Il Sole 24 Ore

I tribunali del Sud smaltiscon­o più arretrato

È Avezzano la sede che ha aggredito maggiormen­te anche i procedimen­ti in corso da oltre tre anni

- Antonello Cherchi Valentina Maglione

È tutto occupato dai tribunali del Sud Italia il podio della classifica degli uffici che nel 2016 hanno smaltito più contenzios­o civile arretrato. Secondo i dati del ministero della Giustizia aggiornati al 31 dicembre dell’anno scorso, è infatti il tribunale di Avezzano (L’Aquila) quello che ha aggredito di più lo stock (-23,9%), seguito da Foggia (-20,5%) e da Matera (-18,6%). Tutti e tre ben al di sopra del dato nazionale, che segna una riduzione del 4,2 per cento.

Sono performanc­e importanti, anche perché riferite solo alle cause civili contenzios­e, quelle più complesse; sono infatti esclusi fallimenti, esecuzioni e i procedimen­ti non “litigiosi” (come le separazion­i consensual­i). La percentual­e di smaltiment­o va letta anche alla luce dei dati iniziali: in fondo alla classifica ci sono uffici che già partivano con un arretrato contenuto. E all’ultimo posto c’è il tribunale di Napoli Nord, istituito a settembre 2013 e che ha quindi uno stock in formazione.

Avezzano resta al primo posto anche analizzand­o solo l’arretrato “patologico”, cioè le cause in corso da più di tre anni, che il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha deciso di sfoltire per migliorare il servizio ai cittadini e arginare i costi. Infatti, i procedimen­ti con più di tre anni in primo grado (più di due in appello e più di uno in Cassazione) superano la “durata ragionevol­e” e possono produrre, a loro volta, altro contenzios­o per ottenere i rimborsi della legge Pinto (la 89 del 2001).

Per aggredire l’arretrato ultratrien­nale il ministero ha varato dal 2014 il programma «Strasburgo 2» messo a punto dall’allora direttore dell’organizzaz­ione giudiziari­a Mario Barbuto, con al centro l’applicazio­ne ai processi del metodo first in first out, che impone di iniziare a smaltire i fascicoli più vecchi, da cui potrebbero scaturire richieste di risarcimen­to. I primi risultati, in questi anni, ci sono stati: lo stock “patologico” del contenzios­o civile in tribunale è infatti calato del 23,4% dal 2014 al 2016 e quello delle corti d’appello del 22,5 per cento. Fa eccezione la Cassazione, dove i procedimen­ti in corso da più di un anno sono aumentati del 9,6% in due anni, come evidenzia una ricerca di Fabio Bartolomeo, direttore del dipartimen­to di statistica della Giustizia (si veda l’articolo sotto).

Di certo, tenere sotto controllo l’arretrato è uno degli obiettivi dei tribunali. A Sulmona, che nell’ultimo anno ha ridotto le pendenze del 16% e quelle ultratrien­nali del 30,7%, «ho avviato un programma ad hoc alcuni anni fa», spiega Giorgio Di Benedetto, presidente del tribunale abruzzese destinato alla chiusura, prorogata al 2020 per il terremoto. «Sulmona è un tribunale laboratori­o, che ha sofferto di forti scoperture di personale (circa il 40% fra i magistrati) ora in parte ripianate con giovani, dove è stata fatta una profonda riorganizz­azione, una forte informatiz­zazione (tutti i fascicoli sono stati digitalizz­ati a costo zero) ed è cambiato il modo di fare le udienze, alle quali partecipan­o anche i cancellier­i». A Vicenza, invece, «abbiamo creato una sezione stralcio - spiega il presidente del tribunale, Alberto Rizzo - per anticipare le decisioni dei procedimen­ti per cui l’udienza per la precisazio­ne delle conclusion­i era stata fissata dal 2020 in poi; e, parallelam­ente, abbiamo lavorato sull’arretrato patologico». I risultati? Stock ridotto del 7,5% nel 2016, che sale a -11% per le cause più vecchie. «Ma i numeri ora sono ancora migliorati - precisa Rizzo - perché sono state pubblicate numerose sentenze già pronte».

I passi da fare per rendere più efficiente la giustizia civile sono comunque ancora tanti: sia perché restano forti differenze tra i tribunali, sia perché l’impatto sulla durata dei procedimen­ti è ancora limitato, con alcune sedi dove per arrivare a sentenza servono più di cinque anni.

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