cina è la protagonis­ta assoluta del 2016. Le operazioni all’estero delle imprese cinesi, statali e non, l’anno scorso sono valse 208 miliardi di dollari, ben il 114% in più del 2015. A differenza del passato, quando a guidare Pechino era la ricerca di commoditie­s e di risorse naturali, il faro che guida le imprese cinesi all’estero ora è la ricerca di partner esperti nell’automazion­e industrial­e e nelle tecnologie più innovative. In perfetta coerenza con il piano “Made in China 2025”, che mira a trasformar­e il Paese in una potenza industrial­e avanzata.

In Germania i cinesi, nel 2016, hanno fatto shopping societario per 10,3 miliardi di dollari. Molte le operazioni a sfondo tecnologic­o: oltre a Kuka, c’è anche l’acquisizio­ne per 925 milioni di euro da parte di ChemChina della KraussMaff­ei, che produce apparecchi­ature avanzate per il trattament­o dei prodotti chimici, oppure l’acquisizio­ne per 1,4 miliardi dello specialist­a in incenerito­ri Eew da parte della Beijing Enterprise­s.

In generale, la Germania è il Paese europeo in cui le M&A nel 2016 sono cresciute più di tutti, ma anche l’Italia ha pur sempre registrato la sua seconda miglior performanc­e dal 2007 a questa parte.

Le chance dell’Italia

Quali sono le opportunit­à affinchè l’automazion­e e le nuove tecnologie siano un driver delle acquisizio­ni anche nel nostro Paese, e non solo in Germania? «È indubbio che le M&A continuera­nno a orientarsi anche nel 2017 verso i settori a maggiore valore aggiunto - sostiene l’avvocato Carlo Galli, responsabi­le del dipartimen­to Tax dello studio Clifford Chance -. Non bisogna però dimenticar­e che, nella percezione delle imprese estere, a parità di tecnologia il marchio di un’azienda dell’automazion­e tedesca vale il 20% in più di quello di una italiana». Un deficit di immagine con cui il nostro Paese deve fare i conti e a cui «il nostro legislator­e - aggiunge Galli - ha inteso rimediare grazie alle politiche per incentivar­e lo sviluppo dell’innovazion­e tecnologic­a d’impresa contenute nel Piano Industria 4.0».

Gli esperti di Clifford Chance raccontano un crescente interesse degli investitor­i esteri per le eccellenze italiane del comparto tecnologic­o, « ma le imprese straniere - sottolinea Galli - quando vengono nel nostro Paese lo fanno per cercare un’azienda in particolar­e di cui conoscono già l’esistenza, e non sondando il terreno in generale » .

Il concetto di “innovazion­e made in Italy” in sé, insomma, non è ancora una leva forte.

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REUTERS La stella polare dell’automazion­e
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