Piazza Affa ri e il bilancio di 10 anni a due ve locità
Mentre il Ftse Mib perde oltre 50% lo Star vola come il Dax Il gap delle blue chip può ridursi: ecco perché
La Borsa di Milano torna sotto i riflettori. Non solo per la riconquista dopo oltre un anno della soglia psicologica dei 20mila punti sul Ftse Mib, ma perché nelle ultime settimane la performance relativa nei confronti di Dax ed S&P 500 è tornata a crescere. Il mercato sta riscoprendo le blue chip italiane.
il confronto mib-star
In realtà la piazza finanziaria italiana in questi ultimi anni ha mostrato due facce: una all’insegna della debolezza con il Ftse Mib che ancora sta perdendo oltre il 50% rispetto ai massimi del 2007 e una all’insegna dell’ottimismo, con l’indice Star (che racchiude le società a piccola e media capitalizzazione con particolari requisiti) ai massimi storici, in linea con Wall Street ed il Dax (si veda pagina 5). La novità delle ultime settimane è il risveglio delle blue chip milanesi e in particolari dei finanziari, che hanno appesantito la performance negli ultimi anni e che ancora oggi rappresentano oltre un quarto dell’intera capitalizzazione. «Il modello bancario italiano - spiega Massimo Trabattoni, responsabile azionario Italia di Kairos - è molto legato al credito verso le Pmi e con i tassi a zero e due recessioni in meno di un decennio l’impatto sui conti degli istituti è stato molto pesante. Oggi dovremmo essere arrivati a un punto di svolta».
fondamentali e prospettive
I tassi hanno iniziato a ripartire dagli Usa e l’impatto ci sarà anche sul Vecchio Continente. La pressione regolatoria sembra allentarsi per effetto anche delle scelte imposte da Trump. «Le banche - continua Trabattoni - poi sono state messe in sicurezza: il caso Mps è stato risolto con l’intervento statale, UniCredit è stata ricapitalizzata. Molti istituti valgono lo 0,4 del patrimonio e se non ci sa- ranno perdite in futuro l’occasione di acquisto è interessante». Da un punto di vista dei fondamentali, Milano appare sicuramente competitiva: ha un rapporto prezzo/utili prospettico interessante rispetto al resto del mondo, con lo Star più caro di un paio di punti rispetto alle blue chip. Soprattutto il rendimento dei dividendi del Mib si attesta al 3,9% (vedi altro pezzo in pagina) ed è superiore a Wall Street e al Dax. L’indicatore patrimoniale del price to book value (valore di libro) è intorno a 1 ed evidenzia una generale sottovalutazione delle società.
l’effetto pir
Su Piazza Affari c’è anche un effetto Pir (Piani individuali di risparmio), i nuovi “contenitori” di investimento che impattano in primis sulle small e mid cap. Queste ultime sono azioni che hanno fatto bene nel recente passato e non hanno valutazioni particolarmente economiche, ma stanno risentendo positivamente di questa novità (si veda pagina 7). «La logica dei Pir - continua Trabattoni - introduce una tipologia di investitore nuovo a Milano, quello di chi acquista e rimane investito per 5 anni. Lo strumento potrebbe avere effetti positivi non solo sulle small ma anche sulle large cap. In questo scenario le condizioni sono favorevoli per raddoppiare il peso dell’Italia per chi investe in azioni europee. Ad esempio, chi aveva lo scorso anno il 10% di Italia rispetto a un portafoglio di azioni del Vecchio Continente può farlo salire anche al 20 per cento».
le incognite
Al momento il rialzo dei rendimenti dei BTp decennali sopra al 2% non sta impattando sulle banche visto che lo spread in area 200 viene considerato ancora gestibile, in assenza di uno shock. Quello che maggiormente preoccupa gli operatori è Wall Street, che da settimane si muove sui massimi storici. Martedì l’indice S&P 500, dopo ben oltre 100 sedute, ha segnato un calo dell’1%: non accadeva da oltre 20 anni. Il livello di compiacenza verso l’azionario Usa appare molto elevato e se la Borsa Usa dovesse frenare, difficile pensare che i listini europei brillino di luce propria.